La violenza di genere nel nostro Paese è un problema strutturale e non può essere affrontato come un’emergenza passeggera: secondo l’ISTAT una donna su tre, almeno una volta nella vita, ha subìto una qualche forma di violenza. La prevenzione assume sempre di più un ruolo fondamentale nella lotta contro questo fenomeno e una delle armi che abbiamo per combatterlo è proprio la raccolta e l’analisi dei dati.
La legge sulle Disposizioni in materia di statistiche in tema di violenza di genere
A maggio è stata approvata dal nostro Parlamento la legge recante le Disposizioni in materia di statistiche in tema di violenza di genere che si pone come obiettivo quello di disciplinare la raccolta dei dati e delle informazioni necessarie per monitorare il fenomeno ed elaborare delle politiche di prevenzione. Il secondo articolo di questa legge prevede che l’ISTAT (l’Istituto Nazionale di Statistica) e il SISTAN (il Sistema Statistico Nazionale) realizzino ogni tre anni delle indagini campionarie dedicate proprio alla violenza di genere, compresa della sua parte sommersa, che non rileva dai dati delle denunce. L’articolo 4 prevede, poi, che anche le strutture sanitarie pubbliche e le unità operative di soccorso forniscano i dati di cui dispongono in relazione a tali fenomeni, ponendo particolare attenzione ad alcuni aspetti, come la relazione tra l’autore e la vittima del reato e anche la tipologia specifica della violenza perpetrata.
I numeri della violenza
La raccolta dati relativa al fenomeno della violenza di genere è, in realtà, portata avanti già da molti anni nel nostro Paese, anche se con alcune mancanze che la recente legge appena citata potrebbe risolvere. L’ISTAT, insieme al Dipartimento delle Pari opportunità della Presidenza del Consiglio, ha da qualche anno creato una banca dati relativa proprio ai numeri della violenza di genere in Italia che mette insieme i dati provenienti da varie fonti, tra le quali il Dipartimento per le Pari Opportunità, i Ministeri, le Regioni, i Centri antiviolenza, le Case rifugio e altri servizi come il numero di pubblica utilità 1522. Anche il Ministero dell’Interno pubblica periodicamente alcuni report relativi ai reati connessi alla violenza di genere, a livello semestrale e settimanale.
Le indagini dell’ISTAT
L’“indagine sulla sicurezza delle donne” compiuta dall’ISTAT nel 2014 attesta la gravità e la diffusione di questo fenomeno: il 31,5% delle donne comprese tra i 16 e i 70 anni ha subito una qualche forma di violenza, il 20% fisica e il 21% sessuale. Tra queste il 13,6%, ovvero 2 milioni e 800 mila donne, hanno subìto questa violenza dal partner o dall’ex partner.
Il rapporto si sofferma, poi, sui dati della violenza psicologica ed economica (“comportamenti di umiliazione, svalorizzazione, controllo ed intimidazione, nonché di privazione o limitazione nell’accesso alle proprie disponibilità economiche o della famiglia”) anche questi commessi nella maggior parte delle volte dal partner o dall’ex partner. Sono, invece, 3 milioni e mezzo le donne vittime di atti persecutori come lo stalking.
Le violenze commesse dal partner avvengono soprattutto in casa mentre quelle perpetrate da altre persone possono avvenire ovunque: in strada, nei luoghi pubblici o a lavoro. Per un terzo dei casi, la violenza è stata originata da futili motivi o da nulla in particolare, “proprio a ribadire l’importanza delle basi culturali della violenza di genere”.
Le violenze subìte possono causare dei danni anche molto gravi: nel 37% dei casi le violenze commesse dal partner hanno causato lividi, ferite o contusioni e nel 20% le vittime sono state ricoverate in ospedale. Le violenze perpetrate dal partner lasciano anche gravi danni psicologici, come perdita di fiducia e autostima, ansia, fobia, attacchi di panico, senso di impotenza e in alcuni casi depressione, autolesionismo e pensieri suicidi. Quasi un terzo delle vittime non denuncia l’accaduto, perché non sa dove cercare aiuto, perché non ritiene le violenze subite un reato, per la vergogna, la paura di non essere credute e per la mancanza di fiducia nelle istituzioni.
Come abbiamo detto, il problema della violenza di genere ha origine proprio nel clima culturale e sociale del nostro Paese, ancora permeato da una serie di stereotipi e di pregiudizi legati al genere, che l’ISTAT ha rilevato nell’indagine “Gli stereotipi sui ruoli di genere e l’immagine sociale della violenza sessuale”, pubblicata nel 2019. Quasi il 60% degli italiani si ritrova in alcuni stereotipi quali “per l’uomo, più che per la donna, è molto importante avere successo nel lavoro” (32,5%), “gli uomini sono meno adatti a occuparsi delle faccende domestiche” (31,5%), “è l’uomo a dover provvedere alle necessità economiche della famiglia” (27,9%). Per il 25% della popolazione la violenza o il controllo nella coppia è accettabile sempre o in alcune circostanze.
Gli stereotipi più radicati e più pericolosi sono poi quelli relativi all’immagine della violenza sessuale e delle sue vittime: per il 40% degli intervistati le donne che davvero non vogliono un rapporto sessuale riescono a evitarlo; secondo il 24% l’abbigliamento della vittima può provocare la violenza; per il 10%, infine, le accuse di violenza sessuale sono spesso false.
I numeri del 2021
Dall’indagine ISTAT del 2014 sono passati 8 anni, eppure il tema della violenza di genere continua a rimanere di scottante attualità nel nostro Paese, un problema che non ha fatto che peggiorare durante la pandemia da Covid-19. Nel 2022 l’ISTAT ha lanciato una nuova indagine, di cui conosceremo i risultati prossimamente, allo scopo di comparare i dati del 2014 a quelli post pandemia.
Per gli anni 2020-2021 invece, i più duri della pandemia, l’ISTAT ha messo insieme i dati provenienti dai Centri violenza, dalle chiamate al 1522 e dalle denunce alle Forze dell’Ordine. Nel 2020 sono state 15 mila le donne che si sono rivolte a un Centro antiviolenza: per il 90% di queste era la prima volta, anche se per il 74% la violenza non era nata durante la pandemia ma era un problema già esistente. 12 mila sono state poi le chiamate al 1522, con un aumento delle segnalazioni per violenze di minore gravità. Dai dati risulta infine che le misure restrittive introdotte per contenere l’aumento dei contagi abbiano amplificato nelle donne la percezione della paura per la propria incolumità.
Marta Fornacini
La serie di articoli “Violenza di genere” prende ispirazione dalla dissertazione finale di laurea triennale della redattrice: “Il fenomeno della vittimizzazione secondaria: la sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo per il caso J. L. c. Italia”.
I dati citati sono reperibili ai seguenti link:
https://www.istat.it/it/files/2021/11/EFFETTI_PANDEMIA_-VIOLENZA_D_GENERE.pdf
https://www.istat.it/it/violenza-sulle-donne
https://www.istat.it/it/files//2019/11/Report-stereotipi-di-genere.pdf