Una delle discussioni più accese in questi ultimi anni è quella riguardante l’utilità delle materie umanistiche, nelle scuole o come scelta per un percorso di studi universitari: «…non iscriverti a Lettere, avresti un futuro da precario!», «Ma sul serio questo corso ti insegna qualcosa di utile?» o, ancora, «…magari avessi studiato qualcos’altro, ne avresti sicuramente guadagnato di più» sono solo alcune delle frasi più gettonate che, chi sceglie questa strada per intraprendere successivamente un lavoro su misura, si sente ripetere costantemente da genitori ed amici, quasi alla stregua di una radio rotta che tenta di prendere per sfinimento il malcapitato ascoltatore ripetendo all’infinito la stessa frequenza disturbata, fino a che questo non arrivi a cercare un modo per spegnerla. E spesso, il modo per far ciò è inseguire un non sogno.
Nelle scuole, queste materie che vanno dall’Italiano alla Storia, passando anche per la tanto (odiata) Geografia, si studiano con sempre meno voglia, quasi come se fossero dei semplici programmi scolastici che le istituzioni impongono per obbligo e che delle volte loro stesse, per prime, danno l’idea di non ritenere abbastanza importanti da essere degne di un’attenzione.
Partendo dalla Geografia, gli elenchi nozionistici di fiumi e laghi dei vari paesi del mondo possono essere utili, ma non da essere unicamente indispensabili e, a volte, tendono ad avere anche un potere soporifero in chi è lì ad ascoltare. E se invece, in compagnia di questi, si provasse a far vivere in prima persona delle esperienze fantasiose, come il viaggiare con la mente immaginando di essere a scuola, a studiare, con un bambino abitante in uno stato dell’altra parte del mondo? La risposta potrebbe essere un confronto sui fiumi del proprio paese natìo, dei nomi ora collegati a fatti di cui prima non si era a conoscenza ma che saprebbero aiutare a tenere a mente ciò che prima era estremamente noioso. Nella Storia, invece, studiare le date di guerre e i nomi di uomini importanti è una piccola ossatura indispensabile di per sé, ma quanto sarebbe importante imparare anche a capire il perché nella storia stessa si ripetano sempre gli stessi, medesimi, errori? A 200 o 2000 anni di distanza la solfa d’altronde è spesso la stessa e per rendere agli studenti un ruolo attivo di partecipazione, sarebbe interessante spingerli a pensare eventuali compromessi da strateghi che, magari, avrebbero potuto evitare guerre rovinose. E magari, nel mondo della Letteratura, molti vivrebbero bene anche senza sapere come sia andata a finire la storia d’amore tra Renzo e Lucia…ma al tempo stesso quanto è strano pensare che una storia d’amore, ambientata a quasi 400 anni di distanza da noi, sia così tanto simile a ciò che accade ai giorni nostri, sotto certi aspetti? Ma soprattutto, come ci saremmo comportati, noi, al loro posto?
Esistono strade diverse per affrontare tutto ciò, magari alcune impossibili ed altre stravaganti ma di cui gli esiti sarebbero probabilmente meno negativi dei riscontri attuali.
Certo è che pare indispensabile saper attirare l’attenzione degli studenti: leggere da un libro e spiegare scrivendo su una lavagna non basta più. Ora, oltre a saper fare queste due cose, sta diventando sempre più fondamentale il valore della trasmissione, le nuove generazioni di docenti hanno questo compito: far domandare agli allievi come possa, una persona avente pochi anni in più di loro e che fino a qualche tempo prima si trovava al loro posto, provare una passione così grande per quel che ha scelto di fare come mestiere nella sua vita. Creare curiosità sarebbe il primo passo per dar lustro all’eternità di queste materie così dette, spesso, «inutili», ma di cui tutto sommato non si riesce a far a meno.
Si dice che studiare la Storia aiuti a non commettere gli stessi errori del passato e che la Letteratura apra gli orizzonti del pensiero, che si tratti di studi universitari o anche del percorso seguito durante le scuole dell’obbligo. Allora è lecito chiedersi, che non sia questa la strada da tentare per provare a migliorare il mondo che verrà lasciato alle generazioni future? La risposta non è certa ma, con buone possibilità, si può pensare che una scossa possa essere data da un nuovo inizio. D’altronde, come scrisse il Sommo Poeta, «Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza» (Canto XXVI dell’Inferno di Dante Alighieri, all’interno della Divina Commedia, in riferimento ai consiglieri fraudolenti).
Andrea Bordonaro