“La psicoterapia: un viaggio dai confini non sempre definiti”, le parole della dott.ssa Noemi Fratantoni

Ancora oggi è molta la disinformazione che avvolge il mondo della psicoterapia: c’è chi pensa che la figura dello psicologo e dello psicoterapeuta sia la medesima, o chi ritiene che andare in terapia sia sinonimo di non avercela fatta o di avere patologie mentali.

La scelta di andare in terapia è invece un atto di grande forza di volontà che può solo aprire porte all’affascinante scoperta di sé stessi.

È proprio la professionista Noemi Fratantoni, Psicologa e Psicoterapeuta ad orientamento Cognitivo Costruttivista, Esperta in Psicologia Giuridica ed in Psicodiagnostica Clinica e Forense, a raccontarci l’incredibile viaggio che la psicoterapia rappresenta.

Cos’è la psicoterapia? 

La psicoterapia (“cura dell’anima”) è un trattamento che mira ad aiutare le persone che sperimentano una vasta area di problematiche (difficoltà emotive, momenti di crisi o di sofferenza, disturbi psicologici, ecc), ma anche coloro che desiderano imparare a conoscersi per essere più consapevoli di alcuni aspetti di sé, per migliorare il proprio benessere e l’adattamento generale. 

Si può pensare alla psicoterapia come ad un viaggio dai confini non sempre definiti. Un viaggio d’esplorazione e di scoperta del proprio mondo interiore. Un percorso dove è possibile essere ascoltati e non solo sentiti, in cui è possibile dare voce ad esperienze emotivamente intense e dove poter instaurare una relazione di alta qualità (un’esperienza emotiva correttiva), in un contesto caratterizzato da rispetto, fiducia, accoglimento e comprensione. È, dunque, un percorso di crescita ed evoluzione personale

Qual è la principale differenza tra il ruolo di psicologo e quello di psicoterapeuta? 

Sia lo psicologo sia lo psicoterapeuta sono figure professionali orientate alla cura del disagio psichico, pertanto sono “compagni di viaggio”

Lo psicoterapeuta è l’unico abilitato a fare psicoterapia, ossia a trattare disturbi psicopatologici. Inoltre utilizza con maggiore competenza le specifiche tecniche terapeutiche di intervento, che variano in base al modello teorico di riferimento (cognitivo-comportamentale, sistemico-familiare, costruttivista, psicoanalitico, funzionale-corporeo, breve strategico, umanistico, ecc). 

Lo psicologo è laureato in psicologia, ha svolto un tirocinio professionale di un anno, ha superato l’Esame di Stato per l’abilitazione professionale e si è iscritto all’Albo Professionale dell’Ordine degli Psicologi (Sez. A). 

Per conseguire la specializzazione in psicoterapia occorre essere o psicologo o medico. Il percorso formativo per diventare psicoterapeuta è più lungo e prevede la frequentazione di una scuola di specializzazione in psicoterapia, della durata di almeno quattro anni, riconosciuta dal MIUR (Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca). 

Perché, secondo lei, è utile e funzionale rivolgersi ad un professionista e perché bisognerebbe farlo? 

La psicoterapia non è solo una possibilità di intervento su un disagio, ma anche una grande opportunità di crescita, un processo di comprensione di sé stessi, di come si dà significato alla realtà e alla propria intimitàRivolgersi ad un professionista è una scelta di salute e un investimento sulla cosa più importante: la propria persona. È un atto di autentica responsabilità verso sé stessi, prima ancora che verso i nostri cari. 

Il terapeuta ha l’importante ruolo di guida e di esperto conoscitore dei processi di pensiero, della sfera emotiva, relazionale e comportamentale. Fare terapia non è come confidarsi con un caro amico. Il terapeuta ascolta con empatia e professionalità, ma non si limita a questo: non dà consigli e non fornisce soluzioni, bensì pone le domande giuste affinché il paziente possa trovare da sé le risposte. Favorisce con le parole i processi di cambiamento e aiuta a vedere le cose da un altro punto di vista, senza giudicare.

Andare dallo psicoterapeuta o dallo psicologo va bene per tutti? 

Andare da uno psicologo o psicoterapeuta non è riservato solo a chi è affetto da patologie mentali, può essere un’ottima risorsa per tutti. Per molte persone spesso non è solo utile, ma necessario. Per altre non è obbligatorio, ma potrà di sicuro giovare alla propria salute mentale ed emotiva. Siamo umani, nessuno è invincibile o perfetto, pertanto la psicoterapia si propone come una risorsa per aiutarci. 

Quali sono le domande più frequenti a cui uno psicoterapeuta è sottoposto? 

Cosa posso fare per stare meglio? Come posso risolvere i miei problemi? 

Come posso gestire la mia ansia? Come posso fare per rilassarmi? Cosa posso fare per non pensare? Cosa posso fare per liberare la mia mente da pensieri e preoccupazioni? 

Tornerò ad essere come prima? 

Quanto dura un percorso psicologico? Quanto tempo ci vorrà per stare meglio? Quanto sarà lunga la terapia? 

Altre persone hanno i miei stessi problemi/malesseri? 

Quali sono i maggiori benefici di un percorso di psicoterapia? 

La psicoterapia produce cambiamenti reali in noi stessi, nel nostro modo di sentire e pensare, nella modalità di rapportarci agli altri, con riscontri sul piano neurofisiologico ed effetti diretti sul cervello. 

Con l’avvento delle neuroscienze e di strumenti di neuroimaging funzionale (PET, SPECT, ecc) è stato possibile dimostrare come la psicoterapia determini modifiche delle funzioni cerebrali in pazienti con disturbi di varia entità (disturbo da panico, fobia specifica e sociale, disturbo post-traumatico da stress, disturbo ossessivo compulsivo, disturbo depressivo, disturbi di personalità, ecc). 

Attraverso un lavoro terapeutico si evolve e si sta meglio, si può migliorare la propria vita emotiva, si apprendono nuovi modi di pensare e di comportarsi, si sviluppa la capacità di risolvere i problemi in modo efficace (problem-solving), si potenziano le proprie risorse e si fa esperienza di un nuovo modo di relazionarsi con l’altro. 

Cosa direbbe a coloro che reputano superfluo andare dallo psicoterapeuta o riservato solo alle persone con problematiche mentali? 

Sono ancora tanti gli stereotipi e i pregiudizi connessi alla figura di un professionista della salute mentale. 

Se proviamo dolore in una parte del corpo ci rivolgiamo ad un medico, se la nostra auto non funziona la portiamo dal meccanico, se la nostra capacità di pensare ha bisogno di essere potenziata leggiamo un libro o andiamo a scuola. Di conseguenza, se nella propria sfera emotiva e relazionale si sente che qualcosa non va o si hanno difficoltà nella gestione di certe situazioni, ci si può rivolgere al professionista che si occupa di salute mentale ed emotiva. 

Direi: “I dubbi sono leciti. Bisogna conoscere bene le cose per poterle comprendere a pieno. Per fare questo bisogna darsi la possibilità di conoscere. Potremo fare un tentativo mettendo da parte per un po’ questa credenza e darci la possibilità di conoscere e valutare l’utilità della terapia solo dopo averne fatto esperienza diretta. Ciascuno può scegliere per sé e sospendere in qualunque momento lo voglia, senza vincoli.” 

Riservarsi un tempo e uno spazio per sé non deve essere inteso come un obbligo, bensì come un’opportunità, un vantaggio. 

Perché ha scelto di fare questo lavoro e cosa la appassiona di più? 

Scegliere e svolgere questa professione mi ha permesso di fondere l’essere con il fare. 

Essere disponibile all’ascolto, fornire aiuto agli altri nei momenti di difficoltà, provare empatia e sensibilità verso le storie e i racconti altrui, mostrare “presenza” nelle relazioni e attenzione ai bisogni degli altri, essere propensa alla collaborazione, sono caratteristiche che hanno contraddistinto la mia personalità fin da giovanissima. 

Inoltre, aver vissuto dei momenti di sofferenza e aver riportato delle ferite interne, ha maggiormente alimentato in me il desiderio di esserci per l’altro e aiutarlo, partendo appunto dalle mie esperienze. Le ferite personali spesso portano ad offrire all’altro la parte più autentica di noi: quella che ha percorso la sofferenza, ma che ha saputo riemergere. 

Credo profondamente nel potere della relazione e delle parole come strumento di cura e di cambiamento e ritengo si possa considerare un privilegio poter svolgere questa professione. Accogliere i racconti di una persona, a volte delicatissimi e carichi di intensità emotiva, storie inedite e talvolta inconfessabili. Scegliere di condividere informazioni ed emozioni profonde con una figura che si considera di fiducia e in un luogo che si ritiene sicuro. Poter custodire questi racconti e restituirli arricchiti di comprensione e più liberi dal giudizio. 

Leggere al di là delle parole e scoprire quanta ricchezza risiede nel non-detto, negli sguardi che urlano e nel corpo che parla e che invia messaggi che hanno bisogno di essere decodificati. 

La terapia è un’occasione di scambio e di crescita reciproca. Ogni incontro è un dono. Lavorare con e per gli altri può arricchire: attraverso l’esplorazione dell’altro si possono scoprire delle parti del proprio io che non si conoscono.

Martina Grasso

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