Da grandi volevano fare le rockstar. Ce l’hanno fatta, ed è solo l’inizio. In soli cinque anni, quattro ragazzi romani – Damiano David, Victoria De Angelis, Ethan Torchio e Thomas Raggi – sono passati da suonare nelle strade di Roma a essere una delle band più importanti non solo in Italia, ma nel mondo intero.
Nel 2021 hanno conquistato tutto l’immaginabile e anche oltre. Questo gruppo di ragazzi tra i 21 e i 23 anni ha vinto il settantunesimo Festival di Sanremo, l’Eurovision Song Contest, il loro singolo I wanna be your slave si è posizionato stabilmente nelle classifiche in tutto il mondo, Zitti e buoni è stato nelle rotazioni di moltissimi paesi, Beggin (cover della canzone dei Four Seasons del 1967, già ampiamente riproposta in diverse versioni) è stato il singolo più riprodotto dalle radio rock americane, oltre che la seconda canzone più usata su Tik Tok. Se ciò non bastasse, sono entrati per diverso tempo nella top 20 degli artisti più ascoltati del mondo e sono stati premiati nella categoria Best Rock agli European Music Awards, battendo band del calibro dei Coldplay e degli Imagine Dragons. Poi, la ciliegina sulla torta: lo scorso 6 novembre hanno avuto la possibilità di aprire il concerto dei Rolling Stones a Las Vegas. In mezzo un tour (purtroppo solo internazionale) che ha fatto saltare, ballare e cantare a squarciagola migliaia di fans.
La storia inizia nel 2017, da X Factor. Il destino è imperscrutabile, quindi chissà cosa ne sarebbe dei Måneskin se Manuel Agnelli non li avesse scelti nel proprio roster. Per fortuna non dobbiamo (e non possiamo) dare una risposta e il leader degli Afterhours non è diventato solo il loro giudice, ma anche il loro mentore. La cover di Amandoti dei CCCP cantata al Festival di Sanremo rimane nella memoria dei loro sostenitori. Con il talent il gruppo si consolida, si perfeziona e si fa conoscere al grande pubblico. Proprio ad X Factor canteranno per la prima volta Beggin, oltre a incendiare il palco ogni settimana con esibizioni sempre imprevedibili (pur arrivando secondi).
Il loro primo album, Il ballo della vita, esce a ottobre 2018. In questo i Måneskin sperimentano diversi generi, forse troppi, ma rimane un ottimo album di debutto con diversi singoli finiti nelle rotazioni delle radio. Dopo uno stop di tre anni, in cui si sono dedicati a migliorare la tecnica dell’uso dei propri strumenti – Damiano la voce, Victoria il basso, Thomas la chitarra ed Ethan la batteria – la band torna sulla scena grazie al Festival di Sanremo e l’album Teatro d’ira vol.1, che ha mostrato una maturazione, nonché una piena consapevolezza del futuro da seguire.

Dal funk rock di Chosen, a un rock quasi dance di I wanna be your slave, passando per una ballata (al chiaro di luna) con Torna a casa e per un singolo rock con accenni al pop di Zitti e buoni, sono cinquanta le sfumature dei Måneskin. Tutte vincenti. Lo testimoniano 6 dischi di diamante, 133 platino e 34 oro a livello globale e quasi 4 miliardi di streaming in tutto il mondo. Dopo un anno (e che anno) sono tornati al Festival di Sanremo, questa volta in qualità di superospiti, esibendosi prima con Zitti e buoni e poi con una performance toccante e intensa allo stesso tempo: Coraline. La canzone parla in modo fiabesco di una ragazza che soffre di depressione e di attacchi d’ansia e, rispetto alla maggior parte delle fiabe, non ha un lieto fine. Anche grazie al contributo dell’orchestra, l’esibizione è stata emozionante, anche per Damiano stesso, che alla fine ha abbandonato nelle lacrime la sua commozione. Questa performance è valsa ai Måneskin la meritatatissima standing ovation che non hanno potuto ricevere lo scorso anno a causa della pandemia.

Con i Maneskin l’Italia è sul tetto del mondo, ma è solo l’inizio. Tanti successi sono già stati raggiunti, ma per questi quattro ragazzi la carriera potrà regalare ancora molte gioie ed emozioni, perchè la strada è più dura quando stai puntando al cielo. Loro ci tengono a sostenere di essere diversi dagli altri ed è proprio questo il fattore che li rende così speciali. Ora non resta che aspettare di vederli nei palazzetti, nella speranza che anche il settore dei concerti dal vivo, l’unico che veramente (e colpevolmente) non è ancora ripartito, possa nuovamente riaprire i battenti.
Matteo Revellino
Crediti immagine di copertina: New York Times