Nell’aprile del 1750, per puro caso, a Ercolano, mentre alcuni uomini erano intenti nello scavo di pozzo, fecero una scoperta che nel giro di poco tempo divenne sensazionale. Sottoterra, sepolti da diversi strati di materiale vulcanico, si trovarono i resti della celebre villa dei Pisoni o dei Papiri.
Tra il 1750 e il 1764 fu scavata, per volere di Carlo III di Borbone, attraverso l’impiego di un sistema di pozzi e di cunicoli sotterranei perché qualche metro sopra era stato realizzato il nuovo centro di Ercolano. Costruita molto probabilmente intorno al 60 e il 50 a.C., la villa doveva appartenere al politico romano Lucio Calpurnio Pisone Cesonino, padre di Calpurnia, terza e ultima moglie di Giulio Cesare. Ecco spiegata la denominazione “Villa dei Pisoni”… Ma perché “Villa dei Papiri”?
Mecenatismo nella Roma antica
Ancora oggetto di studio, nonché in parte avvolti tuttora nel mistero, i rotoli di papiro rinvenuti (più di 1800) costituiscono un passatempo dei ricchi aristocratici romani: circondarsi di opere d’arte, in ogni loro forma, per fare sfoggio di una loro profonda erudizione e, velatamente, mostrare un certo prestigio socio-politico. È chiaro che più le disponibilità economiche lo permettevano, maggiori erano le possibilità di emergere dal resto della cittadinanza. Il proprietario della villa doveva essere molto agiato se si pensa che gli scavi hanno restituito almeno circa 90 sculture.
Tra i romani che facevano a gara con le opere d’arte più preziosamente decorate vi erano anche figure più nobili che votavano la loro vita e le loro risorse al sostentamento di giovani artisti e letterati. È il caso, ad esempio, di Mecenate, importantissima figura politica e culturale nella Roma augustea, che prese sotto la propria ala protettrice numerosi letterati, tra cui il grande Virgilio, Orazio, Cornelio Gallo e tantissimi altri. Grazie al suo interessamento nei confronti di autori, in alcuni casi anche spiantati, il suo stesso nome è divenuto, infatti, per antonomasia il sinonimo di protettore delle arti.
Due tesori, uno artistico l’altro letterario
Dal punto di vista architettonico e artistico, la Villa dei Papiri è certamente un’importante sito archeologico. Come già detto, le campagne di scavo iniziarono in seguito al suo casuale rinvenimento e, grazie ai finanziamenti borbonici, fu possibile esplorare alcuni degli ambienti, rimasti sepolti dalle colate piroclastiche dell’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C.
Come con le città di Pompei, Ercolano, Oplontis e i siti minori limitrofi, anche qui la vita si è fermata a quel drammatico istante della storia e tutto è rimasto esattamente com’era. Così sono stati ritrovati i segni dei lavori di ristrutturazione della casa dopo i gravi danni causati dal terremoto del 65 d.C. in tutta la zona, ma furono anche rinvenuti numerosissimi pezzi d’arte, che ora sono esposti al Museo Archeologico Nazionale di Napoli.
Forse però dal punto di vista letterario, il pezzo forte è la vastissima biblioteca del proprietario della villa che contava centinaia e centinaia di rotoli di papiro (per lo più in greco, non in latino). L’autore prediletto era Filodemo di Gadara, filosofo epicureo che un secolo prima dell’eruzione del Vesuvio aveva influenzato e affascinato il suocero di Cesare con la sua concezione filosofica, che però a Roma non attecchì molto particolarmente.
Si tratta di una raccolta di poco meno di duemila rotoli di papiro gelosamente conservati nella biblioteca personale del proprietario. Essi rappresentano un tesoro vero e proprio per la storia della letteratura e, dato che non ancora tutti sono stati srotolati per via della fragilità del materiale, chissà quali segreti potrebbero nascondere al loro interno.
Nicola Gautero
Crediti immagine di copertina: https://www.fulltravel.it/guide/villa-dei-papiri-a-ercolano/16602/