La triste realtà di Baby Reindeer: l’80% delle vittime di stalking non denuncia

Da quando è stata pubblicata ad aprile, Baby Reindeer non ha fatto altro che attirare l’attenzione su di sé, portando milioni di spettatori incuriositi a conoscere l’oscura storia narrata da Richard Gadd (ideatore, creatore e attore della serie).

Basata su fatti realmente accaduti allo stesso Richard, la trama è incentrata sulle vicissitudini di Donny, barista e aspirante comico, che dopo aver fatto la conoscenza di Martha ne diviene vittima di stalking (per sapere altro clicca qui, noi di The Password non amiamo fare spoiler! 🙂 ).

La domanda sorge spontanea: quanto lo stalking è realmente un problema nella società contemporanea?

Definizione

Secondo il dizionario Treccani, con “stalking” si indica il “comportamento persecutorio tenuto da un individuo (stalker) che impone alla sua vittima attenzioni non gradite che vanno dalle telefonate, lettere, sms fino ad appostamenti, minacce, atti vandalici e simili.”

Ma quanto questo è realmente diffuso nel Bel Paese? 

Secondo il Rapporto Italia 2021commissionato da Eurispes circa 1 italiano su 10, nell’arco della propria vita, è stato vittima di stalking, e le persone maggiormente colpite sarebbero quelle di sesso femminile, con un’età compresa tra i 18 e i 24 anni (circa il 13% delle vittime).

In generale il 14% delle donne ne soffre, statistica che nel 2020 si attestava invece all’8,9% (contro circa il 4% degli uomini nel 2021 e al 6,8% dell’anno prima). Questi dati dimostrano che il fenomeno colpisce di più il gentil sesso rispetto alla controparte maschile, di cui i casi sono anche sempre più in diminuzione.

Gli stalker, 1 volta su 4, sarebbero gli ex partner, per lo più uomini (70% dei casi), altre volte  semplici conoscenti (13%) o amici (1 volta su 10), partner (circa 8% dei casi), o più raramente si tratterebbe di parenti (1 volta su 20).

Il vero dato allarmante

Nel 2023 le denunce per stalking sono state all’incirca 12 mila, nel 2022 invece più o meno 14 mila. Dati che rivelano come ogni anno, in Italia, più di 10 mila persone siano vittima di episodi di comportamenti persecutori. Ma il vero dato allarmante non è questo, bensì quello riguardante le denunce: l’86% delle vittime infatti non lo fa, rendendo le statistiche reali delle persone colpite un dato ancora abbastanza ipotetico.

Una vittima su due preferisce difendersi da sola, alcune volte neanche facendo qualcosa, bensì  aspettando che il proprio stalker in autonomia smetta di perseguitarli. Altre volte si tende invece a chiedere aiuto a parenti o ad amici (17% dei casi), prediligendoli rispetto all’intervento delle forze dell’ordine

Una vittima su cinque evita di uscire di casa da sola, alcune di loro smettono direttamente di uscire (isolandosi dal resto del mondo), per paura di incontrare il proprio persecutore.

Gli uomini sono statisticamente più restii a denunciare (tendenzialmente aspettano senza fare nulla per il 33% dei casi, rispetto al 21% delle donne che ne soffrono). La fascia di età più colpita (18 – 24 anni) è anche quella che più difficilmente denuncia: una vittima su dieci non lo fa.

Come ha influenzato l’era della digitalizzazione il fenomeno dello stalking?

L’era della digitalizzazione non ha aiutato a diminuire il fenomeno: ora anzi pare sia anche più facile che avvenga. Il“cyberstalking”, così chiamato, è differente rispetto alla sua forma più classica: tutto è più subdolo, celato, spazia dalla creazione di multipli profili falsi per spiare le proprie vittime, al mandare messaggi in anonimo nelle varie piattaforme social. Essendo online è più complicato rintracciare il colpevole e molto spesso quest’ultimo sfrutta gli stessi meccanismi dei social network a proprio favore (post, storie, foto taggate), per riuscire a spiare e sapere in ogni momento cosa stia facendo la propria vittima.

La notorietà non rende immuni a questo fenomeno, e anzi sembra aumentarne notevolmente il rischio, basti pensare a storie come quella con protagonista il Ceo di Apple Tim Cook, oppure il caso di stalking di Michelle Hunziker

I comportamenti persecutori nell’epoca contemporanea sembrano subire quasi un processo di normalizzazione, soprattutto nella narrazione portata avanti dai media, come se vivere il lato affettivo in modo morboso e possessivo fosse qualcosa di normale. Più che mai questi comportamenti mostrano la necessità di introdurre l’educazione sessuale e affettiva nelle scuole, per poter educare i più giovani a vivere in modo sano le proprie relazioni. Cresciamo prendendo come esempi da seguire modelli errati: magari celebrità, magari artisti, alcune volte anche i  nostri stessi genitori, finendo poi per sviluppare un comportamento tossico nel relazionarci con il prossimo.

Conclusione

Denunciare è il primo modo per potersi tutelare: la realtà dello stalking è più diffusa di quel che sembra e, a causa del processo di normalizzazione che ha reso “accettabile” l’essere “morbosi”, il  fenomeno si è radicato, con diverse sfumature, nei comportamenti e nelle abitudini del nostro relazionarci sociale

Lo stalker è un individuo che soffre di disturbi mentali, che ha problemi e che come tale deve essere aiutato e riabilitato. Per questo esistono percorsi di recupero adeguati al compito, che mirano a reintrodurre il reo nel vivere in modo civile nel rispetto della dignità sociale.

Per avere informazioni o richiedere aiuto, chiama il numero anti-violenza e stalking: 1522

Non si è mai soli, e non è mai troppo tardi per agire.

Octavio Moretto

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