Sette uomini entrano in uno studio e parlano di aborto: l’indignazione dopo la puntata di “Porta a Porta”

Nelle ultime settimane si è tornato a parlare della questione dell’aborto nel nostro paese, e in particolare modo dell’emendamento presentato da Lorenzo Malagola, deputato di Fratelli d’Italia, che chiede l’inserimento all’interno del disegno di legge per l’attuazione del Pnrr del seguente articolo: “Le regioni organizzano i servizi consultoriali nell’ambito della Missione 6, Componente 1, del Pnrr e possono avvalersi, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, anche del coinvolgimento di soggetti del Terzo settore che abbiano una qualificata esperienza nel sostegno alla maternità”.

Il testo ha ricevuto l’approvazione da parte delle camere, mentre l’opposizione sottolinea come questo apra, di fatto, le porte dei consultori anche ad associazioni antiabortiste, andando così potenzialmente a minacciare il diritto all’accesso all’interruzione volontaria di gravidanza. In un paese in cui sei ginecologi su dieci, secondo l’ultimo report ministeriale, si rifiutano di praticare l’aborto e centinaia di donne ogni anno si trovano costrette a cambiare regione per poter accedere all’IVG, una modifica del genere non può che scatenare un numero considerevole di proteste. Interessante è anche l’intervento della portavoce della Commissione europea per gli Affari economici Veerle Nuyts: “Il decreto Pnrr contiene delle misure che riguardano la struttura di governance del Pnrr e questi aspetti sono legati effettivamente al Piano di ripresa e resilienza italiano, ma ci sono altri aspetti che non sono coperti e non hanno alcun legame con il Pnrr, come ad esempio questa legge sull’aborto”.

L’evento che però più di recente ha causato l’indignazione delle donne italiane, e non solo, è stata la puntata del 18 aprile di Porta a Porta in cui Bruno Vespa ha affrontato questo argomento a detta sua “delicatissimo”: in studio erano presenti altre cinque persone, tutti uomini.
Nella puntata si toccano diversi argomenti, da quello delle donne che scelgono liberamente l’IVG, a quello delle donne che non hanno avuto scelta, ai consultori, alle associazioni pro-life. Eppure di donne non c’è neppure l’ombra.

Fonte: https://images.app.goo.gl/aCtbwSpDzisMAxFj9

Questa immagine riporta alla memoria le parole di Oriana Fallaci che già nel lontano (ma forse non così tanto) 1976, durante una trasmissione sull’aborto, si dispiaceva nell’essere la “prima donna ad intervenire, ma la quarta persona a intervenire” “al solito il discorso è incominciato — fatto da tre uomini”. Allora in studio erano presenti tre donne e sei uomini, perché dunque oggi dovremmo sminuire la rabbia delle donne per non essere neppure state inviate al dialogo?
Come si può affrontare un qualsiasi argomento sociale senza la presenza di quelle persone che lo vivono sulla propria pelle? Il punto non è che gli uomini non debbano avere un’opinione a riguardo, il punto è che non si può instaurare un discorso completo e costruttivo senza ascoltare le opinioni di chi è protagonista di ciò che si sta andando a trattare.

Fonte: https://images.app.goo.gl/qRDGgj1CnYy4R9C56

Questa scelta presenta una serie di grandi problematiche, non soltanto dal punto di vista umano, ma anche dal punto di vista comunicativo e professionale. Una scelta comunicativa di questo tipo avrà di conseguenza un certo tipo di impatto su tutti i presenti in quanto giornalisti, conduttori, parlamentari o professionisti, le cui opinioni verranno oscurate dalla partecipazione a un dibattito in cui alla prima voce che avrebbe dovuta essere ascoltata non è stato neppure dato il microfono.

La redazione del programma si è difesa dichiarando di aver, di fatto, esteso una serie di inviti a diverse donne, tra cui parlamentari e giornaliste, che non sarebbero state però disponibili. Alcuni chiaramente controbattono sottolineando come, in un paese composto per il 51,3% da donne, sia comunque quantomeno bizzarro non essere riusciti a trovarne neppure una disponibile.

Il caso di Porta a Porta non è che il sintomo di una problematica molto più ampia e complessa che riguarda il nostro paese, problematica che va dalla rappresentanza nei ruoli di potere, alla concezione che si ha in Italia dell’autodeterminazone femminile, alle influenze religiose e culturali che ancora oggi sono molto presenti. Non siamo sicuramente tra i paesi al mondo in cui la libertà della donna è più limitata, ma ciò non significa che anche per noi non ci sia ancora molta strada da fare.

Alice Musto

Crediti immagine in evidenza: https://unsplash.com/it/foto/una-donna-che-regge-un-cartello-che-dice-non-il-tuo-bambino-non-la-tua-scelta-nJQzrx-JJJg?utm_content=creditCopyText&utm_medium=referral&utm_source=unsplash

Un commento Aggiungi il tuo

  1. C’è una deriva impetuosa verso un radicale ripensamento dei diritti. Non pare più intromissione nel quotidiano dei cittadini in dosi omeopatiche.

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