Mentre in Italia, le proteste dei lavoratori dello spettacolo si fanno più frequenti e disperate, in Inghilterra l’ondata di riaperture i seguito al successo della campagna vaccinale non ha riguardato solo i pub. La Royal Opera House di Londra, il teatro più importante della città per le rappresentazione di opera e balletto riaprirà i battenti il 17 maggio.
Per venire incontro a quelle misure restrittive che sono ancora in piedi e per facilitare la fruizione degli spettacoli ai soggetti fragili, la ROH ha potenziato il suo sistema performance streaming, permettendo agli appassionati, già a partire da aprile, di vedere sulla loro piattaforma tre balletti in programmazione per l’imminente stagione.
Il primo di questi, acquistabile sulla piattaforma della ROH per poco meno di 3 euro, è Variazioni Sinfoniche, nella versione del 2017, balletto di Fredrick Ashton che occupa un posto speciale nella storia della Royal Opera House e che, forse, assume un significato particolare in apertura di questa nuova stagione 2021.
Il balletto
Symphonic Variations è un balletto creato dal celebre coreografo Fredrick Ashton nel 1946 sulla musica omonima di César Franck. Si tratta di un balletto breve, un solo atto di circa 30 minuti, che nonostante ciò riesce comunque a mostrare tutta la carica espressiva dei lavori di Ashton.
Variazioni Sinfoniche, con solo sei ballerini in scena che si alternano in vari quadri, senza mai lasciare il palco, è l’apoteosi del balletto astratto che molti coreografi del ‘900 hanno esplorato: non c’è storia, non ci sono personaggi, né scene. Tutto è concentrato sul connubio tra musica e movimento e sulle emozioni pure, non condizionate dalla trama, che questo suscita nel pubblico.
Per chi è abituato ai balletti classici come Il lago dei cigni o Lo schiaccianoci, Variazioni Sinfoniche può essere un po’ una sorpresa. Non solo per l’assenza di trama, come accennato sopra, ma anche per lo stile neoclassico, moderno senza essere eccessivamente rivoluzionario, caratterizzato da un grande liricismo e da una componente di calma malinconica che non sarebbe possibile ritrovare nelle coreografie e scenografie imponenti delle opera classiche. Tutto il lavoro di Ashton è caratterizzato da una sorta di “modestia” della coreografia che, pur essendo sempre precisissima e molto tecnica, raramente è barocca e grandiosa. Queste caratteristiche rendono i lavori di Ashton – e Variazioni Sinfoniche in particolare- senza tempo e apprezzabili anche dai neofiti.
Variazioni sinfoniche nel 2021
Ashton è considerato il fondatore del balletto inglese e i suoi lavori occupano un posto d’onore nella programmazione del Royal Ballet (la compagnia di balletto della Royal Opera House). Non ci sarebbe quindi niente di strano nel vedere Variazioni Sinfoniche in apertura della stagione 2021/2022. E tuttavia, c’è anche qualcosa nella storia del balletto e nella situazione che stiamo vivendo che rende questa scelta particolarmente azzeccata.
Frederick Ashton coreografò Variazioni Sinfoniche nel 1946, in una Londra ancora distrutta dai bombardamenti. Lui e i suoi ballerini si ritrovavano per provare nelle sale vuote della National Gallery, perché le sale di danza rimaste in piedi dopo le bombe, erano chiuse da anni. Henry Danton, uno dei sei ballerini che ballarono per primi l’opera, diretti dallo stesso Ashton si chiede ancora come siano riusciti sei ballerini malnutriti che non si allenavano da sei anni a portare a termine quella che lui definisce “una delle grandi sfide del ventesimo secolo“. Danton ricorda come fosse stata un’esperienza straordinaria tornare a ballare, a fare quello che conosceva meglio, dopo la guerra. In questo senso Variazioni Sinfoniche è stata un sospiro di sollievo dopo gli orrori. E in questo, secondo Danton, risiede parte della magia dell’Opera: nella sensazione di purezza data dalla musica e dalla danza senza che niente più la nasconda, la ostacoli. “Quel balletto l’ha danzato lo spirito, non i muscoli“ dirà in un’intervista rilasciata proprio alla Royal Opera House in un momento che racchiude tutta la commozione e la poesia di chi balla perché non può fare altrimenti.
La pandemia è stata spesso paragonata alla guerra e, al di là dell’opportunità dell’analogia, è innegabile che il periodo che abbiamo appena vissuto sia stato particolarmente duro per gli artisti, gli attori, i ballerini, i cantanti e tutti i lavoratori dello spettacolo. Ma non sono soltanto questi ad aver sofferto della chiusura di teatri ed altri luoghi d’arte e d’intrattenimento. Per un anno ci è stata sottratta la possibilità di godere delle cose immateriali, ci è stato imposto di dedicarci al nostro corpo, alla nostra salute fisica, ai nostri muscoli. Guardare Variazioni Sinfoniche oggi, come lo è stato ballarlo per Henry Danton 76 anni fa, significa lasciar spazio allo spirito e, forse, ricominciare a nutrirlo.
Variazioni Sinfoniche è disponibile, fino al 2 maggio, sulla piattaforma della Royal Opera House. Se invece volete saperne di più sul processo di creazione del balletto e vedere l’intervista ad Henry Danton, potete trovarla qui.
Ginevra Gatti