Gaio Valerio Catullo è forse uno dei più celebri poeti della letteratura latina ed è noto ai più per la celebre affermazione Odi et amo, emblema e rappresentazione poetica della relazione amorosa che il poeta aveva con una donna dallo pseudonimo di Lesbia. Eppure, questa è solo una faccia della medaglia della figura di Catullo. Nel suo corpus letterario, ovvero nella sua raccolta di componimenti poetici, intitolato non per volere dell’autore e in epoca successiva Liber, si potrebbero leggere alcuni carmi che, a causa della censura scolastica, del senso di pudore generale o di alcuni tabù nella società odierna, trattano argomenti poco consoni o addirittura scabrosi e, oggigiorno, sono totalmente taciuti nei libri di scuola.
Chi era Catullo?
Di origine veronese e appartenente a una famiglia molto agiata di proprietari terrieri, Catullo è stato una figura molto particolare cha ha saputo tratteggiare nelle sue composizioni la vita della Roma di fine età repubblicana, quando ormai stavano avvenendo profondi cambiamenti politici e culturali nella capitale dell’imperium romano. Catullo fece parte dei poetae novi o neoteroi, un gruppo di letterati legati alla letteratura alessandrina, in particolare quella di Callimaco.
Nonostante l’epoca storica fornisse infiniti spunti di riflessione e di produzione poetica, Catullo preferì dedicarsi ai temi della vita dell’Urbe, alle proprie vicende amorose o a quelle connesse ad alcuni litigi con dei suoi amici, realizzando una raccolta di carmi che in maniera dinamica si richiamano l’uno con l’altro.
“Milia multa basiorum“: l’amore per Lesbia
Su qualsiasi manuale di letteratura che si rispetti si legge che Lesbia, pseudonimo di evidente allusione alla letteratura greca per una certa Clodia (che alcuni identificano con la sorella di Publio Clodio), è la donna amata dal poeta, la protagonista dei suoi canti poetici e la padrona del foedus amoroso, ovvero del patto, sancito fra i due.
Nel Liber, quindi, Catullo tratta del suo rapporto con Lesbia. Ed è nello scorrere i vari carmi che, man mano che la storia si sviluppa, scopriamo la figura di questa donna che domina nei pensieri del poeta, causandogli non pochi patimenti d’amore.
Non solo Lesbia
Tuttavia, Lesbia non è l’unica persona di cui si parla nei carmi catulliani. Certamente, le antologie scolastiche hanno preferito costruire una relazione amorosa tra un uomo e una donna, con un inizio focoso, uno svolgimento animato e una conclusione tormentata, trascurando alcuni dettagli delle relazioni interpersonali del poeta. Ad esempio, viene assolutamente trascurato il giovane fanciullo di nome Giovenzio, un ragazzo di cui Catullo probabilmente si era invaghito.
Si tratta, infatti, del ricorrente tema dell’amore omoerotico e pederastico di un uomo adulto nei confronti di un giovinetto, spesso di condizione sociale più umile o con pochi diritti civili. Si tratta dell’unica tipologia di relazione omosessuale concessa in antichità, ma è anche normata da alcune regole fisse: l’uomo adulto deve essere sempre superiore e dominante rispetto al giovane amato. Questo perché non deve comunque venir meno una certa gerarchia di ruoli sociali, al di sopra della quale regna il maschio romano adulto e libero, in questo caso Catullo.
Giovenzio è quindi un ragazzino molto affascinante e Catullo ci fa sapere che i sentimenti che prova per lui sono anche insidiati da altri pretendenti. Quindi, le relazioni amorose salgono a quota numero due, rendendo ancora più controversa, se non interessante, la psicologia del poeta.
Giovenzio, Furio, Aurelio e altri…
Non mancano, poi, le invettive nei confronti dei nemici di Catullo, animatamente colorate da espressioni volgari che però Catullo usa con un certo savoir-faire. In questo senso, il poeta non usa insulti, parolacce e volgarità tanto per riempire di versi le sue pagine, ma li utilizza per rendere meglio il concetto che vuole esprimere, per sdrammatizzare e screditare con profonda ironia il fatto che molto probabilmente rimasero allibiti e senza parole di fronte a tanta volgarità.
Insulti, allusioni sessuali e parolacce… tutte cose che sui libri di scuola non possono essere scritte per ovvi motivi, ma che è sempre meglio sapere lo siano da qualche parte. Catullo era sì romantico, ma sapeva anche essere pungente e tagliente contro chi non gli andava a genio.
Ecco perché, allora, sulla nostra mensola dei classici dovrebbe esserci anche il libro che raccoglie i carmi di Catullo, sia per la raffinatezza e la delicatezza con cui si rivolge a Lesbia sia per come si rivolge ai suoi contemporanei, apostrofandoli con una certa sagacia.
Nicola Gautero