The swimmers: quando per regalarsi un futuro bisogna andare al di là del mare

Può la visione di un film lasciare un segno indelebile all’interno di una vita? È con questa domanda che scegliamo di dare inizio al nostro articolo, ponendoci un quesito la cui risposta, spesso, risulta dare un esito positivo. Dopo una lunga giornata di studio o di lavoro, molte volte, quel che si vuol fare è cercare un po’ di relax e quale modo più semplice per arrivare a ciò se non quello di scorrere tra la lista dei numerosi film che ci può presentare una piattaforma come Netflix? Tra questi ognuno può ritrovare quel che cerca per il proprio momento, in base all’umore e seguendo il proprio gusto. Personalmente, un titolo che ha allietato uno dei precedenti sabati sera è The swimmers, un film trovato quasi per caso e la cui scena presentata in anteprima è stata in grado di destare una grande curiosità.

La pellicola in questione è stata presentata in anteprima mondiale l’8 settembre 2022 al Toronto International Film Festival e, in seguito, il 18 novembre 2022 al Marrakesh International Film Festival riscuotendo un buon successo. Successivamente è stata distribuita in tempo limitato l’11 novembre 2022, prima della sua uscita in streaming su Netflix il 23 novembre 2022. Essa è tratta da una storia vera e narra di Yusra Mardini che, insieme a sua sorella Sara, nel 2015 ha trascinato un gommone di rifugiati attraverso il Mar Egeo dopo essere fuggita dal suo paese natale a causa della guerra civile. Le due sorelle sono atlete della nazionale siriana e Yusra, nonostante tutto ciò che è stata costretta ad affrontare, ha continuato poi ad allenarsi per realizzare il suo sogno di partecipare alle Olimpiadi di Rio del 2016.

Quel che colpisce, in particolare, sono i temi trattati all’interno di questa visione: la loro è una delle milioni di storie che meriterebbero di essere raccontate ma che, al tempo stesso, si sentono così tanto lontane dalla propria realtà perché nessuno penserebbe di arrivare a vivere situazioni del genere. Nessuno penserebbe di avere tantomeno la capacità di affrontare tutto ciò e probabilmente questo era anche il loro pensiero. Tuttavia, la vita le ha costrette ad un’avventura che ha mostrato quanta forza si possa trovare all’interno della propria persona, anche se non siamo qui per considerarle delle eroine, non perché non lo siano ma perché la loro storia va ben oltre un’etichetta che si potrebbe dare una volta scoperta la loro “impresa”. L’altra faccia della medaglia potrebbe risultare una sorta di schiaffo morale: perché tante volte si pensa di non essere felici quando non si ha quel che si desidera in quel preciso momento? Questa potremmo definirla quasi una retorica poiché, anche se involontariamente, è una cosa che capita più spesso di quanto vorremmo ammettere a noi stessi. La realtà è che nascere da una parte del mondo o dall’altra non è una scelta mentre le conseguenze che si devono affrontare a riguardo quando non si ha la fortuna dalla propria parte risultano essere quasi un obbligo morale. Se ci si ritrova in un paese il cui sfondo nel cielo notturno è l’illuminazione delle bombe che esplodono non ci sono molte scelte possibili e forse l’unica è proprio quella di scappare pur non essendo comunque mai la più semplice da prendere. Parrebbe scontato da dire, ma non lo è: non è il solo dover abbandonare tutto a mettere paura quanto l’ignoto che presenta il viaggio da intraprendere, del quale si può sapere la meta ma non il modo in cui la si toccherà né tanto meno se si riuscirà a raggiungerla. A tutto questo poi si allegano dei sogni, come quello di Yusra di partecipare alle Olimpiadi: in momenti come quelli che ha vissuto una delle nostre protagoniste sembrerebbe quasi impossibile pensare ad una cosa simile quando non si sa nemmeno se la propria vita sarà salva. Eppure, nonostante tutto, è forse proprio quella la forza che spinge a non mollare la presa. È il coraggio di non voler arrendersi, di non aver il permesso di farlo perché ognuno merita una vita degna di essere vissuta: se non la si ha alla nascita è un proprio diritto combattere affinché il mondo conceda l’opportunità che ci si merita.

Per una visione più aperta del mondo consiglio dunque la visione di questo film: avere tutto delle volte può anche significare non aver nulla. Ma, tuttavia, il ritrovarsi a non aver nulla comporta la capacità di saper dare tutto. Nessuno si augurerà mai di dover vivere avventure simili e questa storia spera di poter regalare una nuova capacità: quella di ricordarsi che al mondo esisterà sempre qualcuno che combatterà per il proprio futuro e sarà a loro che noi “fortunati” avremo il piacere di offrire un aiuto.

Andrea Bordonaro

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