L’accesso alle più svariate forme di intrattenimento ,oggi, è diventato così facile e veloce, che in qualsiasi momento possiamo accedere a un numero quasi illimitato di contenuti, potendo così evadere, per poco tempo, dalla nostra quotidianità.
Andando però a vedere più da vicino la storia dell’intrattenimento, dai primi giullari e narratori che frequentavano le corti nobiliari, ai nostri smartphone, vedremo come esso non sia solo un fenomeno di puro svago: proprio grazie alla sua leggerezza e spontaneità, riesce ad essere un importantissimo veicolo per messaggi più alti ed importanti.
I fool shakesperiani
Fin da sempre, l’intrattenimento ha caratterizzato le diverse culture che si sono susseguite nei secoli : seppur modificandosi e assumendo forme diverse, l’uso creativo della parola ha avuto un ruolo centrale nei banchetti di greci e romani, alle corti rinascimentali e a quelle aristocratiche tra ‘600 e ‘700, fino ad arrivare ai nostri schermi.
Se con i primi giullari e cantastorie l’intento era veramente solo quello di far divertire un vasto pubblico, è con il noto drammaturgo inglese William Shakespeare (1564-1616 ca.) che il ruolo del buffone di corte, del cosiddetto fool, dall’essere solamente comico diventa più complesso e rilevante.
È proprio ai personaggi comici che sia nelle commedie che nelle tragedie, Shakespeare affida i versi più potenti, le riflessioni sulla vicenda e il messaggio ultimo dell’opera . Sono soggetti singolari, a cui nessuno degli altri personaggi presta davvero ascolto, ma che per il pubblico sono essenziali per comprendere la storia. Il loro essere diversi dagli altri gli permette di avere una visione più oggettiva della realtà, di guardarla dall’esterno proprio come fa lo spettatore, e di poterne trarre conclusioni logiche e ben ponderate, che sfociano in sentenze ironiche e taglienti. Seppur ridicolizzato e considerato dagli altri ai limiti del volgare, il fool shakesperiano diventa uno dei personaggi più saggi delle opere, capace, con la sua sensibilità, di mostrare quello che gli altri non vedono. Spesso in Shakespeare i personaggi perdono loro stessi in mondi crudeli o magici, e l’unico a rimanere ancorato alla realtà delle cose è proprio il fool. Proprio come in Pirandello qualche secolo più tardi, solo il pazzo riesce a non perdere sé stesso, a rimanere fedele alla sua identità, perché libero dalla maschere imposte dalla società.
La grandezza di questi personaggi dunque, risiede sia nel loro abilissimo uso della parola, che diverte e stimola la riflessione, ma soprattutto nel riuscire a guardare la realtà senza farsi influenzare dal giudizio degli altri e a rimanere fedeli a sé stessi.
Ricky Gervais: il moderno fool shakesperiano
Se sui palchi del Globe Theatre del ‘600 i messaggi più provocatori sulla realtà erano affidati ai fool di Shakespeare, oggi possiamo vedere come sia ancora importantissimo il ruolo dei comici nel veicolare messaggi che in altri contesti farebbero più fatica ad essere accettati. Questo è sicuramente il caso del geniale comico inglese Ricky Gervais, il cui humour scatena sempre accesi dibattiti su come e quanto si possa fare uso della comicità. Oltre che essere noto per spettacoli teatrali come Humanity (Netflix, 2018) , la versione britannica della serie The Office e la serie Netflix After Life (2019-2022), Gervais ha spesso fatto parlare di sé come presentatore in diverse edizioni dei Golden Globes. Nei suoi discorsi di apertura ha spesso messo in luce le contraddizioni e le ipocrisie del mondo di Hollywood, che lo ascoltava con imbarazzo e costernazione, ma che doveva mostrarsi divertito. Come i fool shakesperiani, Gervais emana sentenze che possono sembrare dure ma che spiegano bene la realtà, e che attraverso il linguaggio della comicità, vengono ascoltate più facilmente.
L’intrattenimento è quindi sì una forma di svago, ma che se usato e strutturato nel modo giusto, può trasmettere messaggi che altrimenti rimarrebbero inascoltati.
Maël Bertotto