JR in mostra a Torino: l’unione di fotografia e street art per raccontare le storie dell’umanità

Dal 9 febbraio al 16 luglio 2023 le Gallerie d’Italia di Torino ospitano la mostra Dépalcé-e-s del fotografo francese JR. In questo articolo la nostra redattrice Gabija Jonaityte dà un piccolo assaggio di questa mostra che abbraccia la causa dei profughi e degli sfollati del mondo, e ci racconta dei progetti dell’artista che ha unito fotografia e street art per rappresentare il suo impegno sociale.
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Dismaland, il parco divertimenti distopico di Banksy

Nel 2015 Banksy ha esposto la sua più grande mostra a cielo aperto, Dismaland: un parco divertimenti distopico, in cui le attrazioni sono l’antitesi del divertimento. Un luogo tetro, lugubre e deprimente costruito apposta per indurre lo spettatore a riflettere sulla società dei consumi. Un esempio di come l’arte del brutto e del malinconico possa in realtà esprimere ideali tutt’altro che banali e rapire le emozioni più viscerali di chi osserva. Tutte le curiosità nel nuovo articolo di @giulia_calvi.

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La street art torinese alla Biennale di Venezia

La street art torinese sbarca a Venezia con Rebor, giovane artista del pinerolese che ha vinto il primo premio per la street art alla Biennale 2022. Abbiamo parlato con lui di arte, social media e affrontato alcune riflessioni sulla caducità del tempo che stiamo vivendo. Trovi questo e molto altro nella nuova intervista di Caterina Malanetto (cate_a.m).
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Banksy colora Porta Nuova

L’arte di Banksy approda a Torino e colora la città.

La redattrice Alice Faletti ha preso parte alla conferenza stampa di presentazione della mostra e ha visto in anteprima quest’esposizione che si troverà a Porta Nuova da fine febbraio a fine marzo. Trovate tutti i dettagli nell’articolo, compreso qualche spoiler in anteprima!

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Il cambiamento climatico: una protesta silenziosa

Il tema del cambiamento climatico è ormai da qualche anno sulla bocca di tutti. Le proteste del FridaysForFuture sono testimoni della voglia di cambiamento, soprattutto da parte dei giovani che vogliono far sentire la propria voce. Tuttavia, talvolta non serve parlare, basta l’arte, che è in grado di esprimere molto più delle mere parole.
Ecco quindi quattro opere sparse per il mondo, tramite le quali alcuni artisti hanno voluto protestare “silenziosamente” a proposito del cambiamento climatico e delle sue conseguenze in vari ambiti.

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Shamsia Hassani: la coraggiosa street artist afghana

Shamsia Hassani è una donna coraggiosa, forte e determinata.
Da diversi anni combatte pacificamente per rendere la sua città più colorata e cerca di farla conoscere per i suoi murales e non per la guerra.
Per Hassani non è semplice però, perché il suo paese è l’Afghanistan.
Nonostante la situazione, Shamsia non si tira indietro e continua a dipingere le donne cercando di dar loro voce.

Ce ne parla Alessandra Vegis nel suo nuovo articolo.

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TOward2030 – Goal 3: salute e benessere

Garantire la salute e il benessere è il terzo obiettivo dell’Agenda 2030, il programma per lo sviluppo sostenibile sottoscritto dai Paesi membri dell’ONU.

Il Goal 3 ha come obiettivo quello di attirare l’attenzione sull’urgenza sanitaria nel mondo, garantire a tutti le cure mediche, migliorare il benessere e promuovere la vita.

Mentre i Paesi sviluppati tra cui anche l’Italia mostrano dati molto incoraggianti, non si può dire lo stesso per i cosiddetti Paesi in via di sviluppo o ancor di più per il “Terzo Mondo”, nel progetto Toward 2030, si è partiti dalla necessità di guardare con speranza al futuro.

Per il Goal 3 l’artista Luis Gomez, ha realizzato la sua opera in San Salvario, poco distante dalla stazione di Porta Nuova, una bellissima rosa bianca che cresce nel cemento del quartiere.

Scopriamo insieme l’opera “Come le cose più belle” grazie al nuovo articolo di @ashraf_rami

@luisgomezdeteran
@toward.2030
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Banksy a Betlemme: la Street Art come denuncia sociale

«Fondamentalmente Betlemme è stato un luogo sacro per secoli e secoli e adesso hanno costruito un enorme muro di cemento nel bel mezzo della città. È anche la tela più grande mai esistita e spero che con qualche bomboletta spray lo possiamo trasformare nell’opera d’arte più grande del mondo, ma soprattutto quella che durerà meno.» Banksy, 2007 (citazione tratta dal documentario “L’uomo che rubò Banksy”, di Marco Proserpio, 2018)

Tra i 70 muri oggi esistenti nel mondo, costruiti per chiudere i confini, fermare i migranti o nascondere la povertà, la barriera di separazione eretta per volere di Israele al confine con la Cisgiordania è di sicuro, suo malgrado, uno dei più noti esempi di discriminazione, ingiustizia e oppressione.

Tra gli artisti, locali e internazionali, che hanno messo a disposizione la propria arte a difesa di soprusi e discriminazioni sociali attraverso la realizzazione di graffiti sulla parte palestinese del muro che divide Betlemme, il più noto è sicuramente Banksy.

L’intento del misterioso artista di mantenere alta l’attenzione su queste tematiche lo ha spinto oltre all’espressione artistica e si è concretizzato nella realizzazione di un ostello, il The Walled Off Hotel, aperto nel 2017 a Betlemme, definito provocatoriamente dallo stesso Banksy “l’albergo con la vista peggiore del mondo”, poiché si affaccia direttamente sul muro.

Tra i numerosi murales realizzati dall’artista di Bristol a Betlemme, una ha subito una vicenda molto particolare che è stata raccontata in un documentario di Marco Proserpio con la voce narrante di Iggy Pop, “L’uomo che rubò Banksy”, presentato nel 2018 al Torino Film Festival. L’opera in questione è il controverso murales che raffigura un soldato che chiede i documenti a un asino eseguito sul muro di un’abitazione di Betlemme, asportato e venduto all’asta su Ebay.

#Artists4italy, l’arte come medicina contro il Coronavirus

    Anche il mondo dell’arte scende in campo per fare la propria parte e dare una mano durante la crisi Coronavirus. Marcello Polito e Nicolò Stabile sono due giovani imprenditori italiani che nel 2017 hanno creato la Plan X Art Gallery, una galleria d’arte contemporanea non convenzionale con sede a Milano e a Capri….

Se questa è arte pubblica. Cosa ci ha lasciato il 2019?

Anno di Biennali ma poca arte pubblica: questa è l’affermazione che più si sente negli ambienti dove si respira critica d’arte. Anzitutto, cosa intendiamo con l’espressione “arte pubblica”? Tutta quell’espressione artistica che è destinata all’uso pubblico, che entra nel tessuto sociale e nella struttura urbana delle città. Abbiamo cercato di creare una lista con le…