I 50 anni di “The Dark Side of the Moon” dei Pink Floyd: un viaggio interiore sul lato oscuro della Luna

Il 23 marzo del 1973 la casa discografica inglese Harvest Records pubblica The Dark Side of the Moon dei Pink Floyd, un successo epocale destinato ad entrare nella hall of fame del rock. Una rivoluzione musicale che, a distanza di cinquant’anni dalla sua nascita, non ha perso un colpo in quanto a vendite e ascolti, guadagnandosi un posto d’onore nel cuore della critica e, soprattutto, degli ascoltatori comuni. “Un’istanza di empatia politica, filosofica e umanitaria”, dichiara il bassista Roger Waters in un’intervista, “che chiedeva disperatamente di venire fuori”.

Non si riesce a spiegare il successo tanto duraturo di quest’album se non ritornando, con la mente, nella Londra di quel marzo del 1973, tra i nastri di registrazione e i cavi audio degli Abbey Road Studios. Dopo il discreto successo di Meddle nel panorama della musica underground inglese, Roger Waters, al basso, David Gilmour, alla chitarra, Richard Wright, al piano e Nick Mason, alla batteria, puntano decisamente più in alto: abbandonata da tempo “quella noiosa musica psichedelica” che aveva caratterizzato il sound Pink Floyd negli anni Sessanta – in gran parte frutto del gusto di Syd Barrett, ex-leader della band e vittima di un violento crollo psichico dovuto all’uso smodato di stupefacenti allucinogeni – il quartetto concepisce un concept album organico, che ruota attorno al tema dell’“oscurità”, da identificarsi con tutti quegli aspetti della vita che sfuggono al controllo razionale dell’uomo.

Crediti immagine: https://guitar.com/guides/essential-guide/pink-floyds-greatest-guitar-moments-ranked/

Dopo lo sbarco dell’uomo sulla Luna il 20 luglio del 1969, non resta, dunque, che un solo viaggio da compiere, forse ancora più difficile del precedente: in un equilibrio perfetto tra parola e musica, i Pink Floyd accompagnano l’ascoltatore attraverso i meandri più reconditi dell’interiorità umana, alla ricerca dell’orrido, dell’inconfessabile, che resta nascosto sul lato oscuro della Luna.

Così, tra le note dei 42.57 minuti di The Dark side of the Moon, che si apre e si chiude con il suono del battito cardiaco, simbolo sia dell’ineluttabilità del tempo che della forza del soffio vitale, emergono la paura dell’invecchiamento, del diverso, dell’alienazione mentale, della morte, forze che collidono tra loro in uno spettacolare conflitto cosmico.

Da un punto di vista tecnico, l’inserimento di suoni “quotidiani” in sottofondo – si pensi alla risata in Breathe, all’iconico ticchettio della sveglia in Time o al rumore del registratore di cassa in Money – è stata una geniale trovata di Nick Mason che, per quanto concerne le voci umane, ha deciso di intervistare alcuni dei tecnici presenti in studio e di inserire sul nastro le loro risposte più spontanee e originali. Alla domanda: “Sei pazzo?” l’uscere degli Abbey Road Studios risponde serafico: “I’ve always been mad, I know I’ve been mad, like the most of us… Very difficult to explain why you’re mad, even if you’re not mad…”.

L’uomo che rifiuta i propri fantasmi nasconde ogni fragilità dietro a gigantesche mura di difesa, incapace di riconoscere, tra le tante costruzioni effimere della società (il successo, il denaro, la carriera), ciò che conta davvero nella vita. Quando suona finalmente la sveglia dell’orologio e l’individuo si rende conto del tempo perduto inutilmente, è troppo tardi: “la canzone è finita”, scrive Waters in Time, proprio quando si pensava “di avere qualcosa di più da dire”. Non resta che accettare la morte, processo lungo e tortuoso che i Pink Floyd affidano al commovente assolo della cantante Clare Torry sulle note del pianoforte di Wright in The Great Gig in the Sky.

Crediti immagine: https://mixdownmag.com.au/features/gear-rundown-pink-floyds-dark-side-of-the-moon/

L’inconfondibile stile del Waters paroliere emerge prepotentemente in Us and Them, canzone che originariamente avrebbe dovuto essere inclusa nel film Zabriskie Point di Michelangelo Antonioni, che decise all’ultimo di scartarla. Al di là della riflessione di matrice socialista sulla guerra e sulla sopraffazione esercitata dai ceti benestanti sui meno abbienti, traspare una ferita ancora aperta nel cuore del bassista: il trauma causato dalla morte precoce del padre di Roger Waters, deceduto il 18 febbraio 1944 durante lo Sbarco di Anzio, diventerà un motivo quasi ossessivo del repertorio floydiano.

Micol Cottino

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5 commenti Aggiungi il tuo

  1. Giuseppe Acquaro ha detto:

    Album eccezionale .
    Ha accompagnato molti bei momenti di serenita’ nella mia vita( sopratutto viaggi notturni.

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    1. Micol Cottino ha detto:

      Grazie per il commento! Concordo, i Pink Floyd sono come piccoli spiritelli magici che tengono compagnia la sera… Non potrei vivere senza.

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  2. Madame bovary ha detto:

    Un album bellissimo ma troppo sopravvalutato!

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    1. Micol Cottino ha detto:

      Grazie mille per aver letto il mio articolo 🙂
      Ammetto di non essere un arbitro imparziale: per una fan sfegatata del soft rock come me, “The Dark Side of the Moon” è praticamente la Bibbia! Oltre un certo limite, la musica è tutta una questione di gusti personali (menomale!) 😉

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