Il termine “schizofrenia” venne coniato per la prima volta dallo psicologo svizzero Eugen Bleuler all’inizio del 1900. Tale termine ha origini greche: da “schizo” (io divido) e “phren” (cervello), il vocabolo designa il concetto di “divisione del cervello”. A causa dell’etimologia del termine, oggigiorno tale disturbo viene erroneamente confuso con il disturbo dissociativo d’identità (“disturbo delle personalità multiple”) quando, in realtà, con la dissociazione delle identità ha realmente poco a che fare.
Quindi, in che cosa consiste realmente tale disturbo? La schizofrenia è un disturbo psichiatrico, più specificatamente una psicosi cronica: sotto il termine psicosi si includono tutti quei disturbi caratterizzati da un’alterazione del contatto con la realtà (viene a mancare la capacità di esaminare la realtà stessa), causata da un’altrettanta alterazione delle abilità percettive e cognitive. Il tutto è accompagnato dalla presenza di deliri e allucinazioni, sintomi che analizzeremo più nel dettaglio successivamente. È proprio sulla capacità di mantenere un contatto con la realtà che viene a differenziarsi la psicosi dalla nevrosi: quest’ultima, altera solo parzialmente la personalità e non presenta stati illusori o maniacali.
L’etimologia del termine, “divisione del cervello”, in realtà designa la scissione delle facoltà mentali, sintomatologia tipica del disturbo.
SINTOMI DELLA SCHIZOFRENIA
La schizofrenia è un disturbo complesso, il cui esordio compare tra la tarda adolescenza e i 35 anni. I sintomi possono essere categorizzati in tre categorie:
1. Sintomi positivi: sono costituiti da pensieri, emozioni e comportamenti eccessivi e non comuni, tipici del soggetto schizofrenico. Si presentano come “stranezze”, aggiunte al comportamento di una persona. Comprendono i deliri – idee di cui i soggetti sono fermamente convinti ma di cui non hanno alcun fondamento reale – e che possono suddividersi, per esempio, in deliri persecutori, deliri di grandezza e/o deliri di controllo.
Tra i sintomi positivi compare anche il pensiero ed eloquio organizzato: il soggetto pare non essere in grado, a volte, di formulare un pensiero dotato di logica, parlando in modi particolari. Capita, inoltre, che passi da un discorso all’altro facilmente o che crei neologismi.
Rientrano anche le percezioni amplificate e allucinazioni: le percezioni sono aumentate di intensità e i soggetti possono pensare di essere sopraffatti da tali sensazioni. Le allucinazioni, invece, sono caratterizzate dalla percezione di uno stimolo che, in realtà, non sussiste: possono essere di tipo uditivo e/o visivo e interagiscono con il soggetto.
I soggetti con sintomatologia positiva soffrono della schizofrenia definita di I tipo, caratterizzata principalmente da disfunzioni biochimiche nel cervello. I pazienti con questa schizofrenia mostrano tassi di miglioramento più elevati.
2. Sintomi negativi: a differenza di quelli positivi, i sintomi negativi sono dei veri e propri deficit patologici. Mancano realmente delle capacità al soggetto, interferendo nella vita quotidiana.
Alcuni soggetti mostrano un eloquio impoverito, non mostrano alcuna emozione (affettività appiattita), mancanza di volontà e scarso interesse per gli obiettivi comuni. Altra caratteristica è data dall’isolamento sociale, rinchiudendosi nel proprio mondo di percezioni e pensieri.
I sintomi negativi, invece, caratterizzano la schizofrenia di II tipo, la cui origine sembra ricercarsi maggiormente nella struttura cerebrale.
3. Sintomi psicomotori: presentano movimenti stereotipati, goffi e particolari. Alcuni sfociano in forme più complesse quali la catatonia (rimanere immobili per un certo periodo di tempo) o, al contrario, in estrema energia e attività fisica.
CAUSE
All’origine di tale disturbo, sono state proposte varie ipotesi tutte equivalentemente possibili.
Ipotesi genetica: secondo questa ipotesi, vi è una predisposizione biologica all’insorgere del disturbo. Studi rivelano difetti genetici sui cromosomi e sembra plausibile considerarla un disturbo poligenico, ossia causato da una combinazione di difetti genetici.
Secondo altri studi confermati, sarebbero i neuroni che utilizzano il neurotrasmettitore della dopamina a causare il disturbo: essi sarebbero sovraeccitati, effettuando una trasmissione di messaggi troppo elevata .
Secondo l’ipotesi dell’anomalia strutturale del cervello, la causa sarebbe da ricercarsi nelle dimensioni troppo grandi dei ventricoli cerebrali (delle cavità nel cervello che ne mantengono la struttura). Data tale dimensione, alcune parti del cervello non si sarebbero adeguatamente sviluppate: è stato riscontrato che, in alcuni pazienti, i lobi frontali e temporali sono più piccoli della media.
Anche i fattori ambientali vengono presi in considerazione: malnutrizione, virus contratti prima della nascita, complicanze durante il parto o povertà e abuso di sostanze (specialmente le anfetamine e gli allucinogeni, amplificano l’effetto dei sintomi).
VARIE TIPOLOGIE
Le varie tipologie di schizofrenia sono definite in base alla sintomatologia predominante nel soggetto. Possiamo identificarne alcune:
- Schizofrenia paranoide: i soggetti affetti da questo tipo di schizofrenia mantengono un’affettività (ossia provano normali emozioni e riescono ad esternarle) e capacità cognitive funzionanti. Ciò che caratterizza questi soggetti è la presenza massiccia di deliri di persecuzione: l’individuo è convinto di essere al centro di cospirazioni, di essere seguito e spiato o di essere il bersaglio di qualche brutta azione. Risulta essere una condizione terribile in quanto, il soggetto, manifesta continuamente ostilità, scarsa fiducia, diffidenza, rabbia e ansia verso ciò che lo circonda; inoltre tendono a mettere in atto condotte aggressive come protezione anticipata a probabili pericoli da lui percepiti.
- Schizofrenia catatonica: in questa tipologia, ciò che viene maggiormente danneggiato nel soggetto è l’abilità psicomotoria. Può succedere che l’individuo rimanga immobile per un determinato periodo di tempo, che assuma posizioni anormali o che rimanga muto; alternativamente, può essere estremamente agitato e ogni suo movimento non è da ricondursi ad alcuna stimolazione esterna.
- Schizofrenia disorganizzata: predominanti, in questa tipologia, sono l’eloquio, il comportamento e affettività disorganizzati. Il soggetto parla e compie ragionamenti fuori luogo e presenta sbalzi d’umore non congrui alle situazioni.
Insomma, la schizofrenia risulta essere un disturbo tanto affascinante quanto complesso. Il soggetto si trova a convivere in una propria realtà, frutto della sua mente, e nella realtà di tutti gli altri, senza saper bene distinguere l’una dall’altra… non sorprende, per l’appunto, che i soggetti schizofrenici tentino in moltissimi casi il suicidio. Il lettore si starà chiedendo “esiste una cura?”? Gli odierni trattamenti includono farmaci antipsicotici, psicoterapia, terapia di comunità, familiare e istituzionale, argomentazioni che non verranno trattate in questa sede.
Fortunatamente, dalla schizofrenia guarisce naturalmente e completamente più di un quarto delle persone colpite, anche se la maggior parte dei malati continua ad avere delle ripercussioni residue per il resto della vita.
Giulia Bertolino