Scheletro femmina: storia di una rivoluzione personale

Scheletro Femmina è il primo romanzo di Francesco Cicconetti, pubblicato da Mondadori nel 2022. Si tratta di un romanzo autofiction sulla transizione di genere, ma anche, a livello più ampio, di un romanzo di formazione.

La storia è quella di Francesco, che a partire dall’infanzia nota di non sentirsi a pieno rappresentato dal suo sesso biologico. Infatti, la prima parte del libro è raccontata in prima persona da Francesca, al femminile.
Il lettore ha costantemente l’impressione di leggere il diario segreto dell’autore: il racconto degli amici, della famiglia, della ricerca di sé e del primo amore. Sin dalla prima elementare il grembiulino scolastico, rosa per le femmine e blu per i maschi, è vissuto come un elemento di vergogna, così come l’attrazione per quella bambina dai capelli rossi di nome Sara. Il primo coming out avviene quando la maestra della scuola elementare chiede di fare un disegno e di consegnarlo a qualcuno a proprio piacere. Al momento della firma accade questo:


“Allora lo faccio: con il pastello rosso aggiungo al mio nome un trattino e una O. E la firma diventa “Francesca-o”. Non ha senso, non esiste un nome così, però mi fa sentire bene e il disegno mi sembra anche più bello”.

La storia segue poi con una Francesca adolescente, che si fidanza con Rick perché:


“Riccardo è stata la prima persona strana come me che ho conosciuto. Strano nel senso fuori posto, che al contrario degli altri non mi sembrava risolto”.

Una storia che dopo tre anni si interrompe perché Francesca si scopre innamorata di Sara, sua compagna di basket. È a questo punto del libro che avviene il secondo coming out. Sara è il fil rouge del racconto, come una coscienza dell’autore che permetterà di scoprire e formare l’identità di Francesco.   

La seconda parte del libro vira bruscamente la narrazione al maschile, il narratore è ufficialmente Francesco che dall’età di 19 anni intraprende il percorso di cambio di genere. È anche il periodo della rabbia, verso Sara e verso sé stesso. Un momento profondamente struggente e destabilizzante. È il momento dell’università, della carriera alias – cosa che l’autore nella vita reale avrebbe voluto, ma non era a conoscenza della possibilità -, della disforia di genere e della rabbia verso il proprio corpo. La storia con Sara andrà alla deriva, ma per Francesco inizia una fase di accettazione, di confronto con gli altri, che a poco a poco gli permetterà di essere riconosciuto come uomo a tutti gli effetti agli occhi sconosciuti. O meglio, la cosa non sarà più così importante perché Francesco inizierà a volersi bene.

Il libro è diviso in quattro parti: leggerezza, solitudine, rabbia, risveglio, ognuna di queste accompagnate da una canzone. Attraverso la narrazione in prima persona, con l’uso di elementi autobiografici e inventati, l’autore porta i lettori in un viaggio estremamente personale. Chi legge non può far altro che accompagnare lo scrittore nel suo cammino, come fa uno psicoterapeuta di scuola rogersiana. Il tono colloquiale e lo stile scorrevole rendono la lettura accessibile nonostante l’intensità dei sentimenti. Non è un viaggio che coinvolge solo chi scrive, chi mette in ordine i propri pensieri nero su bianco, ma è un viaggio collettivo che trasporta chi assiste in un proprio percorso parallelo di scoperta. È questo il rischio dell’incontro. È il rischio di mettere in discussione i nostri presupposti e i nostri preconcetti.
Le conversazioni non sono mai sottolineate dalla punteggiatura del discorso diretto: una cifra stilistica particolare che vuole fondere il contenuto dialogico reale con quello dei ricordi dell’autore. Tecnica narrativa che fonde alla perfezione l’elemento finzionale con quello realistico. Il tempo del racconto è quello della fabula, segue il corso degli eventi cronologici dalla prima età fino all’età adulta.

Il finale rimane come aperto, non ci viene raccontato il presente di Francesco, ma non ci serve. Il focus è sul tempo necessario alla realizzazione e formazione individuale. Il non continuare il racconto della propria vita ai giorni d’oggi permette a chi legge di immedesimarsi nei momenti di fragilità e di rinascita e di immaginare una prosecuzione. Interessante inoltre è la compresenza e quasi coalescenza fra diario e autobiografia. Se il primo è un registro giornaliero personale di pensieri ed eventi della propria vita di cui non si sanno gli esiti e le conseguenze di essi, la seconda è il racconto della propria storia di vita. Qui il confine è labile.

Scheletro femmina è uno fra i primi romanzi italiani a trattare tematiche come la transessualità e disforia di genere. La maggior parte della letteratura del Belpaese sulla questione è costituita da saggi e trattati di psicologia. Che sia la nascita di un nuovo filone narrativo anche in Italia?

Alexandra Onofreiasa

Lascia un commento