A quarantacinque anni, il soldato ucraino Witalij Miskow, racconta dei terrori notturni che lo tengono sveglio la notte: “Mi faranno impazzire. Bisogna fare qualcosa.”
Witalij non è il primo, né sarà l’ultimo, tra la schiera dei soldati costretti a combattere con le ferite psicologiche lasciate dalla guerra. Non importa la fazione di appartenenza, né il periodo storico in cui si è combattuto, i sintomi sono sempre gli stessi: irritabilità, ansia, insonnia, senso di colpa, ma anche manifestazioni fisiche come emicranie, problemi gastrointestinali, indebolimento del sistema immunitario.
Con PTSD, o Disturbo Post Traumatico da Stress, s’intende quella forma di disagio mentale che si sviluppa in seguito a esperienze fortemente traumatiche. In passato si associava esclusivamente alla guerra e alle condizioni dei soldati che ne facevano ritorno, ma ora che questa condizione è stata ufficialmente inserita nel DSM-5, sappiamo bene che può riguardare chiunque abbia subito un trauma particolarmente forte o un prolungato periodo di stress.
È per questo che a Kyiv, in una località la cui precisa ubicazione è mantenuta ancora segreta, ha aperto nel Luglio 2022 la prima clinica per trattare i disturbi causati dal PTSD. I beneficiari sono i soldati ucraini che tornano dal fronte. È infatti solo dopo aver combattuto che i primi iniqui sintomi iniziano a manifestarsi: quando tutto è calmo e sembra essere tornato alla normalità, ecco che il malessere interiore sale a galla.
E come Miskow sono migliaia gli uomini che dovranno fronteggiare questo problema a doppio taglio. Da un lato, infatti, l’obiettivo è quello di garantire al singolo individuo una migliore qualità di vita, dall’altro si tenta di guarire un’intera società dalle ripercussioni infauste della guerra.
Le statistiche dei conflitti precedenti parlano chiaro: è molto più probabile per un veterano che soffre di questo disturbo suicidarsi, o ancora diventare irrequieto o violento nei confronti della famiglia. O, ancora, di costituire un pericolo a un livello ancora più grande: è anche radicata la paura che, a conflitto concluso, alcuni degli ex-soldati intraprendano la via del terrorismo.
Per quanto riguarda l’Ucraina, i dati ufficiali non sono ancora stati resi disponibili, ma alcuni studi britannici stimano che il 20% dei combattenti possa già soffrire di PTSD.
Maksym Pasichnyk, ex sergente paracadutista, afferma che: “le ripercussioni arrivano dopo. Si sente un rumore nelle orecchie, si inizia a vomitare, si torna a casa e si hanno continui sbalzi di pressione e ci si scaglia contro i familiari, i figli, la moglie (…) Pensi costantemente che qualcuno ti stia osservando, pensi troppo, abusi di droghe e di alcol, perdi te stesso (…) Se vuoi farti aiutare, vieni internato in un ospedale psichiatrico, dove ti trasformano in un vegetale. Se mostri lampi di rabbia, ti danno dei tranquillanti e tu te ne stai seduto lì”
Yuliia Laputina, ministra ucraina degli Affari Veterani, ha affermato che già dai conflitti del 2014 moltissime famiglie hanno richiesto supporto psicologico. Per questo a Luglio dello scorso anno, a pochi mesi dallo scoppio della guerra contro la Russia, è stato fondato il primo centro che si occupa di seguire e garantire un graduale recupero psicologico ai soldati ucraini. Il punto, come sostiene Laputina, è quello di fornire supporto anche ad abitanti di zone rurali che altrimenti non potrebbero essere seguiti, e di farlo nel modo più umano possibile, e cioè attraverso una terapia psicologica e un servizio di consulenza mirata.
Yuliia Laputina, ministra ucraina degli Affari Veterani, ha affermato che già dai conflitti del 2014 moltissime famiglie hanno richiesto supporto psicologico. Per questo a Luglio dello scorso anno, a pochi mesi dallo scoppio della guerra contro la Russia, è stato fondato il primo centro che si occupa di seguire e garantire un graduale recupero psicologico ai soldati ucraini. Il punto, come sostiene Laputina, è quello di fornire supporto anche ad abitanti di zone rurali che altrimenti non potrebbero essere seguiti, e di farlo nel modo più umano possibile, e cioè attraverso una terapia psicologica e un servizio di consulenza mirata. Tra i servizi offerti dalla clinica spiccano anche lo yoga, l’agopuntura e l’utilizzo di suoni rilassanti.
Miskow, come altre centinaia di uomini, ha intrapreso il suo percorso di guarigione. Indubbiamente, però, l’apertura di un centro del genere è sintomo di una consapevolezza molto più grande: finalmente si sta dando il giusto rilievo alla salute mentale dei veterani, tanto per garantire una maggiore sicurezza alla comunità, quanto per assicurare all’individuo una vita più serena, la speranza di imparare a convivere con il proprio trascorso.