Storie di registe: Elvira Giallanella (pt.2)

Le registe donne nella storia del cinema sono state poche, spesso ignorate e riscoperte solo in parte e a distanza di molti anni. Come abbiamo spiegato nella prima parte di Storie di registe, Elvira Notari è stata un esempio di donna a capo della propria casa di produzione, con uno stile definito e riconoscibile, oltre che una rappresentazione delle donne sullo schermo di difficile interpretazione. Nella storia del cinema muto esiste però un’altra donna di cui possediamo un unico film, prodotto in luoghi e con modalità molto diverse da quelli di Notari: Elvira Giallanella.

Giallanella lavorò nell’industria cinematografica come produttrice e addetta stampa con la casa di produzione romana Vera Film dalla metà degli anni Dieci. Si trattava un’attività particolare, poiché era una delle poche donne diplomate in contabilità. L’industria cinematografica era un mondo nuovo, una realtà produttiva, ancor prima che artistica, e grazie alla novità molte donne trovarono un’occupazione. Umanità è uno dei film dimenticati del muto italiano e fu il solo che realizzò la regista.

Umanità è un adattamento del poemetto Tranquillino dopo la guerra vuol creare il mondo nuovo (1916), indirizzato ai bambini, nonostante l’argomento molto tragico. È un film del 1919 che drammatizza le tragiche conseguenze della prima guerra mondiale. Si concentra sulle vicende di Tranquillino e Sirenetta, due bambini che insieme a uno gnomo fiabesco si trovano a fronteggiare gli esiti del conflitto tra macerie, segni di morte e artiglieria. C’è il desiderio di entrambi — e soprattutto di Tranquillino — di salvare il mondo, ma la tentazione alla violenza è tutta intorno a loro: infatti è molto semplice trovare armi o occasioni per usarle e nel bambino spesso c’è una propensione alla violenza, che gli impedisce di realizzare quel sogno di pace e ricostruzione che ha in cuore.

La trama del film fu quasi interamente ripresa dal poemetto, ma Giallanella aggiunse alcune scene, in particolare all’inizio e alla fine, che rimandano al contesto storico contemporaneo del primo dopoguerra. La pace è percepita come fittizia e i trattati puniscono duramente la Germania, c’è instabilità politica. L’Italia non è riuscita ad annettere tutte le regioni bramate ed è in corso la Rivoluzione russa. Il 1919 è nel pieno Biennio Rosso, ci sono quindi lotte per i diritti dei lavoratori e gli imprenditori italiani vivono una sorta di liberalismo economico grazie al quale sperano di potersi arricchire. Le manifestazioni operaie e gli scioperi in questa fase storica erano fortemente ostacolati. In quegli anni, inoltre, furono creati i Fasci di Combattimento, guidati da Mussolini. Questo clima di tensione viene rappresentato in una delle prime scene, dove il bambino legge un giornale seduto a letto, e guarda preoccupato la serie di notizie sul mondo che vede. Nel corso di tutto il film sono presenti molti dettagli ed elementi che condannano la guerra: per esempio, i bambini nel mondo onirico si trovano nel teatro della guerra, oppure è presente un’immagine in cui si condanna la guerra come messa in scena che crea soltanto scheletri.

Da un certo punto del film in poi la bambina Sirenetta sparisce. Potrebbero esserci diverse spiegazioni, tra cui il fatto che potrebbe trattarsi della nipote di Giallanella. La Liana Film prende il nome proprio dalla nipotina di cui la regista si deve occupare perché rimasta orfana. Giallanella infatti non si sposerà mai, ma dedicherà la sua vita alla cura della bambina. Liana era nata nel 1915 quindi nel 1919 avrebbe quattro anni e potrebbe essere scomparsa dalle scene per motivi di salute. Oppure, nella parte più potente del film, in cui Tranquillino trova le armi sepolte, potrebbe essere che abbiano deciso di tutelare la bambina. Potrebbe essere stata una scelta o una necessità, con un basso budget dovevano girare necessariamente nei giorni stabiliti. O magari la bambina è stata rimossa dalla situazione di distruzione per lasciare tutta la responsabilità al maschio come costruttore fallito del mondo. Anche nel poema il ruolo di Tranquillino è centrale, ma è Sirenetta la responsabile del finale tragico, invece Giallanella fa ricoprire questo ruolo al personaggio maschile.

Giallanella ha l’idea di fare un film che parli di pace una volta finita la guerra e ha l’esigenza di raccontare qualcosa ai più piccoli. È un film low budget ma molto coraggioso; viene girato nei luoghi del Carso, dove si era combattuta la prima guerra mondiale e dove ci sono ancora le rovine. È uno dei primi film fatto con materiali d’archivio: ci sono sequenze girate apposta, altre prese da film dal vero già esistenti. Giallanella poteva aver accesso a questi film, ha fatto un grande lavoro di montaggio con immagini di archivio riconfigurate nel progetto creativo personale, in questo senso è stata una pioniera. Era una produttrice, quindi entrava in contatto col sistema produttivo e distributivo dell’industria.

Il film non ebbe successo: sono infatti anni in cui inizia il declino dell’industria cinematografica italiana e anche Umanità viene colpito da un visto di censura. Nel 1957 viene portato alla Cineteca Nazionale di Roma, dove viene archiviato, e viene guardato solo da un punto di vista archivistico, non ne viene colta l’originalità. Non è un film che è stato ritrovato, ma riguardato con la dovuta attenzione, perché utilizza un linguaggio molto particolare e suggestivo. È un lavoro che va visto in tutte le sue sfaccettature, chiaramente filo-socialista e cattolico (fede e sacrifici) nel finale. Nei movimenti femminili per la pace si mescolavano donne di provenienza cattolica e socialista, le donne si davano molto da fare ed erano più sensibili nei confronti della pace perché perdevano figli e mariti in guerra.

Didascalia pacificare in un grande tentativo di bene le masse umane, ecco il problema. Come fare? Nel film la risposta viene data dal leone. Soltanto disarmati possiamo pensare di vivere in pace.

Giulia Calvi e Laura Marchese

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