Quante volte avete sentito dire “Ma quella persona è psicopatica!” o ” Quella persona è davvero un sociopatico”? Sociopatia e psicopatia sono due termini che oggi vengono erroneamente usati nella quotidianità, seppur spesso in modo scherzoso e tendenzialmente considerati come sostantivi interscambiabili. Ma la verità è diversa: i due termini rimandano a due categorie di soggetti che, sebbene accomunati da caratteristiche simili, presentano cause, comportamenti e pensieri differenti. In che cosa consiste la sociopatia? E la psicopatia? Andiamo insieme un po’ più nel dettaglio…
La “sociopatia” è classificata come Disturbo della Personalità, nello specifico Disturbo Antisociale di Personalità; il soggetto sociopatico è caratterizzato da una noncuranza pervasiva delle regole e leggi altrui, andando ad attuare comportamenti non compatibili con la cultura di appartenenza. Vi sono altri comportamenti e atteggiamenti che caratterizzano il soggetto sociopatico, quali disonestà cronica, scarse capacità di socializzazione, estrema sensibilità a critiche negative, impulsività e incapacità di pianificare, irritabilità e aggressività, irresponsabilità, scarso senso di rimorso ed empatia, tendenze manipolatrici ed alto egocentrismo. Per darvi un’idea della personalità descritta, provate a pensare al protagonista della serie The end of the f***ing world, James. Personaggio interessante, non siete d’accordo?
E la personalità psicopatica? Come detto già precedentemente, tende ad essere confusa e usata erroneamente per descrivere qualsivoglia comportamento o atteggiamento che riteniamo non consono. Ma non è così semplice. Alcuni studiosi, tra cui Lykken (1995), rinchiudono la personalità psicopatica all’interno del Disturbo Antisociale di personalità. Altri studiosi, invece, tra cui Robert Hare, sostengono una differenza sostanziale tra la psicopatia e la sociopatia, tanto da non includerla all’interno del Disturbo Antisociale di personalità. Insomma, non vi è ancora chiarezza e comun accordo circa tale disturbo, ma si può affermare con certezza che le personalità psicopatiche mettono in atto condotte antisociali. Ciò che caratterizza questo disturbo è la totale mancanza di empatia e rimorso, la manipolazione come strumento principale e la tendenza a condotte aggressive e alla criminalità, il tutto celato da una maschera di perfezione e integrità. Il vero psicopatico, cari lettori, non è individuabile a pelle: si maschera, si cela, sa perfettamente come risultare una persona immacolata e da ammirare… ma è tutta finzione.
Quali sono, dunque, le differenze dietro questi due disturbi? Secondo alcuni studi, la personalità psicopatica è causata prettamente da fattori genetici e da disfunzioni fisiologiche che corrompono lo sviluppo normotipico di alcune aree cerebrali, mentre la sociopatia risulterebbe essere frutto dell’interazione tra geni, ambiente e stile di attaccamento: un ambiente infantile abusante comporterebbe l’acquisizione di atteggiamenti e pensieri devianti.
I sociopatici mostrano bassi livelli di rimorso ed empatia, posseggono un senso morale della persona ma ciò che è alterato è la loro percezione del “giusto” e “sbagliato”, che devia rispetto alle norme sociali di appartenenza. I soggetti sociopatici, a causa della loro impulsività, irritabilità e irresponsabilità faticano ad avere una vita apparentemente normale: tendono ad isolarsi, mantengono difficilmente un lavoro e relazioni sociali stabili; inoltre, tendono a essere sconsiderati, a non considerare adeguatamente le conseguenze delle loro azioni e a non interessarsene.
Gli psicopatici, a differenza dei sociopatici e come già menzionato in precedenza, mancano completamente di empatia e rimorso. Mantengono, all’apparenza, una vita normale: sono tendenzialmente dei perfezionisti, mantengono relazioni sociali stabili e solitamente prediligono lavori di prestigio (che rispecchino il loro smisurato ego). Sono dei perfetti calcolatori: nulla accade per caso, ogni azione/pensiero è minuziosamente programmata e calcolata. Non è infatti un caso che i peggiori criminali della storia, tra cui John Wayne Gacy o Ted Bundy, siano risultati essere soggetti psicopatici. L’atto criminale è programmato in ogni dettaglio, dal luogo del delitto al tipo di vittima. I soggetti psicopatici rimangono freddi, calcolatori, impassibili, rilassati e precisi. Ed è proprio a causa di questa minuziosa pianificazione che scovare criminali psicopatici è tutt’altro che semplice, cosa che non si può dire dei sociopatici. La loro natura impulsiva e non programmatrice non consente loro elaborazioni di piani sofisticati, tendono a seguire l’onda delle emozioni, sono caotici e i loro crimini sono accidentali, tutti particolari che rendono i sociopatici molto più arrestabili.
Giulia Bertolino