Antonio Scurati, noto scrittore e autore di documentari e ricerche sul regime fascista, tra cui il bestseller “M. Il figlio del secolo”, è stato censurato da parte del governo, il quale non si è ancora definito pubblicamente antifascista.
La censura e l’indignazione
Antonio Scurati aveva reso noto che avrebbe partecipato al programma “E che Sarà” condotto da Serena Bortone e, vista la vicinanza al 25 aprile, avrebbe parlato dell’importanza attuale dell’antifascismo e della necessità di prendere la distanza da certi avvenimenti storici. Il testo, però, è stato censurato poco prima di andare in onda, generando un’ondata mediatica che vedeva protagonisti i dirigenti Rai e la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni.
Il testo, oggi facilmente reperibile, citava il “gruppo dirigente post- fascista” e di come queste leadership abbiano cercato di “riscrivere la storia, senza mai ripudiare nel suo insieme l’esperienza fascista e disconoscendo il ruolo fondamentale della Resistenza nella rinascita italiana, senza mai pronunciare la parola antifascismo”.
Si è percepita nella decisione dei dirigenti la volontà di limitare una persona poichè contraria a chi governa (non un tratto tipico degli ambienti più democratici). La conduttrice Bortone ha parlato in diretta della questione:
“Ho dovuto chiamare Scurati per dirgli cosa era accaduto. Ho letto ricostruzioni fantasiose e offensive, qualche giornale ha detto che ci sarebbe addirittura una questione di soldi, preciso che la reazione di Scurati è stata di regalarmi il testo che aveva scritto dandomi il permesso di leggerlo.”
La reazione della Rai
La Rai, come prima linea di difesa, ha deciso di smentire tutto e parlare di una ragione economica. Secondo Paolo Corsini, direttore degli approfondimenti Rai, la richiesta del cachet di Scurati di milleottocento euro sarebbe stata considerata eccessiva, portando all’annullamento dell’intervento. Affermazione però smentita dagli scambi telematici nelle strutture televisive, dove viene esplicitamente affermato che l’annullamento dell’intervento fosse avvenuto per motivi editoriali, lasciando poco spazio ad eventuali dubbi. Il direttore generale della Rai Giampaolo Rossi, afferma che “la narrazione di una tv di stato che censura è del tutto priva di fondamento”, dal momento che “il servizio pubblico dimostra pluralismo e varietà di punti di vista”.
Le parole della Premier
La stessa Giorgia Meloni, parlando dell’accaduto in un post Facebook, ha affermato che, pur non sapendo come fossero davvero avvenute le cose, avrebbe continuato a sostenere la tesi secondo cui l’annullamento dell’intervento dello scrittore fosse avvenuto per motivi economici, siccome la cifra richiesta fosse troppo alta, pari allo stipendio di molti impiegati italiani.
La risposta dello scrittore
Antonio Scurati si è espresso in merito alla vicenda durante la “Repubblica delle idee”, leggendo il suo monologo e affermando di sentirsi un bersaglio dopo il post della premier sulla vicenda, accusando la Meloni di aver usato violenza e i dirigenti Rai di averlo fatto passare come un estorsore.
L’effetto Streisand
L’ondata di indignazione mediatica generata dalla censura al giornalista potrebbe quasi considerarsi come frutto dell’effetto Streisand, ovvero quel fenomeno per cui la censura o rimozione di un’informazione ha l’effetto contrario, creando un effetto di risonanza molto forte, che non ci sarebbe stata senza l’eliminazione del monologo.
Prima di Scurati
Un altro caso simile é venuto a galla, rivedendo la luce. Si tratta di quello della scrittrice Nadia Terranova, che ha denunciato sul giornale “Il Manifesto” di essere stata inviata sullo stesso programma della Bortone per un monologo riguardante le manganellate della polizia sugli studenti a Pisa, ma il testo non è stato “reputato adatto alla puntata”.
Lo stesso Roberto Saviano, pronunciandosi sul caso Scurati, ha ricordato quando il suo stesso programma “Insider” fu censurato; lo scrittore ha poi affermato sui social:
“Centimetro per centimetro, metro per metro, stanno controllando tutto, perché questo è un governo basato solo sul silenzio e sulla propaganda”.
Tagliare le radici con il passato
Scurati sostiene nel suo monologo quanto sia importante tagliare i ponti con il passato, decidere di riscriverlo oppure addirittura riproporlo. Pronunciare la parola “antifascismo” è quello che in molti stanno chiedendo alla Presidente del Consiglio, ma quest’ultima non l’ha ancora fatto nelle sue dichiarazioni in pubblico. Agli albori della sua carriera politica, quando Meloni era militante del movimento Alleanza nazionale, dichiarava apertamente che Benito Mussolini fosse stato “un buon politico”, senza sottilineare le brutalità del dittatore. Fa riflettere anche la presenza di Ignazio La Russa come Presidente del Senato: l’uomo ha più volte omaggiato movimenti di estrema destra ed è diventato celebre il suo attaccamento a un busto del Duce regalatogli dal padre.
Difendere la libertà di Stampa
Quella creata dalla censura Scurati è, nella settimana del 25 aprile, una voragine che gonfia la polemica sull’ antifascismo, sollevando importanti questioni sulla libertà d’espressione, il ruolo dei media pubblici e la salute della democrazia in Italia. È un richiamo alla necessità di difendere e promuovere i principi fondamentali della libertà di stampa e di espressione in ogni contesto sociale e politico.
Serena Spirlì
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