A Te.
Sì, proprio a Te, che stai leggendo, è dedicato questo articolo, questa lettera.
A Te che sei persona, essere umano dotato di corpo, di mente, ma soprattutto di anima: ti fermi mai a sentire la consistenza dei tuoi sentimenti? Di quali colori si tingono e quali potenzialità essi potrebbero sprigionare?
Lo so, non è facile. Ma ci hai almeno provato? Ora, ad esempio, cosa provi?
Potresti rispondere “rabbia”, “amore”, “fastidio”, “noia”, ma anche “tutto” o “niente” ed è questa la scoperta di se stessi: essere liberi di compiere un viaggio che può portare a tante risposte, tutte accettabili, tutte ammissibili.
Scoprirsi significa anche sperimentare, procedere per tentativi, sbagliare e rialzarsi oppure starsene coricati o rannicchiati sul fondo per assaporare la visuale di cui si ha bisogno, in quell’istante. È una questione di punti di vista e di scelte.
Scoprirsi è scegliersi, capire quale vestito vogliamo indossare ogni giorno, guardandoci negli occhi, assaporando la nostra pelle, ascoltandoci e respirando.
Ti piaci o no?
Non importa.
Siamo così abituati a sommergerci di valutazioni e di critiche che, sotto a questo marasma di voti, difetti e insoddisfazioni, fatichiamo a respirare e finiamo per soffocare la nostra essenza, sempre più repressa.
I numeri stanno sopra ogni cosa, in tutti i sensi: dobbiamo possederli in termini professionali, è bene che si ingigantiscano sul conto in banca e che, al contempo, si ridimensionino rispetto agli stampi estetici che ci vengono costantemente somministrati. È un mondo di dati, algoritmi, di stime e di percentuali, ma anche di misure e di confronti, talvolta distruttivi. Ma hai mai pensato che anche il tuo cuore palpita seguendo un grafico che determina la tua vita? Ci pensi alla quantità di azioni che il tuo corpo sta compiendo adesso? E chissà quante volte hai sbattuto le ciglia dal momento in cui hai aperto il tuo sguardo sul mondo!
So che i numeri spesso possono spaventare, ma essi esistono e, se ci pensi bene, tutto è quantificabile e, dunque, enumerabile. La parte interessante è capire quale sia il tuo “tutto” e, di conseguenza, scoprire, ancora, i centimetri della tua esistenza e ponderarla sulla tua unità di misura. Io, ad esempio, ho scelto, da qualche anno, di calcolare la mia vita una musica dopo l’altra. Quando la professoressa noiosa avvia la lezione, scandisco le ore con il “Rondò alla turca” di Mozart, e mentre viaggio in treno, mi lascio sorprendere dalle colonne sonore di Hans Zimmer. La musica alleggerisce il tempo per me, ma conosco chi fa dello sport il filo conduttore delle proprie giornate o chi si misura rispetto alle nuove uscite cinematografiche.
Scoprirsi è denudarsi del peso che ci opprime e che ci vincola a posti che non abbiamo scelto e ai quali non apparteniamo.
Scoprirsi è specchiarsi e trovarsi, senza per forza qualificarsi. È stringersi tra le proprie braccia per capire, ancora una volta, che di quel corpo c’è traccia e che quella traccia assume la forma che tu le attribuisci, secondo l’unità di misura che hai creato o che sicuramente creerai, per te.
A te,
Dedico questa riflessione, perché meriti di vivere la libertà di esprimere la tua verità, scagionandola dai pesi delle misure che, fino ad ora, ti sono state imposte.
Ti auguro di trovare l’abaco con cui conterai gli aneli di vita e non le costrizioni imposte.
Ti auguro di scoprirti, sempre di più.
Alessia Congiu