Il kimono nell’arte

Se vi soffermate un attimo a pensare a un aspetto rappresentativo del Giappone, quasi sicuramente la vostra mente capiterà su uno dei simboli più conosciuti e iconici: il kimono.

Non riducibile soltanto a un semplice indumento, si tratta di un vero e proprio pozzo ricco di storia, tradizione e arte. Le sue origini vanno ricercate nell’VIII secolo, quando questo indumento diventa popolare in Giappone. Con il passare del tempo e con la sua sempre più grande diffusione, non sono mancate diverse evoluzioni nel modello sartoriale: dalle maniche più lunghe alla variazione di pigmentazioni.

Sì può parlare di arte nel kimono? Assolutamente sì, è un indumento pregiato (ma non esclusivamente) che ha spinto molti appassionati al collezionismo dei pezzi più antichi e raffinati. Questi ultimi possono vantare l’essere variopinti e strepitosamente curati nei minimi dettagli, con infinite sfumature di colori. Un aspetto fondamentale, inoltre, è la simbologia, che associa tinte a significati della tradizione in modo ben più radicato di quanto si possa immaginare.

Ripercorriamo quali sono i più conosciuti, e a cosa vengono associati dalla cultura giapponese.

Blu & Co.

Blu? Che significa? Non ne esiste soltanto uno, ce n’è per tutti i gusti: dal blu zaffiro al blu ceruleo, al ciano. Nel blu si racchiude un vero e proprio trionfo del linguaggio del colore, in cui esso può concedersi il suo massimo grado di espressività. 

Perfetta rappresentazione del corso del fiume, del cielo e del mare, il Blu e i suoi numerosi fratelli non potevano mancare tra i colori che dominano la nostra quotidianità. Sono un classico della tradizione, indispensabile per completare il menù delle tinte principali.

Interessante è la storia della tonalità definita con l’espressione shinbashi-iro, o blu ciano, quindi un blu rischiarato con del verde. Ed è qui che cultura e arte si incontrano: a dargli questo nome è l’omonimo quartiere di Tokyo, principalmente frequentato da politici e uomini di affari, in cui le geishe prediligevano tinture sintetiche a quelle naturali. Non a caso la pigmentazione è particolarmente brillante, e di naturale ha ben poco.

Il rosa

Uno dei colori più teneri dell’universo colore, per la cultura giapponese preannuncia la primavera.
Sebbene i fiori di pesco in primavera abbondino e riempiano di meraviglia gli occhi dei passanti, al contrario la tintura rosa dei kimono risulta poco comune. L’ingrediente per ricavare questa tonalità era talmente pregiato che si trattava di una vera e propria rarità: tale pigmento veniva utilizzato letteralmente con il contagocce. Ciò non toglie la possibilità di ricavarne un universo cromatico degno di nota: le sue diverse sfumature sono per l’appunto accostate ai fiori: alcuni esempi sono il rosa peonia, il rosa azalea e il rosa ciliegia. Inoltre, il rosa è stato teneramente associato al lato romantico dell’amore. Quale altro colore si poteva abbinare meglio?

Il rosso

Anche qui colpisce l’universo cromatico che lo contraddistingue: un vero e proprio trionfo di tinte e sfumature con nomi e significati ben precisi. Un esempio è il rosso lampone, scuro e molto carico, con un tocco di blu e di viola al suo interno che ne accentua la vivacità. Questa pigmentazione si ottiene dall’infusione del legno del Sappan. In passato, per ottenere questo colore veniva aggiunto il ferro, così da conferire un tocco di nero. Il rosso geranio, invece, è acceso e brillante, proprio dei kimono utilizzati dalle signore benestanti di Kyoto. Si tratta in generale di una tinta che simboleggia il sole, il fuoco e il sangue, quindi costituisce uno dei principali colori della cultura giapponese, e un chiaro rinvio alla vita. Facilmente individuabile in stampe, oggetti, abitazioni, e non solo.

Questo è solo un piccolo accenno a quel che in realtà si dimostra essere un intero universo di sfumature e significati, attribuiti dalla cultura giapponese ai colori e al kimono, inteso come simbolo della tradizione.

Le radici affondano in un passato ricco di tecniche di lavorazione che si sono evolute nel tempo, e di definizioni di pigmenti che variano da paese a paese. Basti pensare ai nomi e al linguaggio attribuiti ai vari colori nel mondo occidentale, che si discostano da quelli sopra citati in maniera evidente, ma che mantengono in alcuni casi una continuità, una leggera familiarità, come il rosa che annuncia da sempre la primavera.

Federica Seni Ferreri

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