Serie italiane mistery-horror: esperimenti da proseguire o flop?

Le serie mistery-horror-sovrannaturali hanno un loro fascino particolare. Trame contorte, personaggi interessanti intrappolati negli eventi, luoghi da cui origina il mistero, tensione crescente… Pensiamo al successo dei recenti Stranger Things e Dark, ma anche, ai suoi tempi, di Lost. Viene da chiedersi se esistono prodotti simili made in Italy, dove, salvo importanti eccezioni, le produzioni nostrane difficilmente riescono a carpire l’interesse degli spettatori più giovani e mai per serie-tv a tema fantastico. Ha cercato di colmare questa lacuna Curon, serie di sette puntate distribuita da Netflix e creata da Ezio Abbate, Ivano Fachin e Giovanni Galassi.

Scena tratta dal trailer di Curon

Curon – a cui la critica attribuisce un modesto 6,5/10 – è stata abbastanza distrutta dal pubblico, con obiezioni talvolta più che legittime, talvolta forse un poco esagerate. Ambientata in un comune realmente esistente in Trentino-Alto Adige – il cui vecchio borgo è stato sommerso dal lago artificiale di Resia, da dove ora spunta solamente il campanile – la trama prende avvio dal ritorno a Curon, dopo diciassette anni di lontananza, di Anna Raina (Valeria Bilello), assieme ai due figli adolescenti Daria (Margherita Morchio) e Mauro (Federico Russo). Anna aveva subìto a Curon il trauma della morte della madre, avvenuta in circostanze misteriose, ed era stata cacciata immediatamente dopo dal padre, che anche ora reagisce al suo ritorno con un certo malumore. Presto i gemelli Mauro e Daria capiscono che quello strano paese nasconde qualcosa e, dopo che Anna scompare improvvisamente, iniziano a indagare.

Le principali critiche a questa serie riguardano il montaggio audio e una sceneggiatura che svela troppo e troppo presto, precludendo tutto il mistero e dando l’impressione di non essersi mai mossi dalla prima puntata. Si aggiungono, poi, alcuni fastidiosi cliché del genere horror (spoiler innocuo: se hai protagonisti adolescenti in un labirinto, stai pur certo/a che si divideranno) e insufficienti spiegazioni al mistero. D’altra parte Curon presenta indubbiamente note di merito: una bellissima fotografia, dei personaggi ben scritti, una regia e una recitazione all’altezza, una trama dalle buone potenzialità che offre qualche spunto di riflessione. La storia, infatti, si concentra ben presto sul tema del doppio e invita a domandarsi che cosa sia buono e che cosa sia malvagio, se possano sussistere spazi di bontà all’interno del male. Insomma, l’insofferenza verso questa serie sembra più che altro denotare un certo fastidio per un’occasione mancata, per una buona idea che non è stata fatta decollare. Se la seconda stagione, resa necessaria dal finale della serie, possa offrire qualche spiegazione e ribaltare l’opinione su Curon, è cosa che scopriremo.

Quello che a noi è piaciuto di Curon è che comunque si è fatto un esperimento in questo senso. Ma è la prima volta in Italia? Chi scrive è una delle (probabilmente) dodici persone che hanno seguito la serie Il Tredicesimo Apostolo fino alla sua seconda stagione. Anche tale serie, della casa di produzione Taodue, affronta il tema del sovrannaturale e dell’horror, partendo da realtà radicate e ingombranti nella nostra tradizione culturale: il Vaticano e il cattolicesimo. Il protagonista è, infatti, padre Gabriel (Claudio Gioè), un gesuita che “caccia” i fenomeni paranormali con l’aiuto della razionale Claudia Munari (Claudia Pandolfi), una psicologa che padre Gabriel incontra durante le sue indagini (un po’ alla X-Files). Sebbene la storia principale caschi clamorosamente su un numero imperdonabile di cliché – il prescelto, l’oscuro segreto del passato, il villain stereotipato, la love story, e potremmo andare avanti – i singoli episodi auto-conclusivi, che hanno per oggetto le manifestazioni sovrannaturali, sono estremamente dettagliati e ricchi di mistero e sono il motivo per cui riteniamo che Il Tredicesimo Apostolo non sia da buttare. La terza stagione è stata cancellata, ma le prime due sono disponibili su Mediaset Play e su Amazon Prime Video.

Infine, andando indietro di molti anni, possono essere citati alcuni sceneggiati Rai degli anni ’70, ora acquistabili con la collezione dvd Giallo & Mistero.

Cosa ne pensate del mistery-horror all’italiana? Ha senso di esistere o meglio evitare?

Silvia Gemme

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Un commento Aggiungi il tuo

  1. Alessandro Bandinelli ha detto:

    In Italia la tradizione delle serie “misteriose” con venature soprannaturali, o meno, parte con Geminus del 1969, prosegue con i vari Segno del Comando, Il Dipinto, Ritratto di Donna Velata, L’Amaro Caso della Baronessa di Carini, Il Fauno Di Marmo, La Dama dei Veleni, poi negli anni ottanta questo tipo di produzioni si fecero più rare.
    Del 1990 è il remake prodotto da canale 5, del Segno del Comando (più che dignitoso sempre se visto nella versione integrale) del 1994 è il bellissimo Voci Notturne diventato un cult in rete, del 1998 è Ombre, poi degli anni 2000 Dracula, Zodiaco e Zodiaco, il Libro Perduto, Mal’ Aria, L’Isola dei Segreti – Korè, La Baronessa di Carini, negli anni 2010 L’Ombra del Destino, I Cerchi nell’Acqua, anche le Tre Rose di Eva ha velature quasi soprannaturali (la terza stagione)…. Diciamo che come in altri settori, anche nel mistery-horror seriale l’Italia possedeva una propria tradizione dignitosissima. Non essendosi coltivata un pubblico “adatto” è andata praticamente a sparire….

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