FOMO: la paura dell’offline

Un tempo avere del tempo libero significava solo una cosa: spensieratezza. Leggere un libro, giocare con gli amici, fare una passeggiata erano attività esclusivamente dedicate a svuotare la mente e distrarsi da impegni e problemi quotidiani. Ebbene, con l’avvento e il rapido sviluppo delle nuove tecnologie, questa magia dell’isolarsi da tutto e tutti è andata sempre più scemando, lasciando spazio a una nuova paura: la FOMO.

FOMO sta per Fear Of Missing Out, la paura di perdersi qualcosa, rimanere indietro, di restare isolati ed esclusi. In verità se n’è cominciato a parlare già nel 1996, quando l’esperto di marketing Dan Herman identificò il fenomeno per la prima volta, considerando la paura del restare tagliati fuori un’indole intrinseca alla stessa natura umana, ma esasperata dall’avvento della telefonia mobile, della messaggistica e poi dalla nascita dei social network. Successivamente, nel 2004, l’autore Patrick McGinnis coniò il termine e lo rese popolare, descrivendo il fenomeno in un articolo nella rivista Harbus della Harvard Business School: al fianco della FOMO, individuò la FOBO – Fear of Better Option – che si riferisce alla paura, diffusa soprattutto tra adolescenti e giovanissimi, che esista sempre un’opzione migliore di quella che si ha davanti e per cui spesso ci si rinuncia.

Dal punto di vista scientifico la FOMO è una forma di ansia sociale relativa alla paura che gli altri stiano vivendo delle esperienze molto più interessanti e soddisfacenti delle nostre, che ci porta a voler controllare ripetutamente la bacheca di Instagram, TikTok, Facebook, anche in momenti in cui stiamo facendo tutt’altro – avete presente quando state studiando e vi viene l’impulso di aprire i social network e vedere cosa fanno gli altri?
Oltre a essere un comportamento volontario e consapevole, spesso la FOMO è un qualcosa di inconscio, impulsivo, per il quale non riusciamo a trattenerci dal controllare eventuali notifiche che potrebbero essere arrivate in quei cinque, dieci o venti minuti di assenza: questo genera e alimenta uno stato di ansia, che riusciamo ad alleviare unicamente utilizzando il nostro smartphone.

Le cause della FOMO vanno rintracciate, secondo Andrew Przybylski – maggiore studioso del fenomeno –, nel tentativo da parte degli esseri umani di soddisfare alcuni dei loro bisogni, come quello di sentirsi capaci di influenzare il proprio ambiente e soprattutto di percepirsi in relazione con gli altri. La FOMO è anche associata a alti livelli di depressione, ansia sociale e un uso problematico del proprio smartphone.
Oltre a ciò, enorme importanza hanno i social media e il ruolo preponderante che hanno acquisito e tutt’ora stanno acquisendo nelle nostre vite: nei propri profili ognuno cerca di pubblicare il meglio di sé e di ciò che si sta facendo (pubblicare il luogo in cui si passano le vacanze, un video in cui ci si diverte con gli amici o una foto in posa) e chi osserva ha la costante sensazione di essere inferiore, di non divertirsi quanto gli altri e di non fare niente di bello nel proprio tempo libero. Ed è qui che si sviluppa un circolo vizioso: più si passa il tempo a scrollare le bacheche dei propri social network, più si spreca il proprio tempo libero che si potrebbe passare facendo tutt’altro e provando a staccare la mente.

La FOMO ha ovviamente degli effetti negativi su chi ne soffre. Oltre all’aumento delle distrazioni durante lo studio o sul posto di lavoro, che portano a un calo del proprio rendimento, chi soffre di FOMO vive un abbassamento dell’autostima, stati di solitudine e noia: le persone si lasciano talmente tanto sopraffare dalla necessità costante di essere aggiornati su tutto e su tutti, che perdono padronanza della propria vita e delle proprie esperienze; perdono consapevolezza delle proprie potenzialità e capacità; vivono effetti negativi sulle proprie relazioni sociali.

Gestire la FOMO è possibile partendo semplicemente dal limitare l’uso spasmodico dei social network, disattivando le notifiche quando si è a tavola o impegnati con lo studio o con il lavoro, impostando un timer per l’utilizzo del proprio cellulare o di app specifiche. Passare il proprio tempo libero leggendo un libro o facendo una passeggiata, riduce di gran lunga lo stress e ci permette di riempire la mente di pensieri positivi, che a lungo andare andranno a sostituire l’ansia e la paura. In casi più gravi, se la FOMO dovesse essere estremamente invalidante, è sempre consigliata la terapia cognitivo-comportamentale, che permette di aumentare la consapevolezza dei propri pensieri negativi e di imparare a gestire stati di ansia e stress.

In conclusione, è importante capire che non è possibile essere dovunque sempre e che ciò che viene mostrato sui social network è sempre una sola delle due facce della medaglia: per conoscere davvero gli altri, le loro esperienze e il loro vissuto, non ci si può affidare a qualche post o storia pubblicata sui social. La vita vera è là fuori, e piano piano ci si accorge che è molto meglio di quella virtuale.

Maria Vittoria Onnis

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