Nuovo regolamento europeo e prospettive di AI nella Pubblica Amministrazione (pt.I)

Giovedì 7 ottobre si è tenuto al Campus Luigi Einaudi il primo di un ciclo di incontri dedicato all’intelligenza artificiale (AI), promosso dall’organizzazione studentesca Obiettivo Studenti UniTo. L’articolo, seguito da una seconda parte, si propone di riassumerne i punti principali, in particolare gli interventi dell’onorevole Brando Benifei e del professore di diritto amministrativo Roberto Cavallo Perin.

Quali sono i principali obiettivi del regolamento e come si prevede che influenzerà il panorama tecnologico in Europa? (Onorevole Brando Benifei)

L’onorevole Brando Benifei restituisce un quadro sul nuovo regolamento in materia di AI che è stato votato mercoledì 13 marzo. Si tratta del risultato di due anni di lavoro legislativo e prima di questo altri due anni di studio, approfondimento e dibattito politico. È una situazione paradossale: siamo i primi a dotarsi di una legge vincolante sul tema. In realtà non c’è nulla di nuovo. Il regolamento si occupa della limitazione dei rischi dell’AI rendendo più sicuro il suo utilizzo, creando fiducia intorno a questi sistemi, con l’implicazione della trasparenza e del contrasto a usi pericolosi. Tutto questo già è portato avanti attraverso codici di condotta, raccomandazioni e buone pratiche. Il regolamento le sistematizza e le dota di gradualità e obbligatorietà. Approvando questa legge si approva un corpus di norme volontarie che hanno al loro interno un timer dopo il quale diventano obbligatorie, se ne citano alcuni: sei mesi per i divieti, poco più di un anno per la trasparenza e la sicurezza dei modelli più potenti (i vari Gpt, Gemini, su cui c’è stato uno scontro con alcuni governi quali Francia e Germania), due anni per il sistema di minimizzazione del rischio.

I divieti sono stati i più dibattuti. Facciamo alcuni esempi di cosa è stato vietato:

  • l’uso delle telecamere a riconoscimento biometrico in tempo reale negli spazi pubblici per finalità di sorveglianza se non per un numero limitato di utilizzi finalizzato alla ricerca o investigazione di criminali o vittime di crimini particolarmente efferati. Il concetto di real time spaventa rispetto ad una registrazione “a tempo differito”: è uno strumento che senza regole diventa un meccanismo di sorveglianza di massa occulta efficacissimo. È stato usato per esempio in Polonia per mettere sotto controllo le attiviste che si impegnavano contro le restrizioni in tema di aborto.
  • la polizia predittiva, ovvero quei sistemi che individuano delle responsabilità ipotetiche prevedendo la commissione di crimini di singole persone (in parole semplici: “questa persona xy ha il 70% di probabilità di commettere un crimine entro tal data di tal luogo”). In Europa ciò è contro la presunzione di innocenza e lo stato di diritto.
  • il riconoscimento delle emozioni nei luoghi di lavoro e nei luoghi di studio. Il datore di lavoro non può conoscere l’emotività del proprio dipendente, ma al contrario il riconoscimento dello stato fisico dei lavoratori attraverso l’AI potrebbe agevolare le pratiche di sicurezza sul lavoro. 

Gli obblighi di trasparenza contano su un Ufficio Europeo per l’AI. Ci vogliono maggiori livelli di sicurezza e trasparenza nelle imprese che sviluppano sistemi più potenti. La trasparenza riguarda i contenuti generati dall’AI: regole per rendere questi conoscibili, visto che potrebbero essere usati per scopi di disinformazione, regole in tema di copyright e diritto d’autore.

Le norme sulla riduzione complessiva dei rischi si esprimono su ambiti particolarmente sensibili nell’uso dell’AI come quello medico, dell’amministrazione della giustizia, del luogo di lavoro, dei processi democratici. Per mettere sul mercato prodotti afferenti a questi campi, i programmatori dovranno sottoporli a un processo di verifica di conformità, qualità e proprietà dei dati, cyber security.

L’Unione Europea cerca di percorrere una terza via rispetto al modello americano, retto esclusivamente su logiche di mercato, e a quello cinese, statalista e centralista. Sicuramente non bastano le norme per arrivare a una politica industriale che consideri altri temi fondamentali quali ricerca, investimenti, mercati finanziari integrati, supercomputer.

Quali sono i temi principali aperti oggi nel diritto amministrativo? (Prof. Roberto Cavallo Perin)

A colpire del regolamento è il fatto che recupera alcune esperienze per conformare ciò che buono e ciò che non lo è. Dà indicazioni a utenti e fornitori e questo lo accomuna al diritto amministrativo: nell’Ottocento una politica di questo genere sarebbe ricaduta sotto l’ambito della politica amministrativa.  Il Prof. Cavallo Perin nel suo intervento si concentra in particolare su due disposizioni: l’art. 13 sulla trasparenza e forniture di informazione degli utenti e l’art. 14 sulla sorveglianza umana. La trasparenza è un carattere costitutivo del diritto amministrativo, che nel regolamento si esprime attraverso le raccomandazioni etiche e l’imprescindibilità di essa in tutte le fasi della produzione. Dentro la PA ci si annoia spesso, si è obbligati ad azioni che vanno contro noi stessi e le persone che dovremmo servire. Il Prof. Cavallo Perin spera che l’AI ci liberi nei prossimi anni del 20-30% di “cose inutili” e ci restituisca una PA non stereotipata. Abbiamo perso di vista una PA che cura nel caso concreto ciò che il cittadino ha attorno. Ci è sfuggita la realtà perché la realtà è diventata complessa. L’AI ci restituisce un livello di conoscenze che oggi noi non siamo più in grado di reperire ad occhio nudo. Essa non è “opportunità” ma “necessità” sotto questo punto di vista.

Nicole Zunino

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