Lavorare con l’Intelligenza Artificiale: utopia o realtà?

L’Intelligenza Artificiale è un fenomeno che non possiamo più ignorare e di cui è necessario informarsi, per capire come il mercato del lavoro cambierà nel prossimo futuro e orientare di conseguenza le nostre scelte da studenti e non solo.

Secondo Repubblica,

“In Italia il mercato dell’IA ha raddoppiato il proprio valore negli ultimi due anni e nel 2021 il fatturato ha superato i 380 milioni di euro (+27%).”

Repubblica

Il 53% delle aziende medio grandi italiane ha dichiarato, inoltre, di aver avviato almeno un progetto basato sull’Intelligenza Artificiale.

Per Intelligenza Artificiale (IA) si intende la capacità di un computer di elaborare ragionamenti tipici della mente umana. Gli obiettivi dell’utilizzo dell’IA nel lavoro sono l’automatizzazione le attività intellettuali, l’aumento della produttività, la possibilità di prendere decisioni intelligenti e di fornire soluzioni adattive a problemi complessi.

Negli ultimi dieci anni, l’Intelligenza Artificiale ha fatto passi da gigante: abbiamo assistito alla nascita dell’Intelligenza Artificiale Generativa (AGI) che si basa su architetture complesse dette transformer, ossia modelli che mimano l’attenzione cognitiva e il comportamento di un essere umano. 

L’utilizzo di queste tecnologie ci permette di avere risultati indistinguibili da quelli che una persona può realizzare, e per certi versi anche dalle performance migliori.

Questo non ci deve spaventare, ma farci comprendere come le macchine si stiano sempre più adattando ai nostri comportamenti e capire come queste possano essere integrate nelle nostre vite quotidiane, per permetterci di concentrarci sulle attività realmente importanti e che richiedono maggiore sforzo cognitivo.

Ecco quindi una carrellata di alcuni dei settori in cui le Intelligenze Artificiali Generative potranno trovare applicazione nel breve futuro e alcuni esempi virtuosi di startup e aziende che stanno sondando il terreno verso nuovi modi di fare impresa.

  • Data Science. Gli “scienziati dei dati” sono, come li descrive SAS, “in parte matematici, in parte esperti di computer e in parte scopritori di tendenze”. Sono una nuova generazione di esperti di dati analitici che analizzano i dati per comprendere comportamenti, tendenze complesse, scoprire gli insight nascosti e aiutano le aziende a prendere decisioni di business più intelligenti. Le grandi aziende come Netflix hanno già compreso questo fenomeno, applicandolo direttamente ai loro servizi: un sistema di intelligenza artificiale, infatti, analizza i dati sui modelli di visualizzazione dei film della nota piattaforma di straming per capire cosa guida maggiormente l’interesse degli utenti. L’azienda utilizza questi dati per prendere decisioni riguardanti la produzione di contenuti originali. 
  • Medicina e Salute. Nel settore sanitario si stanno sperimentando nuove attrezzature che permettono di registrare e analizzare attraverso algoritmi di intelligenza artificiale i dati biometrici dei pazienti. Non solo analisi: nel settore del fitness si pensa già di usare l’intelligenza artificiale per offrire alla persone un servizio di personal training sviluppato da algoritmi di IA. Un esempio tutto italiano è PatchAI, una startup fondata nel 2018 a Padova che ha sviluppato un assistente virtuale per ircordare ai pazienti quando è il momento di prendere i farmaci o di iniziare trattamenti medici specifici. L’applicazione è inoltre in grado di monitorare la salute del paziente raccogliendo dati sull’efficacia delle cure.
  • Cybersecurity. L’aumento della presenza online di dati preziosi, modelli di apprendimento delle macchine e di codice di programmazione ha bisogno di una protezione specifica: per questo motivo gli specialisti di Cybersecurity legati all’Intelligenza Artificiale saranno nel futuro tra le professioni più richieste sul mercato. Secondo Glassdoor, oggi In Italia sono circa 1600 le persone che ricoprono questo ruolo, ancora troppo poche per soddisfare l’enorme richiesta del settore. 
  • Informazione. Il settore è in forte crisi, danneggiato in parte da un processo di notiziabilità che confligge con quello proposto dagli algoritmi dei social media. È proprio qui che l’intelligenza artificiale si interpone, selezionando e personalizzando l’esperienza dell’utente per far sì che possa accedere a un’informazione sempre più personalizzata e allineata con le aspettative e i temi che il lettore preferisce, e sarà qui che i futuri professionisti dell’informazione troveranno lavoro. Recentemente LinkedIn ha annunciato di voler implementare gli “Articoli Collaborativi”, ovvero degli spunti generati da un’Intelligenza Artificiale che inizierà a scrivere articoli su determinati temi, per coinvolgere successivamente esperti di quell’ambito a collaborare nella stesura e nell’arricchimento dei contenuti. 

Le opportunità sono tante, sta a noi cogliere quali possono essere quelle che più possono fare al caso nostro. 

Lavorare con l’Intelligenza Artificiale è diventato possibile, ma è necessario comprendere che questa non deve in alcun modo sostituire l’intervento umano, bensì accompagnarlo: solo così il lavoro potrà generare davvero un considerevole valore aggiunto alle imprese e alla società in generale.

Erika Bruno

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