Teatro Patologico: “Io sono un po’ matto… e tu?”

Io sono un po’ matto… e tu? Si tratta di una domanda insolita, ma dietro cui si cela una storia incredibile, la storia del Teatro Patologico.

L’Associazione del Teatro Patologico è riuscita a coinvolgere chi, solitamente, non viene preso in considerazione: invitando sul palcoscenico ragazzi affetti da gravi problemi mentali e aprendo loro le porte della formazione universitaria, ci ha dato un’ulteriore conferma della potenza sociale dell’arte e della cultura.

Questo progetto nasce nel 1992 da un’idea di Dario D’Ambrosi, che ha saputo unire il suo amore per la recitazione allo studio delle malattie mentali. Di origini milanesi, classe 1958, D’Ambrosi è un attore e regista con una creatività e professionalità tali da aver calcato alcuni tra i più importanti palcoscenici del mondo. Nel suo curriculum artistico si annoverano la stesura e l’interpretazione di numerosi spettacoli teatrali, fra cui il suo monologo d’esordio, intitolato Tutti non ci sono e rappresentato nel Caffè La Mama di New York grazie al sostegno di Ellen Steward. Inoltre, ha recitato e diretto diversi film, insieme ad attori come Stefano Fresi, Claudia Gerini, Edoardo Leo e Raul Bova, lavorando anche al fianco di icone del cinema internazionale, in particolare Anthony Hopkins, Jessica Lange e Mel Gibson.

Nel frattempo, due traguardi estremamente importanti sono stati raggiunti. Il primo nel 2010, con la fondazione dell’Accademia “La magia del Teatro”, la prima scuola teatrale europea rivolta a persone disabili, e il secondo nel 2016, con l’inaugurazione del “Teatro Integrato dell’Emozione”, il primo corso universitario al mondo per malati fisici e psichici, realizzato in collaborazione con il Dipartimento di Psichiatria dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”.

Gli attori della Compagnia Stabile del Teatro Patologico hanno avuto l’opportunità di esibirsi nel Teatro Argentina di Roma, nel Teatro Cafè La Mama di New York e nel Winton’s Music Hall di Londra, davanti all’Onu e al Parlamento europeo.

Dario D’Ambrosi è stato insignito di premi prestigiosi in qualità di fondatore dell’Associazione e del Corso universitario, nello specifico il premio Human Rights Italia di Robert F. Kennedy nel 2017 e i riconoscimenti UN DESA (Dipartimento per gli Affari Economici e Sociali delle Nazioni Unite) e Roma Capitolina nel 2018, per celebrare il quarantennale della Legge 180/1978.

La legge Basaglia, che prende il suo nome dallo psichiatra e neurologo che ne è stato promotore, ha determinato l’abolizione dei manicomi e la regolamentazione del sistema sanitario per i malati mentali. Gli ospedali psichiatrici erano dei luoghi di segregazione, utilizzati per isolare chi soffriva di qualche patologia considerata “pericolosa, imbarazzante e inguaribile”. L’Italia è stata il primo Paese a riservare delle cure effettive a questi malati, permettendogli di vivere dignitosamente nella società; nel resto del mondo, la loro condizione rimane problematica: in Germania esistono ancora delle scuole separate per i disabili; a Praga i ragazzi autistici devono indossare un gilet con la scritta “Autistico” e in Serbia vengono tenuti su letti di contenzione e in camicie a righe con dei numeri sopra.

Su YouTube, all’interno del docu-reportage “Io sono un po’ matto… e tu?” di Simone Lupi, possiamo ascoltare le voci degli attori del Teatro Patologico, che ci dicono che cos’è per loro il teatro.

  • Carlo Di Bartolomeo: «È la vita, è un modo che ti apre e ti va a salvare con te stesso».
  • Paolo Giliberti: «Il teatro per me è stato una cosa emozionante, prima io non parlavo, per la prima volta a teatro. Adesso parlo bene!». 
  • Fabio Bischetti: «Il teatro è più forte di una bomba atomica».

Sempre nel suddetto reportage, Dario D’Ambrosi ricorda un episodio che lo ha segnato nel profondo, quando una delle mamme dei ragazzi disabili gli aveva chiesto chi fosse l’attrice migliore del mondo. Inizialmente, lui si era sforzato di pensare a una risposta, ma la mamma lo aveva preceduto sostenendo di essere lei la migliore, in grado di fingere la morte come nessun’altra. Infatti, ogni notte, suo figlio le tirava dei pugni e smetteva solamente quando credeva che lei fosse morta. Dario D’Ambrosi afferma che non dimenticherà mai le parole di felicità della donna: «Dario, mio figlio, non mi ammazza più di botte da quando viene al Teatro Patologico».

Ecco, la straordinarietà del Teatro Patologico non deriva soltanto dall’inclusione e dall’integrazione dei ragazzi disabili, ma anche dall’obiettivo di sostenerli in un percorso di crescita, per insegnargli a gestire le loro emozioni e a veicolarle verso qualcosa di costruttivo, come l’arte della recitazione.

Crediti: https://teatropatologico.com/teatro-patologico

Anna Baracco

Fonte immagine in evidenza: https://abitarearoma.it/teatro-patologico-in-scena-tutti-non-ci-sono-il-15-luglio/

Lascia un commento