Nella patria dei sogni c’è chi vorrebbe mettere un freno alla libertà d’espressione degli insegnanti e dei bibliotecari scolastici, impegnanti in una lotta coraggiosa – ma molto spesso ad armi impari – contro le proposte di legge avanzate dagli esponenti politici della destra repubblicana sulla messa a bando di libri e testi scolastici ritenuti “inopportuni” o “sconvenienti”. Le cifre riportate dagli studi dell’American Library Association in collaborazione con Pen America, organizzazione no-profit per la difesa della Freedom of Speech, raccontano di un sistema educativo in balia della faziosità miope della politica: nel 2022 salgono a 1651 i libri censurati, un picco senza precedenti nella storia degli States a stelle e strisce. In trentadue stati federati, primo tra tutti il Texas, seguito dalla Florida e dalla Pennsylvania, parlare di razzismo, di sessualità o di identità di genere può costituire una motivazione di per sé valida per cancellare definitivamente il titolo di un volume dagli scaffali delle biblioteche e dai programmi scolastici.

Così, mentre l’ultraconservatore texano Ron DeSantis, in pista alle primarie repubblicane del 2024, bandisce 54 manuali di matematica su 132 poiché contenenti “contenuti socio-emotivi” e “politici”, Rob Standride, autore di una proposta di legge pro-censura dei testi a tema LGBTQ+ dell’Oklahoma, dichiara che il sistema educativo americano “non è la sede adatta a lezioni morali che dovrebbero essere lasciate ai genitori e alle famiglie”. Per questi difensori a spada tratta della libertà di scelta, cancellare interi capitoli della storia statunitense dall’insegnamento scolastico non è una contraddizione: l’obiettivo perseguito dai legislatori texani è, in primo luogo, quello di minimizzare i riferimenti alla schiavitù, alla discriminazione e alle violenze subite dai messicani contenuti nei libri di testo.
Il 40% dei libri proibiti ha una trama incentrata sulla storia di personaggi neri. Non stupisce, quindi, che in cima alle classifiche dei romanzi più censurati ci sia “The Bluest Eye”, il grande capolavoro di Toni Morrison, la prima donna nera vincitrice del premio Nobel per la Letteratura nel 1993. La protagonista del libro è una ragazza nera dell’Ohio del 1940, che non accetta il colore della propria pelle e che sogna di avere gli occhi blu, come le sue coetanee bianche. Una sorte molto simile è toccata a “Gender Queer” di Maia Kobabe, vietato in 41 distretti e a “All Boys Aren’t Blue” di George M. Johnson, due capisaldi della letteratura LGBTQ+.
Un altro caso che ha fatto scalpore riguarda la censura, stabilita dal consiglio scolastico della contea di McMinn, di “Maus” di Art Spiegelman, un romanzo a fumetti sull’Olocausto acclamato dalla critica, tanto da ricevere, nel 1992, il premio Pulitzer. “Maus”, divenuto celebre per la scelta di rappresentare gli ebrei come topi e i nazisti come gatti, narra la vicenda di Vladek Spiegelman, padre dello scrittore e superstite polacco alla Shoah. Per la giuria il romanzo non risulta adatto a un pubblico di studenti della terza media, a causa dei frequenti riferimenti alla nudità, alla violenza e al suicidio. Non senza un velo di amara ironia, Spiegelman ha dichiarato in una recente intervista: «Leggendo quel verbale mi è sembrato che i membri del consiglio scolastico si chiedessero: “Perché non si può insegnare un Olocausto più carino?!”». Ad essere travolti dall’ondata di censure sono stati anche alcuni dei grandi classici della letteratura americana ed europea: non si salvano “Mattatoio n°5” di Kurt Vonnegut, “1984” di George Orwell, “L’alchimista” di Paul Coelho, J.D. Salinger, Haruki Murakami e una versione illustrata del “Diario” di Anna Frank, proibita in una scuola texana.

Inoltre, l’American Library Association ha precisato in più frangenti come questo sia un fenomeno sistemico, quasi mai frutto della manifestazione spontanea di preoccupazione da parte dei genitori. Secondo un’inchiesta svolta dal New York Times, le liste dei libri che oggi vengono censurati sono state elaborate a tavolino da gruppi ultraconservatori, vicini al partito repubblicano, come, ad esempio, “Moms for Liberty” e “No Left Turn in Education”. L’amministratrice delegata di Pen Suzanne Nossel ha affermato a tal proposito: “Sebbene si pensi che i divieti siano opera di singoli cittadini preoccupati, il nostro rapporto dimostra che l’ondata odierna di divieti rappresenta una campagna coordinata per la messa al bando dei libri, portata avanti da organizzazioni di difesa sofisticate, ideologiche e dotate di buone risorse”.
Micol Cottino