Rendere attuali i classici: il Pinocchio di Guillermo del Toro

C’era una volta…

– Un re! – diranno subito i miei piccoli lettori.

No, ragazzi, avete sbagliato. C’era una volta un pezzo di legno…  

(Carlo Collodi, incipit de “Le avventure di Pinocchio”)

È con queste parole che nel 1881, grazie alla penna di Carlo Collodi, nasce Pinocchio, il noto burattino di legno, che da questo momento diventa parte integrante dell’ immaginario dei più e meno grandi lettori di tutto il mondo, tant’è che ancora oggi rimane il libro più tradotto della letteratura italiana su scala mondiale.

Ma il viaggio di Pinocchio non si ferma tra le pagine del libro: ben presto ci saranno adattamenti cinematografici, tra cui quello fortunatissimo della Disney nel 1940, adattamenti teatrali, per la televisione e fumetti, senza contare brani e album musicali a lui ispirati (come il celebre Burattino senza fili di Edoardo Bennato) .

Recentemente le rielaborazioni cinematografiche sono state numerose e molto più frequenti : negli ultimi anni sono approdati sui grandi schermi il Pinocchio di Matteo Garrone (2019), il nuovo live action della Disney di Robert Zemeckis (2022) e dai primi di dicembre è possibile vedere l’adattamento in stop-motion di Guillermo del Toro e Mark Gustafson su Netflix, che ha richiesto ben quindici anni di lavoro.

I classici (e l’arte in generale), ci permettono di vedere la realtà sotto diverse prospettive, ma siamo anche noi, con il nostro vissuto, a dare  diverse sfumature al loro contenuto. Questo aspetto lo si vede bene nei diversi riadattamenti dei canoni letterari: ci sono autori che rimangono più fedeli al lavoro originale, mentre altri che se ne discostano in modo più evidente, soffermandosi su particolari temi della storia e tralasciandone altri. Parlando dei classici, Italo Calvino disse: “Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire.”. Il nuovo adattamento di Pinocchio per mano di Guillermo del Toro ne è proprio l’esempio.

Teaser ufficiale ‘Pinocchio’ (Gulliermo del Toro, Netflix, 2022)

Nel film del noto regista messicano infatti, una scelta che a primo impatto può lasciare sorpresi i conoscitori dell’opera, è la scomparsa dei canonici Mangiafuoco, del Gatto e la Volpe e perfino della Fata Turchina, sostituiti da altri personaggi di eguale, se non di superiore statura poetica, che faranno subito ricredere gli spettatori affezionati all’originale. Ed è anche interessante vedere come il regista abbia deciso di cambiare l’ambientazione della storia: non siamo più nell’Italia precedente all’Unità o appena unita (non viene mai esplicitata una data esatta durante la narrazione) ma in un piccolo villaggio del nord Italia durante il fascismo, particolare che permette al regista  di evidenziare i tratti più crudeli del regime, ma anche di prendersene gioco. 

Ciò che però forse più discosta il film di del Toro all’opera di Collodi è il diverso messaggio che se ne può ricavare: nell’ottica del romanzo di formazione, la morale del racconto con cui molte generazioni sono cresciute è che Pinocchio, dopo la serie di disavventure vissute causate dalle sue bugie e dal non aver prestato ascolto agli adulti, capisce i valori da loro trasmessigli , e diventato finalmente un  “bravo bambino” ,ne è ricompensato con la trasformazione in un bambino vero, in carne ed ossa.

Ma il Pinocchio di del Toro ci dice tutt’altra cosa: è il fatto che Pinocchio rimanga fedele a sé stesso, ciò che lo rende un bambino vero. Nonostante sia escluso dalla società, nonostante inizialmente non sia apprezzato da Geppetto, che gli intima di essere qualcuno che non è, Pinocchio riuscirà a conquistare il cuore di chi gli sta vicino proprio perché non rinuncerà alla sua identità e ascolterà sé stesso, non quello che gli viene imposto. La sua innocente curiosità, i suoi occhi aperti sul mondo e la sua innata generosità,  gli permettono di affrontare le numerose difficoltà di fronte alle quali si troverà, e anzi, sarà proprio con diverse bugie che aiuterà i suoi amici a salvarsi. Guillermo del Toro invita grandi e piccini, rivolgendosi soprattutto alle famiglie, ad accettare le proprie differenze e le proprie peculiarità: il dialogo e l’accettazione dell’altro per quello che è  sono le fondamenta per costruire relazioni solide  e arricchenti, che possono dare la forza per far fronte alle difficoltà della vita, da perfidi sfruttatori accecati dal profitto, a  spaventosi mostri marini.  

Maël Bertotto

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