Miti da sfatare sullo scoutismo

Lo Scoutismo è un movimento mondiale che raccoglie 38 milioni di bambini, giovani e adulti in 216 Paesi. Più specificatamente il termine “scout” si riferisce alle persone di sesso maschile, col termine “guide” si intendono le ragazze. Lo scoutismo e il guidismo sono un’ideale di vita ed hanno finalità educativa. Si dividono in due macro-organizzazioni: l’AGESCI (Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani) di matrice religiosa e il CNGEI (Corpo Nazionale Giovani Esploratori e Esploratrici Italiani) laica.

Lo scautismo nasce nel 1907 da un’idea del tenente generale inglese Robert Baden-Powell (chiamato affettuosamente da tutti gli scout del mondo B.P.) col principio di “formare fisicamente, moralmente e spiritualmente” i giovani, di “imparare facendo” soprattutto attraverso il volontariato. Esso abbraccia l’intera crescita dei ragazzi dividendoli per fasce d’età.

Dai 7-8 anni agli 11 i bambini vivono in un branco come Lupetti e Coccinelle. Gli educatori, i cosiddetti capi e i rover/scolte (ragazzi che si stanno formando), vengono chiamati col nome di un personaggio del Libro della Giungla. Di solito i capi riprendono le figure di Akela, il lupo capo branco, Bagheera, la pantera nera, Baloo, l’orso (solitamente assegnato all’assistente ecclesiastico), Kaa, il pitone delle rocce, Raksha, la mamma lupo, Fratel Bigio, il più grande dei fratelli lupi di Mowgli. I rover e le scolte solitamente prendono il nome di Ferao il picchio rosso, Ikki il porcospino, Mang il pipistrello, Rama il toro capo della mandria del villaggio vicino alla giungla, Mysa il capo dei bufali selvaggi. I bambini passano molto tempo all’aria aperta e devono portare a termine delle “prede”: si tratta di nuove abilità da imparare, che al primo anno di solito sono ad esempio sbucciare una mela, apprendere la Promessa e la Legge scout, saper fare una capriola. Vengono divisi in sestiglie, ovvero in gruppetti mescolati per età e sesso, così che ci sia cooperazione, ciascuna di un colore diverso.

Dagli 11-12 ai 16 anni i ragazzi entrano a far parte del Reparto come esploratori e guide. Si organizzano in squadriglie maschili e femminili, che prendono il nome di animali del posto. La squadriglia è una vera e propria famiglia: entri al primo anno in questo gruppetto e al quarto anno ne esci mutato (mentre le sestiglie nei Lupetti cambiano ogni anno). I ragazzi di questa età imparano a costruire cucine con dei pali, a cucinare sul fuoco, montare una tenda, leggere una cartina. La differenza principale dai Lupetti è quella che nel Reparto sono i ragazzi, sotto la supervisione dei capi, ad organizzare le attività in maggiore autonomia. Individualmente si fa un percorso in tre tappe: scoperta, competenza e responsabilità. I ragazzi hanno anche la possibilità di conquistare specialità e brevetti in diversi campi come guida alpina, cittadino del mondo, artista, mani abili, sherpa, cuoco ecc.

Dai 15-16 anni ai 20/21 si fa parte di un clan. Il gioco lascia spazio al confronto in discussioni riguardanti l’attualità, la religione, la crescita personale. Qui lo scout ragiona su quelli che sono i punti della strada: la relazione con se stessi, la relazione con Dio, la relazione con l’altro (amici, famiglia, gruppo di riferimento), la relazione con il mondo (la società nel suo complesso articolarsi). L’obiettivo è arrivare ad una scelta di fede e di servizio consapevole. Alla fine del percorso, infatti, se si decide di prendere la partenza (altrimenti si parla di saluto) si sceglie di essere scout a vita: il servizio associativo prepara la strada a entrare nel gruppo come capo, quello extra associativo comprende altre realtà di volontariato.

Per sfatare un mito bisogna prima sapere che cosa fa lo scout. Poi si può rispondere a una serie di domande-curiosità quali. . . Perché indossa un  fazzoletto al collo? Quello si chiama “promessa” o “fazzolettone” e i suoi colori sono diversi per ogni gruppo, è quindi il primo segno di appartenenza ad una comunità. Perché porta i pantaloncini corti anche d’inverno? Si tratta di pantaloni di velluto cotone, che in caso di pioggia rimane semi-impermeabile e permette libertà di movimento. L’uniforme (e non divisa, poiché unisce e non divide) di uno scout agesci è blu con la camicia azzurra, sotto la quale lo scout porta una t-shirt così da poterla togliere e non sporcarla quando lavora. Perché va sempre sulle montagne? La destinazione delle uscite varia molto da gruppo e dal periodo dell’anno: se i Lupetti sono soliti rimanere in strutture, il Reparto monta una tenda e in route di Clan ci si muove con lo zaino in spalla di giorno in giorno. Lo scout ama la natura e il miglior posto dove trovarla non è certo sempre il più comodo della città. Perché scegliere di fare lo scout? Lo scoutismo insegna indubbiamente a impratichirsi, l’arte di arrangiarsi e varie abilità manuali. Lo scout si diverte con i giochi di gruppo, i famosi roverino e palla scout, in cammino e provando esperienze di vario tipo (dalla escape room al rafting, dalla costruzione di una zattera al servizio nella comunità Sant’Egidio sotto il periodo natalizio). Lo scout, prima di tutto, è un modo di vivere: lo scout rispetta l’ambiente e la natura che lo circondano, applica il contenuto della Legge e della Promessa (che vi invito a leggere), c’è per la sua comunità e soprattutto conosce il valore del servizio perché “il miglior modo per essere felici è procurare la felicità agli altri” (B.P.).

Nicole Zunino

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