La disturbante biomeccanica di H.R. Giger e del suo xenomorfo

Il disturbante, spesso, affascina l’umano. Hans Ruedi Geiger, durante la sua infanzia, passata in Svizzera a cavallo tra gli anni ‘40 e ‘50, fa una prima esperienza di questa attrazione nella farmacia del padre, a Coira: vasetti espositivi con sanguisughe per uso medico, preparati vari e un teschio umano sono tra le prime cose che lo avvicinano al macabro e al bizzarro, insieme all’influenza di artisti come Dalì e Cocteau. Contro i desideri del padre ma con il supporto materno, inizia a frequentare la scuola di design industriale e arti applicate di Zurigo. Qui si avvicina prima alla china e alla pittura ad olio, scoprendo solo successivamente la tecnica dell’aerografo unita a l’acrilico, che sarebbe diventata il suo metodo prediletto. Negli anni ‘70 sarebbero state poi pubblicate le sue prime monografie, tra le quali Necronomicon nel 1977. Sarà proprio questa raccolta, scoperta dal regista Ridley Scott, che porterà Giger a creare la sua creatura più celebre, per il cult horror-fantascientifico Alien (1979): lo xenomorfo.

Molti character designer ed esperti di effetti speciali sono d’accordo su una cosa: esistono i mostri cinematografici e non, prima dello xenomorfo e dopo la sua apparizione sugli schermi. Esso costituisce una vera e propria spaccatura che ha separato il concetto della creatura aliena in un “before” e “after” Geiger. Lo xenomorfo potrebbe benissimo essere usato come manuale e guida per analizzare i lavori dell’artista, in quanto, sia per il suo design che per il suo comportamento, racchiude molti punti chiave del disturbante mondo di cavi e carne creato da H.R.. In un incrocio tra l’umano e il meccanico, il metallo e tutto ciò che è freddo e asettico sostituiscono il calore della pelle; l’alien non ha occhi, seppure il suo corpo sia umanoide, il suo volto allungato mostra solo i denti: sono assenti proprio quelle caratteristiche che aiutano noi umani a riconoscerci.

Infine, è evidente un grottesco modo di mostrare la sessualità, in un incrocio tra violenza passionale ai limiti dell’umano e processo meccanico di creazione, come se la gravidanza funzionasse similmente all’assemblamento di un’automobile. Grazie a molte letture femministe, è stato poi identificato un possibile nesso con l’atto della violenza sessuale: il mostro presenta un’appendice protuberante all’interno della sua bocca che, effettivamente, ricorda un organo genitale maschile, insieme alla forma della sua testa. Il suo ciclo vitale parassitico, tuttavia, la esemplifica alla perfezione: infatti, nella sua iconica fase di facehugger si attacca alla faccia della vittima e deposita all’interno della sua cavità orale il proprio embrione – quando sarà pronto, esso esploderà fuori dal torace dell’ospite. È un ciclo, nella sua violenza, perfidamente freddo e perfetto, ed è semplice vederlo come una esagerazione orrorifica della gravidanza e del parto: anche il feto, dopo l’introduzione di un corpo estraneo, si forma assorbendo i nutrienti dell’”ospite”. La gravidanza è un tema ricorrente nel lavori di Geiger, insieme alla visione meccanica del sesso, che suscita, se non terrore. almeno disgusto, ma anche fascinazione nei confronti dell’immagine. Come nell’osservare un incidente stradale, non riusciamo a distogliere lo sguardo per via della curiosità, anche se sappiamo quanto ciò che abbiamo davanti agli occhi sia orribile.

A otto anni dalla sua morte il 12 Maggio del 2014, H.R. Geiger rimane un maestro dell’orrore come pochi: H.P. Lovecraft lo fu nella letteratura, lui lo è stato nelle arti figurative e cinematografiche – fortunatamente possiamo ancora ammirare i suoi incubi fantascientifici grazie al Museo da lui messo in piedi a Gruyéres, in Svizzera. I suoi lavori continuano a vivere negli anfratti più oscuri della mente umana, e ancora oggi terrorizzano e ispirano artisti, game designer, gruppi rock, scrittori e registi.

Ho sempre voluto che il mio alieno fosse una creatura anche bella, qualcosa di estetico. Un mostro non è solo qualcosa di disgustoso – può anche avere una certa bellezza… Può muoversi con grazia, essere sinuoso.

H.R Geiger

Gaia Sposari

Crediti:
Tutte le immagini sono proprietà dell’ H.R Geiger Museum e prese dai seguenti siti:
https://www.artsy.net/article/artsy-editorial-nightmarish-works-hr-giger-artist-alien
https://edition.cnn.com/style/article/h-r-giger-alien-artist-artsy/index.html
https://realitysandwich.com/the-visionary-world-of-h-r-giger/
– pinterest.it

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