CER: un’opportunità da non perdere

Nelle puntate precedenti di questa serie, su “The Password”, abbiamo parlato di come si istituisce una Comunità Energetica Rinnovabile e in che cosa consiste. Per capire come funziona una CER vi abbiamo presentato Piero e Mario. Piero è un prosumer che, tramite i suoi pannelli fotovoltaici, produce l’energia necessaria a coprire il suo fabbisogno e immette il surplus in rete in modo tale che Mario, un consumatore, possa usufruire dell’energia rinnovabile prodotta da Piero. Il prezzo dell’energia proveniente dalla Comunità Energetica è competitivo ma la bolletta di Piero e Mario dipenderà, in parte, dal fornitore di energia che decidono di utilizzare fuori dalla comunità.

Si potrebbe pensare che, scegliendo un’offerta conveniente al di fuori della CER, i costi sulla bolletta diminuiranno, ma la realtà, purtroppo, non è così rosea come potrebbe sembrare. Sussistono, infatti, diverse problematiche.

In primis, è necessario avere un numero adeguato di prosumer e di consumatori, altrimenti si richia di avere o troppa energia in rete, se nessuno la consuma, o troppo poca, se nessuno produce un surplus. Inoltre, la monetizzazione del surplus o del consumo può avvenire solo in presenza di impianti e contatori di ultima generazione. Quindi, chi già usufruisce del fotovoltaico da diversi anni non può istituire una Comunità Energetica.

Altro punto dolente è proprio la monetizzazione di questa energia rinnovabile. I prezzi sono competitivi perché, essendo una comunità, vengono suddivisi. Cosa vuol dire questo nella pratica?

Vuol dire che Piero pagherà metà della bolletta di Mario. I contratti privati che Mario e Piero hanno stipulato con i diversi fornitori restano nominali, quindi i due pagheranno in base a quello che consumeranno dal fornitore. Il contratto stipulato per formare la Comunità Energetica, invece, è condiviso perché Piero dalla Comunità Energetica avrà un ritorno monetario (in base a quanto immette nella rete) mentre Mario no. Per questo motivo, in base a quanta energia Mario consumerà dalla rete della Comunità, la bolletta verrà divisa con Piero.

Potrebbe sembrare svantaggioso, o ingiusto, in quanto Piero autoproduce e non consuma ma, in una Comunità funzionante, il rimborso di Piero per aver prodotto energia è altamente superiore rispetto alla bolletta che gli “tocca” pagare. In questo modo, sia Piero che Mario possono usufruire di energia rinnovabile a basso costo.

Questo tipo di Comunità sono vantaggiose solo se l’energia è prodotta a livello locale; il vantaggio è duplice perché si ha un notevole risparmio economico e l’impatto sull’ambiente è minore, in quanto l’utilizzo di energia da combustibili fossili diminuisce, e aumenta la produzione di energia rinnovabile. Al contrario non sarebbe conveniente in quanto, se il consumatore fosse una grossa azienda, i costi sarebbero spropositati per i prosumer e molto (troppo) convenienti per l’azienda consumatrice. Proprio per questo motivo, al momento, non possono entrare a far parte di Comunità Energetiche enti privati o enti che hanno intenzione di utilizzare i soldi di rimborso a scopo di lucro.

In questo modo, è lo Stato che decide a che prezzo rimborsare e vendere l’energia. Proprio per questo è costretto a essere competitivo. Inoltre, per i piccoli Comuni o per i quartieri più grossi di una metropoli può essere un vantaggio enorme: tramite le bollette dei cittadini il Comune si ripaga delle spese, quindi le uscite vengono annullate mentre le entrate fruttano, poiché, in quanto prosumer, riceve un rimborso che può essere utilizzato per il bene pubblico.

In alcuni Paesi europei, le Comunità Energetiche sono una realtà effettiva che funziona già da anni. In Danimarca, per esempio, per alimentare questo sistema viene sfruttata tantissimo l’energia eolica. In Italia, nonostante il grande patrimonio di energie rinnovabili, si riscontano ancora numerose difficoltà a livello statale. Restano, difatti, in corso d’opera i Decreti Legge che dovrebbero regolamentare l’istituzione delle Comunità Energetiche Rinnovabili. Come se non fosse già complicato, intervengono gli interessi dei enti privati – i quali, con pubblicità ingannevoli, cercano di sviare dal reale senso delle CER – e il Governo stesso, che non incentiva alla transizione alle energie rinnovabili. 

Fonte immagine di copertina:,https://images.app.goo.gl/JuX6fCjatWhniUS6A

Noemi Ferro

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