L’ANC perde alle elezioni in Sudafrica dopo 30 anni: il declino del partito di Nelson Mandela 

La fine dell’era democratica dell’ANC

Le recenti elezioni in Sudafrica hanno portato a delle novità importanti sul panorama politico e governativo del paese: il Partito del Congresso Nazionale Africano, il cui leader era Nelson Mandela, ha, dopo 30 anni di governo democratico, ottenuto soltanto il 40% di preferenze e 159 seggi, 42 in meno di quelli necessari per avere la maggioranza in parlamento. Si tratta di una notizia molto rilevante perché dal 1994, cioè dalle prime elezioni democratiche nel paese dopo la fine dell’apartheid, l’ANC aveva sempre governato da solo.

Una politica di controversie 

Gli analisti politici non considerano l’esito una sorpresa: già dalle scorse elezioni il partito aveva perso un po’ di consenso, poiché travolto da diversi problemi che non era riuscito a gestire, come la criminalità, i casi di corruzione al governo, l’economia, la fornitura dei servizi di base ai cittadini, uno dei tassi di disoccupazione più alti al mondo e l’incapacità di appiattire le differenze tra la popolazione bianca e quella nera, che continua ad essere colpita dal disagio economico.

“I sudafricani si aspettano che i partiti per i quali hanno votato trovino un terreno comune, superino le loro differenze e agiscano insieme per il bene di tutti. Questo è ciò che i sudafricani hanno detto”, ha dichiarato il presidente in carica Ramaphosa.

Se dovessimo analizzare la situazione del Sudafrica noteremmo come la maggior parte di questi problemi siano legati a leader incompetenti, che hanno approfittato della loro posizione per arricchirsi a discapito della popolazione. 

Anche le recenti elezioni si sono verificate attraverso lunghe ed estenuanti file, numerose difficoltà durante il voto, interventi depistanti sui social media e altri tentativi di manipolazioni: sono stati creati, infatti, moltissimi profili fake con l’intelligenza artificiale per pilotare le scelte elettorali.

“A volte ritornano”: Jacob Zuma e il suo nuovo partito

Il secondo partito più votato alle elezioni è stato Alleanza Democratica (AD) di ispirazione liberista, sostenuto soprattutto dalla minoranza dei bianchi, e ha ottenuto il 21,8%. Il presidente, John Steenhuis, ha dichiarato di aver nominato un team per avviare i colloqui con altri partiti con l’obiettivo di evitare una possibile alleanza tra ANC, Eff e Mk.

Il terzo partito è stato quello dell’ex presidente Jacob Zuma, deposto nel 2018 per corruzione. Zuma ritorna al governo con un partito fondato in sei mesi, rinominato MK (braccio armato dell’ANC durante i moti di disobbedienza) e ottenendo il 15% dei voti, danneggiando soprattutto l’ANC. Nonostante abbia ottenuto risultati migliori del previsto, Mk ha dichiarato che sta valutando la possibilità di impugnare i risultati in tribunale, a causa di discrepanze avvenute nel momento del conteggio: secondo il portavoce del partito Nhlamulo Ndhela, ci sarebbero stati degli episodi sospetti, come l’intervento di individui non identificati sul server di Telkom durante le operazioni di voto e presunte irregolarità su alcune schede elettorali. 

Il nuovo governo di coalizione 

Nel 30esimo anniversario della democrazia sudafricana dalla fine del regime di apartheid, il presidente del Sudafrica Ramaphosa ha proposto a tutti i partiti di opposizione di entrare a far parte del governo di unità nazionale, promettendo loro rappresentanza e ministri nel nuovo esecutivo.

Il 16 giugno il neo eletto parlamento sudafricano si è riunito per la prima volta, per trovare un accordo di governo ed eleggere il nuovo presidente.

Aspettative e timori

Ciò che si aspetta il popolo africano è un miglioramento delle infrastrutture, della formazione per garantire che tutti i cittadini abbiano le stesse opportunità e una migliore gestione delle risorse: ad oggi, infatti, il 7% dei bianchi sudafricani possiede il 72% dei terreni agricoli del Paese.

Il nuovo governo dovrà riuscire a dimostrare di essere in grado di creare un governo libero dall’influenza delle grandi famiglie (Oppenheimer, Rupert, Motsepe) e delle grandi major come la Anglo American Plc (diamante, rame, platino) o dalle banche come la China Development Bank e la Hong Kong and Shanghai Banking Corporation.

Una nuova era politica 

Il declino del sostegno all’ANC e l’emergere di nuovi partiti indicano l’inizio di un’era di maggiore competizione politica: la maturazione del sistema politico sudafricano è evidente. Gli equilibri tra vecchie e nuove forze politiche sono più incerti che mai e resta da vedere se l’ANC sarà in grado di adattarsi ai cambiamenti o sarà destinato a perdere sempre più consensi.

La democrazia è un percorso, non un modello definito, e ciò è particolarmente vero oggi, mentre l’Africa sta rivendicando un’autonomia crescente dall’influenza europea e occidentale. Lo stesso politico sudafricano Thabo Mbeki sosteneva che “la democrazia in Africa non deve essere un semplice scimmiottamento dei modelli occidentali, ma deve rispecchiare le realtà e le aspirazioni dei nostri popoli”. 

Serena Spirlì

Crediti immagine in evidenza: https://pixabay.com/it/photos/graffiti-nelson-mandela-mandela-1557778/

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