In molti raccontano la storia di John Law, tra leggenda e realtà, ma la descrizione più accurata la fornisce John Kenneth Galbraith nel suo capolavoro “Soldi: conoscere le logiche del denaro per capire le grandi crisi”.
Siamo all’inizio del Settecento e John Law, un ancora poco conosciuto personaggio, è improvvisamente costretto a lasciare la Scozia a causa della vincita di un duello, e vaga per l’Europa facendosi notare per le sue particolari abilità nel gioco d’azzardo.
È in Francia, però, che trova la sua fortuna. Vi si reca nel 1720, l’anno seguente la morte di Luigi XIV, quando il paese è nel caos totale: i conti pubblici sono disastrati e il reggente, Filippo d’Orléans, sembra incapace di gestire la situazione. Fortuna per il nostro eroe che il duca non solo lo conosce, ma lo stima, e non poco, tanto da contare su di lui per rimettere in ordine il bilancio o, almeno, far finta di rimetterlo in ordine. Infatti, non tarda a concedere allo scozzese e a suo fratello il permesso di fondare una banca con il diritto di stampare banconote, che avrebbero, ovviamente, finanziato le tasche pubbliche, oltre che finanziato i privati.
Si tratta di una vera e propria valuta legale, che può essere utilizzata per effettuare pagamenti o per pagare i tributi. La banconota è subito apprezzata dal grande pubblico, poiché promette di essere convertibile in oro al prezzo di emissione, caratteristica che ne progette il valore. Questa garanzia poteva venir meno, al contrario, quando circolavano le monete, per via delle attività di signoraggio per mano pubblica, che non erano certo un segreto. In breve, tra l’ottimismo per la morte di Luigi XIV, il miglioramento dei conti pubblici e l’inflazione che si stava verificando a causa della stampa un po’ troppo eccessiva (cioè ben superiore alla quantità di metallo prezioso di cui la banca disponeva), l’economia ha un boom.
Visto il successo della prima emissione, perché non consentirne un’altra? Ed ecco che Law ottiene la commissione di una nuova emissione. Per poter finanziare questa operazione, lo scozzese fonda una società destinata, ancora una volta, a fare la storia: la Compagnia del Mississippi, in seguito Compagnia delle Indie. Il nome ‘Mississippi’ richiama l’idea di andare a cercare l’oro necessario a favorire i francesi in America. Tuttavia, i finanziamenti non sono rivolti a nessuna spedizione oltreoceano, ma al governo stesso, e la cosa passa completamente inosservata. L’emissione di azioni della compagnia è un vero e proprio successo, al punto che i terreni affianco al luogo in cui avviene la vendita assumono un prezzo molto elevato e le stesse azioni aumentano inimmaginabilmente. In questo modo la banca finanzia l’acquisto di azioni della compagnia, i cui introiti finiscono in parte nelle mani del governo. Law è ormai una celebrità, tant’è che viene addirittura nominato duca dell’Arkansas (l’unico in tutta la storia).
A sconvolgere questo bel quadretto idilliaco è un principe offeso per non essere riuscito ad acquistare le azioni: egli si reca in banca a ritirare l’intero patrimonio. Questo turba altri clienti, che lo imitano. Per scongiurare la corsa agli sportelli che avrebbe fatto crollare il castello di carte, Law ha un’idea tanto geniale quanto fallimentare: travestire alcuni barboni o poveri operai da minatori e inscenare la loro partenza per le Americhe, dove avrebbero trovato e da cui avrebbero portato in patria enormi quantità di oro. Purtroppo il piano va storto: anziché salpare, questi finiti minatori e pure finti attori tornano alla vita di tutti i giorni e pian piano la verità viene a galla.
Come ultima misura per salvarsi, Law proibisce il possesso di oro e argento, ma ormai la bolla sta esplodendo e lui è costretto nuovamente alla fuga.
Simona Ferrero
Crediti foto di copertina: https://www.vaticannews.va/it/mondo/news/2020-04/pandemia-slot-machine-bingo-sale-scommesse-coronavirus-italia.html