Medea e Clitemnestra: due “madri cattive” a confronto

Nell’antica Grecia, il ruolo della donna era prevalentemente legato a quello di madre e di moglie, come emerge anche da numerose opere letterarie. Nonostante non manchino esempi di spose e madri virtuose si pensi a Penelope o ad Andromaca è possibile trovarne anche di negativi. Medea e Clitemnestra, per esempio, rappresentano due donne degne di biasimo: la prima si è macchiata dell’omicidio dei figli, la seconda di quello del marito. Le vicende delle due, analizzate in opere come le Argonautiche di Apollonio Rodio e la Medea di Euripide, presentano alcuni snodi comuni, ma anche numerose differenze.

Secondo alcune leggende, Clitemnestra era figlia di Tindaro e Leda e sorella(stra) di Elena; le sarebbe toccata una sorte nefasta, a causa di un errore del padre, che, durante un sacrificio, avrebbe dimenticato Afrodite, facendola infuriare. Come punizione, Afrodite avrebbe riservato alle figlie di Tindaro una punizione: essere adultere, perdere i mariti e risposarsi. Infatti, Clitemnestra prese come primo marito Tantalo, con cui ebbe un figlio; entrambi furono uccisi da Agamennone, re di Micene, che sposò in seconde nozze. Con Agamennone ebbe numerosi figli: Oreste, Elettra, Ifigenia e Crisotemi. Com’è ricordato nell’Iliade, Agamennone dovette sacrificare Ifigenia per rimediare a un sacrilegio nei confronti della dea Artemide, a cui forse aveva promesso un sacrificio; l’unico modo per fare salpare le navi per Troia, rimediando all’ira della dea, era immolare la giovane. Clitemnestra non perdonò mai il marito per il sacrificio di Ifigenia, ma serbò rancore per anni, fino a quando non lo assassinò, con l’aiuto dell’amante, Egisto. Fu vittima dell’omicidio anche Cassandra, portata in schiava a Micene. L’assassinio del padre fu poi vendicato da Oreste, che uccise Clitemnestra, con una serie di conseguenze difficili. Inoltre, Clitemnestra avrebbe generato altri figli con Egisto, cioè Erigone, Alete ed Elena.

Clitemnestra, in base alle varie versioni del mito, è una madre egoista per numerose ragioni: accecata dalla volontà di vendetta, trascura i figli ancora vivi e ha una relazione con l’assassino del loro padre. Nell’Elettra di Sofocle, Oreste è affidato a un altro uomo dalla sorella, in modo che sia protetto; nell’omonima tragedia euripidea, Egisto spinge Elettra a sposare un contadino, in modo che i suoi figli possano aspirare al trono, e Oreste è a Creta. Tuttavia, il rancore materno è in qualche modo passato ai figli: in Euripide, Elettra uccide la madre in un momento di vulnerabilità quando è accorsa per aiutarla a partorire, nonostante sia un inganno mentre in Sofocle è Oreste ad assassinarla, dopo non averla vista per anni. Il ciclo di violenza si chiude non per merito della madre, ma grazie ai figli, all’intervento divino e alla giustizia: il personaggio di Clitemnestra è estremamente sfaccettato e non privo di chiaroscuri, ma non va incontro a una redenzione morale. Eppure la sua ira non è cieca: il matrimonio con Agamennone si basa sulla perdita e sul dolore, destinati a raddoppiare, e la sua sorte è segnata dall’ira di una dea. Inoltre, Clitemnestra perde per due volte la propria famiglia per un sacrificio mancato da parte di un familiare, fatto che ne ha acuito l’odio.

Medea ha in comune con Clitemnestra il tradimento, nonostante sia del tutto diverso: la prima tradisce la sua famiglia per amore di Giasone, eroe giunto in Colchide insieme agli Argonauti per ottenere il Vello d’oro, e la seconda tradisce il marito per rancore e solitudine. Nella vicenda di Medea, il ruolo degli dei è molto importante, addirittura cruciale: l’amore per Giasone non è frutto di un capriccio giovanile, ma del calcolo attento delle divinità, pronte a usare Medea come una pedina per assicurare a Giasone il successo. Si tratta nuovamente di una relazione nata con premesse non del tutto positive, a cui seguiranno fatti sempre più violenti: Medea fugge dalla corte del padre e uccide il fratello, gettandone i resti in mare, senza dare al padre la possibilità di raggiungerla. La giovane si macchia di un altro omicidio per amore di Giasone: convince le figlie di Pelia, zio di Giasone, a farlo a pezzi e a somministrargli una pozione per farlo ringiovanire, nonostante sia un inganno. Dopo aver avuto due figli con Medea, Giasone decide di lasciarla e di sposare la figlia del re di Corinto e Medea, furiosa, uccide i figli e la futura sposa; la relazione con Giasone si rivela tanto distruttiva quanto autodistruttiva. Anche nel caso di Medea, l’odio per il marito passa attraverso i figli, non coinvolgendoli direttamente, ma rendendoli vittime di un rancore portato all’esasperazione. Medea e Clitemnestra sono entrambe figlie di un destino che ne ha esacerbato la crudeltà, ma soprattutto personaggi intrappolati tra la sofferenza e il rancore.

Giulia Marianna Dongiovanni

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