Lotta a suon di “strilloni”: lo sciopero che mise in difficoltà il giornalismo americano

Notizie “urlate” del passato e del presente

Oggi disponiamo di diversi modi per accedere alle notizie : possiamo andare in edicola per comprare la copia del giornale che preferiamo, consultare le numerose versioni online delle maggiori testate nazionali ed internazionali, o semplicemente scrollare le varie immagini e virgolettati proposti dalle pagine social dei giornali. Un altro mezzo molto popolare, soprattutto tra i più giovani, è sicuramente Twitter: la sua popolarità è forse dovuta al fatto che si ha la percezione di ricevere le notizie in tempo reale, dovunque ci si trovi, e anche perché richiede uno scarso tempo di lettura. Sulla nota piattaforma, il ciclo di vita di una notizia è molto breve: per qualche ora non si parla che di un determinato tema, che però è destinato a scomparire poco dopo. Accedere a Twitter, potrebbe essere paragonato a quello che si sarebbe sentito camminando nei centri delle maggiori città nordamericane dalla fine dell’Ottocento agli inizi del Novecento: persone che urlano titoli di notizie, spesso scandalistici, che intrattenevano per  una giornata, per poi cambiare rapidamente il giorno dopo.

Gli strilloni

Coloro che si occupavano della diffusione delle notizie “in stile Twitter” erano i cosiddetti “strilloni” o “newsboys” , bambini provenienti da famiglie povere o spesso orfani, che si guadagnavano da vivere vendendo i giornali, che acquistavano a 50 cent l’uno, per poi rivenderli a prezzi più alti. Benché non fossero direttamente assunti dalle testate giornalistiche, il loro contributo era essenziale alla vita del giornale, in quanto permettevano una vendita rapida ed efficace delle copie pubblicate. La storia degli strilloni e quella del giornalismo sono strettamente collegate: alla fine dell’Ottocento infatti, nel polo dell’industria dell’informazione globale, New York, la guerra tra magnati rivali porterà ad un radicale cambiamento nel modo di fare giornalismo, che stava iniziandosi ad instaurare come fenomeno di massa.  William Hearst, a capo del New York Journal , inizia a replicare e ad amplificare le tattiche utilizzate dal rivale, Joseph Pulitzter, proprietario del New York World, che oggi vengono considerate tipiche della “yellow press” : titoli e storie sensazionalistiche, un’impaginazione più moderna ed accattivante, con grandi immagini e vignette, volte ad attirare un pubblico più largo, appartenente alla classe media ed operaia. Hearst arrivò a superare il rivale assicurandosi la storia che avrebbe cambiato la storia del giornalismo e della nazione: la guerra ispano-americana del 1889 per il controllo di Cuba, tappa fondamentale per il successo dell’imperialismo americano e per il giornale di Hearst, a cui si attribuisce la forte influenza sull’opinione pubblica che appoggerà la guerra . Tutto questo però fu possibile grazie ai newsboys, che con lunghe ore di lavoro, permettevano la diffusione degli aggiornamenti del conflitto.

Washington, DC, aprile 1912. Tony, 8 anni, Dan, 9 anni, Joseph, 10 anni, John, 11 anni e un quinto bambino anonimo (Lewis Hine, National Archives and Records Administration), Ⓒ Il Post

Il successo dei due magnati americani verrà fortemente interrotto poco tempo dopo la fine della guerra: nell’estate del 1899 infatti, gli strilloni indicono uno sciopero che metterà a dura prova le due maggiori testate newyorkesi. Durante il conflitto ispano-americano, Hearst e Pulitzer avevano aumentato il prezzo di vendita da 50 cent a 60 cent per i newsboys, la cui giornata di lavoro si poteva concludere solo una volta che tutte le copie erano state vendute, facendo arrivare le giornate lavorative di bambini che avevano dai 5 anni in su, a più di 10 ore. Con uno sciopero che durerà per due settimane e che causerà non poco scompiglio nella città (si arriverà a bloccare Brooklyn Bridge per ore), i bambini chiedono a gran voce condizioni di lavoro più favorevoli, che però vengono loro negate dai due magnati, nonostante si descrivessero come “protettori della working class”. Dopo poco tempo, i due si vedranno costretti a scendere a patti con gli strilloni, che con le loro manifestazioni portarono a far dimezzare le copie dei due giornali (si calcola che dalle 360mile copie vendute si sia passati alle 125mila). Venne concesso il rimborso delle copie invendute a fine giornata, così che alla fine dello sciopero, che seppur vide momenti duri e dolorosi, i giovani lavoratori, come faranno nel musical “Newsies” di Broadway a loro dedicato, poterono “cantare vittoria” .

Maël Bertotto

>Fonti:

-Città Segrete: New York (parte 2), RaiPlay

https://istorica.it/2021/10/29/lo-sciopero-degli-strilloni-contro-i-grandi-giornali/#:~:text=Erano%20bambini%20di%20strada%20ma,metropoli%20statunitensi%20come%20New%20York.

https://www.ilpost.it/2014/02/10/strilloni/

Crediti immagine di copertina: https://istorica.it/2021/10/29/lo-sciopero-degli-strilloni-contro-i-grandi-giornali/

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