Il disturbo dissociativo d’identità (DID), una volta identificato come “disturbo delle personalità multiple”, consiste nella scissione dell’identità di un individuo in una o più altre identità, completamente distinte tra loro. E no, tale disturbo non è da confondersi (come molto spesso accade nella quotidianità) con il disturbo bipolare: in quest’ultimo non vi è alcuna scissione di identità, ma vi è un’oscillazione tra stati depressivi, stati euforici e momenti di “normalità”; queste oscillazioni d’umore possono assomigliare a una “transizione di personalità”, data dal passaggio da uno stato depressivo ad uno euforico, magari, ma un occhio più esperto ne coglierà invece la diversità.
Innanzitutto, è importante partire con una piccola delucidazione: in passato, tale disturbo veniva effettivamente identificato con “disturbo da personalità multipla”; come mai si è sentita la necessità di modificare tale definizione? Il motivo è che non vi è una semplice sostituzione e/o transazione di stati d’animo, o personalità, ma di una vera e propria identità a sé stante, con idee, comportamenti,, conoscenze e relazioni differenti! Inoltriamoci un po’ più nel dettaglio…
Definizione e cause del disturbo
Abbiamo già precedentemente definito tale disturbo, ossia la presenza di due o più identità del tutto separate che “co-abitano” all’interno dello stesso corpo e che, a turno, possono prendere il sopravvento ed il controllo dell’individuo in base alle situazioni in cui si trova il soggetto. Se volete farvi un’idea più chiara del disturbo in questione, pensate al film “Split” e al suo protagonista (tralasciando, ovviamente, la direzione fantastica e irreale che il film prende verso la fine), alle sue varie identità e a come egli cambi, sia interiormente che esteriormente.
Vi starete chiedendo, giustamente, quali possano essere le cause determinanti di tale disturbo. Studi e ricerche confermano che l’insorgere della dissociazione è puramente dovuta a pesanti traumi vissuti nel periodo infantile (abusi fisici ed emotivi, violenze, trascuratezza) e che lo sviluppo di tali “altri” (o alters in inglese, derivante da alter ego) sia funzionale alla sopravvivenza. In altre parole, un bambino che viene ripetutamente abusato non ha possibilità di potersi difendere e di potersi sottrarre a tali abomini; è qui che entra in gioco la dissociazione: il cervello, di fronte a tali avversità, scinde l’identità originaria in “sub” identità, che hanno il compito di fronteggiare tutte le minacce esterne che l’identità originaria non è in grado di affrontare e, di conseguenza, di proteggerla. La creazione delle altre identità è frutto di una non integrazione completa dell’identità originaria, tanto che a determinate identità competeranno particolari ricordi, esperienze ed emozioni in relazione al loro compito di protezione. Insomma, il nostro cervello si crea tanti “alter ego” quante sono le lacune e mancanze che l’identità originaria dimostra di avere, si crea una propria legione di guerrieri pronta ad intervenire ogni qualvolta l’ambiente esterno lo richieda.
Sintomatologia e ulteriori spiegazioni
Circa l’1% della popolazione mondiale è affetta da dissociazione d’identità, all’incirca la stessa frequenza del disturbo bipolare…non una percentuale bassa. Ma quali sono i sintomi tipici di tale disturbo? Innanzitutto, l’amnesia dissociativa tende ad essere uno dei primi a manifestarsi: l’identità originale passa momenti/ore/giorni in cui presenta dei veri vuoti di memoria su come ha trascorso il tempo precedentemente (causati dalla presa di controllo di un’altra identità). Il soggetto può mostrare cambiamenti repentini di atteggiamenti, pensieri, convinzioni, idee, comportamenti, ed emozioni: può succedere che vi siano differenze nell’accento, nel modo di parlare e pure nella lingua in cui si comunica! Insomma, una serie di cambiamenti che possono indurre solo un pensiero: “ma questa è un’altra persona!”
Ma, per quanto possa suonare assurdo, si stima che in realtà vi sia una percentuale molto più alta di soggetti affetti da tale disturbo ma rimasti non identificati e non diagnosticati. Come è possibile ciò?
Possiamo identificare due forme differenti di disturbo dissociativo d’identità: la prima, definita “possessione“, è caratterizzata dal pieno controllo preso dall’alter in questione, esternamente evidente e percepita dall’identità originaria. La seconda, definita “forma di non possessione” è praticamente impercepibile agli occhi esterni: il soggetto stesso, in primis, non percepisce un “cambio” di identità, ma si sente confuso, depersonalizzato e derealizzato, come se vivesse se stesso in terza persona e come se la propria vita non gli appartenesse realmente. Sono queste ultime forme di non possessione che rendono estremamente difficile identificare il disturbo, tanto da portare molti soggetti a convivere con più alters, per il resto della vita, senza rendersene conto.
L’articolo, cari lettori, è arrivato al termine. Vi sarebbero svariate cose da aggiungere, tanto complesso e affascinante questo disturbo risulta essere.
Vi lasciamo con la testimonianza di Chloe, la cui esperienza sarà più esaustiva e coinvolgente di qualsiasi articolo in merito.
Giulia Bertolino
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