Infestare i teatri e mostrare l’umanità: intervista a Marcello Spinetta e Christian Di Filippo – parte seconda  

  • Se si possono rivelare, quali sono i vostri prossimi progetti?

M = Christian ha un’ottima capacità di scrittura e sta realizzando un suo testo. Come compagnia, lavoreremo sulla riscrittura di un testo classico, non l’abbiamo mai fatto e ci interessa molto. Poi riprenderemo lo spettacolo di Robin Hood. Adesso stiamo aspettando di sapere come sarà la stagione futura di spettacoli, che si decide a giugno. Insomma, a breve vedremo cosa succederà.

  • Avete entrambi partecipato anche a progetti cinematografici e televisivi. Vorreste recitare di nuovo dietro a una macchina a presa?

C = A me il cinema non interessa molto. Serve un altro tipo di attenzione e non ho ancora sviluppato quella capacità. Sul set può capitare di fare una scena e di doverla ripetere dieci minuti dopo con la stessa prontezza, perché si doveva sistemare l’obiettivo. Invece, sul palcoscenico, la recitazione non viene interrotta. Il cinema è troppo veloce e io non sono un attore veloce, ho bisogno dei miei tempi. Ora ti dico che non ho interesse a farlo, ma perché non ho i mezzi, devo imparare.  

M = Io ne sono affascinato. Mi piacerebbe, al di là delle poche cose che ho fatto, lavorare in qualcosa di più grande. C’è stato un nostro insegnante, Claudio Morganti, che ha fatto un paragone che mi piace molto: “La recitazione teatrale e quella cinematografica sono come il tennis e il ping-pong. Non è detto che un bravo tennista sia un bravo giocatore di ping-pong e viceversa, sono due sport diversi. Cambiano le dimensioni, il linguaggio del corpo e le intenzioni”. Fare bene il cinema o la tv è difficile e mi rendo conto che devo ancora studiare per riuscirci. Penso che ci vorrò investire da qui a breve.

  • A livello artistico, qual è stato l’insegnamento più prezioso che abbiate mai ricevuto? 

C = Un regista mi ha trasmesso la capacità di pensare in scena. In scena, uno non è mai morto. A me piace fare i ruoli molto piccoli, perché sono quelli in cui pensi di più. Se si ha il pensiero giusto, in qualche modo ci si illumina. Per me, il pensiero in scena è fondamentale.

M = C’è un attore che mi piace molto – purtroppo non lo conosco personalmente – che si chiama Andrew Scott. In un’intervista ha detto: “Alla fine non bisogna mai dimenticarsi della componente di divertimento”. Il divertimento è la base da cui partire. Quando si fa uno spettacolo, nonostante ci siano l’ansia, la paura di sbagliare e il pubblico, se non si trova la propria chiave di divertimento, è meglio non salire sul palco. È importante ricordarsi che è un divertimento, oltre che un lavoro.

  • Se poteste lavorare con un/una regista, chi scegliereste? 

M = A me piace molto un regista di nome Xavier Dolan. Questo è proprio sognare in grande, lui è un regista internazionale, non succederà mai nella mia vita, anche perché si è ritirato. Mi affascina il fatto che fosse un ragazzo prodigio, a venticinque anni aveva vinto il Festival di Cannes con il film Mommy. Ha girato dei film dove c’è una forte componente teatrale. Secondo me, è stimolante lavorare nei suoi film perché sono incentrati sull’attore. Ci sono dei registi per cui è più l’effetto che conta; invece, lui realizza dei film semplici, però scritti proprio bene.

C = A me piacerebbe, se fossi un attore hollywoodiano, lavorare con Yorgos Lanthimos. È un regista che si affida molto agli attori, nonostante imponga la sua mano. Nei suoi film si vede il suo pennello, però credo che gli attori abbiamo un’ampia possibilità di gioco.

  • Prima che si apra il sipario, qual è l’ultima cosa che pensate?

C = Noi chiacchieriamo. È commovente il momento in cui si spengono le luci: cerco di guardarlo sempre fino alla fine, perché crea l’atmosfera non solo per me, ma anche per il pubblico. È la soglia che ti permette di entrare nell’altro mondo.

M = Ci parliamo per stemperare la tensione. Siccome durante lo spettacolo dobbiamo stare insieme, è un modo per rimanere connessi nel presente e in quello che facciamo.

C = Declan Donnellan, un regista con cui ho lavorato, sottolineava la differenza fra l’attenzione e la concentrazione. La concentrazione riguarda me, mentre l’attenzione riguarda il fuori. Se io sono concentrato, sono sordo al mondo esterno; se io sono attento, riesco a percepire tutti gli impulsi e a sfruttarli. Quindi, bisogna creare l’attenzione giusta, più che la concentrazione. Questo perché la concentrazione si può creare in ogni momento, basta fermarsi un attimo.

  • Avete dei riti scaramantici?

M = Io ho una crema che mi metto sotto il naso. Siccome è molto profumata e dura per tutto lo spettacolo, mi aiuta a non distrarmi. Se la mia mente vaga, ho un odore a cui attaccarmi.

C = Io mi vesto sempre mezz’ora prima dello spettacolo.  

  • Un messaggio a tutti gli aspiranti attori? 

C = Studiate tanto e divertitevi. È un mestiere che richiede un grandissimo impegno, ma allo stesso tempo una bella dose di gioco. Però, la prima cosa è l’impegno, servono studio e sacrificio.  

M = Avere pazienza e resistere. A volte, è una corsa a chi resiste di più, non a chi è più bravo. Ho avuto colleghi più bravi di me, ma alcuni si sono stancati di fare i provini. Non dovete stancarvi prima di arrivare. È dura, ma è bello. Bisogna insistere.

  • Chi è il vostro/a attore/attrice preferito/a? E quello/a che non vi piace?

C = Il mio attore teatrale preferito è Lino Musella, ha una forte capacità magnetica. Quello che non mi piace non te lo dico, perché ho paura che mi facciano le scarpe! Serve diplomazia, perché molti che non mi piacciono lavorano tanto.

M = Il mio attore preferito è Andrew Scott, sono in fissa, è bravissimo. Quello che non mi piace è Christian Di Filippo! Scherzo, Christian è il mio secondo attore preferito! Invece, per quello che non mi piace, non saprei. Magari vedi un attore che non ti piace in un progetto o in un ruolo. Ho visto attori bravi che soffrivano in certi spettacoli.   

C = Se devo dirne uno che non mi piace, sono io quando mi giudico.

  • Qual era il vostro sogno da bambini e qual è il vostro sogno ora?

C = A me piacerebbe avere un gruppo di lavoro con cui condividere esperienze, non solo artistiche, ma anche di vita. Il mio sogno da bambino era diventare calciatore. Però non ci sono mai riuscito, perché non ero bravo. Mi piace unire i due mondi, quello del calcio richiede una preparazione e una dedizione simili a quello del teatro.

M = Da bambino volevo fare il gelataio, perché al mio paese c’era un tizio che vendeva i gelati per strada e mi stava simpatico. Il mio sogno ora è recitare con Andrew Scott.   

Anna Baracco

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