Il declino del sistema moda, per come lo conosciamo, è iniziato quando il settore del lusso ha adottato le modalità operative del fast fashion con il ciclo di consegna continua, nella speranza di vendere di più. Queste le parole di Giorgio Armani nella sua lettera aperta alla rivista Wwd (Women’s Wear Daily) nell’aprile del 2020: una riflessione su come il periodo del Covid avrebbe potuto cambiare il sistema, in positivo, facendo adottare ai vari brand misure più sostenibili. Le tematiche moda, sostenibilità, effetti della pandemia e futuro del settore sono state trattate dagli ospiti di Satisfashion, l’ultimo evento organizzato da MARKETERs Club, associazione creata da appassionati di business e comunicazione, alla Scuola di Management ed Economia di Torino. Tra i temi trattati è importante sottolineare quello del marketing e soprattutto come questo aspetto venga sviluppato nelle aziende ospiti dell’evento. Andrea Prosperi, responsabile della divisione People Care del Gruppo Teddy, Alberto Giacchero, Marketing Manager di Conbipel e Federico Ostuni aka Baroneostu, vintage stylist & content creator, sono gli esperti che sono intervenuti durante questo evento, condividendo le loro prospettive, le loro esperienze e anche qualche consiglio con i giovani presenti in aula.
Il primo ospite che ha preso la parola è stato Andrea Prosperi, responsabile People care del Gruppo Teddy (che comprende i brand Terranova, Rinascimento, Calliope, Kitana e QB24). Un’azienda globale del fast fashion, con oltre 700 negozi in 4 continenti e 36 nazioni e circa 2800 dipendenti.
Completo sobrio ma giovanile, calza bordeaux in tinta con la cravatta all’ultimo grido, Andrea sorride e regala parole di incoraggiamento alla platea: “Negli ultimi due anni il settore della moda ha dovuto forzatamente rivoluzionare le sue priorità e cambiare direzione. Con una crisi globale parlare di moda sembrava quasi futile, ma è un settore che dà lavoro a moltissime persone: ci siamo dovuti fermare per ricostruire questo complesso quadro di incertezza e dargli la corretta interpretazione. Come TEDDY siamo stati posti davanti a 3 grandi sfide: sostenibilità, digital transformation e quitting economy, ossia la tendenza dei giovani a lasciare un posto di lavoro sicuro, ma ritenuto nocivo per la salute mentale e il benessere. Le abbiamo affrontate con dei piani strategici ad hoc, puntando molto sulla comunicazione e sulla trasparenza. In particolare per quanto riguarda il trend della “yolo economy” stiamo cercando di assumere persone motivate e intraprendenti, che condividano la cultura aziendale e sappiano far valere le proprie idee. Durante i colloqui il nostro motto è “astenersi dipendenti, noi cerchiamo imprenditori”. Di conseguenza i nuovi membri andranno trattati da tali, rendendoli partecipi dei processi decisionali e consapevoli delle dinamiche aziendali. La trasparenza è fondamentale per aumentare il reale coinvolgimento dei nostri collaboratori”.

Al turno successivo il microfono è andato ad Alberto Giacchero, Marketing Manager di Conbipel S.p.a, catena di negozi di abbigliamento nata nel 1958 in Piemonte come laboratorio artigianale di pelletteria che,ad oggi, conta 180 punti vendita monomarca. “Dagli anni ‘60 ad oggi sono cambiate molte cose” – racconta Alberto – “e mantenersi al passo con i tempi non è stato sempre facile. La pandemia ci ha posto davanti ad una trasformazione radicale delle abitudini: il nostro target, principalmente sui 40/50 anni ed interessato ad abiti sobri e formali, ha diminuito notevolmente la frequenza di acquisto, semplicemente perchè le occasioni di uso di vestiti più eleganti si sono ridotte. I consumatori si sono diretti verso il cosiddetto easywear e la moda ha dovuto adattarsi alle loro esigenze. Anche l’online è stata una grande sfida: ci siamo concentrati sulla creazione di un’esperienza di acquisto che fosse il più simile possibile on e off line, che fosse “seamless”. Essendo la nostra clientela non giovanissima il percorso di transizione ha richiesto tempo e attenzione, ma ora possiamo affermare che abbia avuto successo: i numeri sono incrementati e stiamo finalmente tornando a dei livelli pre pandemia”.

I frequentatori assidui del Gran Balon di Torino, ma non solo, riconosceranno immediatamente il terzo ospite: Federico Ostuni, creatore del brand Baroneostu. Si definisce lui stesso “stilista vintage” perché crea vere e proprie linee di abbigliamento modificando capi vintage, dando nuova vita agli abiti e riducendo così gli sprechi. Una scelta sostenibile che, contrariamente a quello che si pensa, ben riesce a conciliarsi con i prezzi contenuti. Tutto questo è possibile grazie ad una determinata metodologia di lavoro: produrre insieme tanti capi con la stessa lavorazione per abbattere costi e tempi. Le sue creazioni vanno sempre sold out, non solo per il suo talento e la sua creatività, ma anche per la sua strategia di comunicazione che lo rende protagonista: ci mette la faccia ed è ambassador di sé stesso. Nella sua strategia, gli abiti ricoprono un ruolo fondamentale perché non si serve di modelli per gli shooting delle collezioni: l’essenza di un capo è più importante di chi la indossa.
Come dice il nostro Federico Ostuni, l’innovazione nel vintage (e nella moda, ndr) deve andare di più verso la sostenibilità. Sarà il settore in grado di diventare sempre più sostenibile? Dopo questi incontri abbiamo percepito che ci stiamo muovendo in questa direzione, speriamo quindi in un futuro più green.
Fonte foto di copertina: Instagram @mktrsclub.to
Alessandra Picciariello e Matilde Benedetta Botto

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