Tre libri per parlare di Medio Oriente

Per parlare di Medio Oriente ci sono decine di modi diversi e altrettanti aspetti su cui soffermarci: l’economia, la geopolitica, la cultura, la religione, l’emigrazione, l’istruzione e molti altri. In questo articolo ci soffermeremo su tre libri ambientati in tre punti diversi del Medio Oriente: Iran, Israele e Afghanistan (che per la maggior parte degli studiosi è considerato già fuori dalla suddetta regione).

E l’eco rispose, Khaled Hosseini

E l’eco rispose è forse il romanzo meno conosciuto di Hosseini, ricordato da tutti come l’autore de Il cacciatore di aquiloni e di Mille splendidi soli. Al tempo stesso, in E l’eco rispose Hosseini svela al lettore tutta la delicatezza dell’animo umano attraverso un viaggio nello spazio e soprattutto nel tempo.

La storia narrata nel romanzo è di una fragilità estrema a confermare, ancora una volta, la capacità di Hosseini di permettere a chiunque inciampi nelle sue parole di portarsi nel cuore un pezzo di Afghanistan.

La storia inizia nel 1952, nel villaggio di Shadbagh. I due protagonisti sono Abdullah e sua sorella minore, Pari. Il legame che lega i due fratelli farà da collante a tutto il libro, insieme a una scatola in cui la piccola Pari raccoglieva le piume che collezionava, prima di essere strappata via dal suo mondo.

Io sono confine, Shahram Khosravi

Shahram Khosravi ha vissuto in Iran fino al 1988, quando ha iniziato il suo “viaggio” da migrante illegale. La sua destinazione finale è stata la Svezia, dove attualmente ricopre il ruolo di professore di Antropologia Sociale presso l’Università di Stoccolma.

Io sono confine è un’auto-etnografia che ripercorre il viaggio di Khosravi verso la Svezia concentrandosi sugli aspetti etnografici e antropologici dell’esperienza stessa. Il focus principale dell’opera è quello dei confini, tema strettamente legato al fenomeno dell’immigrazione e concetto da cui Khosravi si distacca spesso durante le sue riflessioni.

La ricerca presenta anche alcune interviste, tra cui quella ad Amir, celebre dal lal (trafficante), che si ispira a Sartre e legge Socrate. In una parte dell’intervista, rilasciata nel 2004 dopo un periodo di detenzione, Amir affermò che:

La legge umana non contempla confini. Le frontiere sono il prodotto di menti disumane. Io i confini non li vedo nemmeno. Qui siamo in Svezia, ma io non vedo la Svezia: vedo il pianeta. Tutti hanno il diritto di decidere dove vivere.

L’arte di partire, Ayelet Tsabari

L’arte di partire è l’autobiografia di Ayelet Tsabari, scrittrice israeliana attualmente residente in Canada.

Nel libro Tsabari narra di tutte le sue avventure in ogni angolo del pianeta alla ricerca della forma più autentica in cui vivere la vita.

La vita di Tsabari è stata fortemente influenzata dalla morte del padre, quando era ancora bambina. L’evento l’ha portata a mettere in discussione ogni aspetto della sua vita per poi partire e tornare dopo moltissimi anni con la consapevolezza che:

Casa poteva essere il vagone di un treno in India o un traghetto per la Grecia. Era la coperta colorata che avevo comprato a Pushkar e che portavo sempre con me, infilata nello zaino: ovunque la stendessi diventava subito casa. Casa era ormai uno spazio liminale e intermedio tra le identità, le culture, le lingue – ed ero felice di rivendicarlo, di sentirmi diversa.

L’arte di partire è un libro da leggere assolutamente per cercare di comprendere chi siamo e per renderci conto che lo si può capire solo facendo esperienza del mondo e aprendosi a quanto ha da offrirci.

Gaia Bertolino

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