Qin Shi Huangdi: il primo imperatore della Cina

Nella storia e nella lettura cinese, sono molti i personaggi, storici o di fantasia, che colpiscono l’attenzione di studenti e studiosi. Qin Shi Huangdi (Qín Shǐ Huángdì, 秦始皇帝), il primo imperatore della Cina, è, senza dubbio, una delle figure più intriganti e controverse che si possano incontrare. Molti sono gli aneddoti che circondano questa figura, in parte ancora oggi avvolta da un’aura di mistero.

La biografia del Primo Imperatore

Qin Shi Huangdi nacque nello stato di Qin (Qín, 秦) nel 260 a.C., in un momento della storia cinese chiamato Periodo degli Stati combattenti, che corrisponde all’ultima fase in cui i sovrani Zhou mantennero il potere sui piccoli regni in cui era divisa la Cina antica, di cui Qin era uno dei più potenti. Una volta salito al trono, Qin Shi Huangdi sconfisse nel giro di pochissimi anni tutti gli altri stati che lottavano per ottenere il potere e nel 221 a.C. divenne il primo “imperatore” della Cina, colui che avrebbe governato su tutto il territorio cinese, che lui stesso per primo unificò (anche se non nell’estensione in cui lo conosciamo noi oggi). Il termine “imperatore” (huángdì) non veniva utilizzato in precedenza, poiché faceva riferimento ai sovrani augusti e agli imperatori mitici; il titolo per i sovrani era invece quello di “re” (wáng, 王). Qin Shi Huangdi scelse invece di porsi al pari dei sovrani mitici, quasi fosse un loro discendente, così da poter giustificare il proprio regno.

Il primo imperatore portò avanti una serie di importanti riforme amministrative, unificando le unità di misura all’interno del suo impero, lo standard delle monete e fissando la larghezza dell’assale dei carri, così che tutte le strade del suo regno fossero ugualmente percorribili. Qin Shi Huangdi varò, inoltre, una riforma della lingua scritta, uniformando il sistema di scrittura in tutto il territorio cinese. Infine, si impegnò per collegare le diverse mura difensive sparse per tutto l’impero (in passato servite per difendersi dalle tribù nomadi del nord), ponendo le basi di quella che sarebbe diventata la Grande Muraglia Cinese, oggi lunga più di 6000 chilometri.

Tuttavia, Qin Shi Huangdi è ricordato soprattutto per la sua cattiveria e la sua paranoia. Dopo essere sopravvissuto a tre attentati, perse la fiducia verso gli altri. Era convinto che chiunque, continuamente, tramasse per attentare alla sua vita o sottrargli il trono. Le punizioni per coloro che lui accusava di ciò, a prescindere dalla fondatezza delle imputazioni, erano le peggiori. Il suo primo ministro Li Si, allievo del maestro legista Xunzi, ebbe un’importanza centrale nella persecuzione dei confuciani e degli oppositori del legalismo. Al 213 a.C. risale il famoso “rogo dei libri”. Li Si aveva convinto l’imperatore del fatto che la tradizione confuciana rappresentasse una minaccia per il suo potere e andasse quindi eliminata. Molti libri furono bruciati e molti intellettuali, specialmente i confuciani, furono perseguitati e uccisi, spesso venendo sepolti vivi (letteralmente: bruciare i libri e seppellire vivi i confuciani, fén shū kēng rú, 焚书坑儒).

La ricerca dell’immortalità

Più l’imperatore invecchiava, più era ossessionato dalla paura della morte. La ricerca dell’immortalità era diventata per lui una vera fissazione. Si circondava di maestri taoisti e molti furono i suoi viaggi in luoghi legati, secondo la tradizione, all’immortalità. L’assunzione giornaliera di pillole a base di mercurio (metallo fortemente tossico per l’organismo umano), che si pensava rendesse immortali, fu sicuramente l’atto più estremo indotto da questa ossessione. Ironicamente, proprio questa pratica fu probabilmente la causa della sua morte, avvenuta nel 210 a.C. Questo evento provocò, poco più tardi, anche la fine della dinastia da lui fondata, così come del suo sogno di fondare un impero che sarebbe durato in eterno. Se consideriamo però la storia cinese in continuità, come la storia di un unico impero, anziché di diverse dinastie, allora questo è durato quasi 2000 anni.

Il Mausoleo del primo imperatore

Appena salito al potere, il primo imperatore fece avviare la costruzione di un immenso mausoleo, in cui sarebbe stato poi tumulato. Questo sorge ancora oggi nei pressi di Xi’An ed è noto per il famoso esercito di terracotta, rinvenuto in una delle fosse vicine al vero e proprio mausoleo. La tomba non è mai stata aperta, perciò non si sa di preciso cosa vi sia contenuto, sebbene Sima Qian nel suo “Shijing (vedi qui) ne dia un resoconto. Infatti, la camera funeraria conterrebbe un modello plastico dell’impero e sarebbe stata circondata da fiumi di mercurio. Che questo sia verità o solo leggenda, l’analisi del terreno ha rivelato alti livelli di mercurio. Sima Qian racconta, inoltre, che per custodire i segreti del mausoleo, gli stessi lavoratori che vi avevano lavorato vennero rinchiusi nella tomba.

Il parco funerario comprendeva anche una serie di fosse sotterranee e di edifici in superficie. Una volta sepolto l’imperatore, qui dovevano essere officiate cerimonie in suo onore e dovevano quindi risiedervi tutti i sacerdoti che ne erano incaricati. Le fosse contenenti l’esercito di terracotta non fanno parte del parco funerario propriamente detto, ma si trovano a circa un chilometro e mezzo da questo e sono state scoperte casualmente nel 1974.

Quello che colpisce delle sculture, oltre alla loro grandezza, è il loro realismo. I volti, anche se fatti con stampi, cercavano di riprodurre le caratteristiche fisiognomiche di etnie diverse tra loro.

Queste costruzioni rivelano le credenze sull’aldilà dell’epoca e, in particolare, dell’imperatore, che era alla ricerca dell’immortalità. Il parco funerario riproduce la realtà nei suoi minimi particolari, ma con dimensioni superiori o inferiori rispetto alla grandezza naturale: il non rappresentare le vere dimensioni sta a indicare che si raffigura la realtà in un mondo che è fittizio. Tutto il parco si riferisce alla vita del defunto e sembra suddiviso in singole scene della sua vita. L’aldilà viene strutturato come l’aldiquà.

La figura del primo imperatore oggi

Qin Shi Huangdi viene spesso indicato come un brutale tiranno, ossessionato dall’immortalità, terrorizzato dall’idea della morte e dei possibili agguati. Non sappiamo quanto tutto ciò sia vero, poiché sappiamo bene che la storia delle varie dinastie è quasi sempre stata scritta dalle dinastie successive. Inoltre, la propaganda confuciana avrà sicuramente offuscato questa figura a causa delle persecuzioni subite.

Nonostante tutto ciò, il primo imperatore è stato rievocato durante la cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Pechino 2008, esaltandone il ruolo di unificatore della Cina e di creatore di un sistema di scrittura standardizzato e di pesi e misure.

Malvina Montini

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