H&M sta davvero diventando più ecosostenibile?

In seguito al crollo del Rana Plaza (24 aprile 2013, Bangladesh) H&M, che nello stesso anno contava circa 116.000 dipendenti, ha deciso di modificare le politiche del proprio negozio riguardo l’impatto ambientale, le condizioni dei lavoratori e il benessere degli animali.

In primis la società svedese ha deciso di aderire agli “Accordi sulla sicurezza antincendio e degli edifici” stipulati in Bangladesh affinché i lavoratori del paese stesso potessero essere maggiormente tutelati. La prima promessa fatta da H&M è stata quella di garantire una paga più equa a 850.000 lavoratori entro il 2018, cosa che ad oggi non si è ancora verificata. Sempre nel 2018, il Global Labour Justice ha denunciato H&M per gli abusi sulle donne. Si aggiunge inoltre la volontà di H&M di tutelare i lavoratori durante la pandemia da Covid-19; anche in questo caso nulla di concreto è stato fatto. È quindi chiaro come, nonostante le 1134 vittime e i 2515 feriti causati dal crollo del Rana Plaza, in cui H&M era coinvolta direttamente, la società stessa non abbia ancora, a distanza di sette anni, fatto nulla per migliorare le condizioni dei propri lavoratori.

Per quanto riguarda la sostenibilità ambientale, l’azienda svedese ha lanciato la linea di abbigliamento “Conscious” per la quale spreca due soli paragrafi nel proprio sito per spiegarne le politiche. In primo luogo, c’è la volontà di tutelare maggiormente i lavoratori (che, come abbiamo visto, non è un’abitudine di H&M) e, in secondo luogo, quella di voler garantire che tutti i capi che presentano l’etichetta verde siano stati prodotti con almeno il 50% di materiali sostenibili. La prima domanda che sorge spontanea è, ovviamente, con cosa viene prodotta la restante metà del capo. Se aggiungiamo poi che nel caso del cotone riciclato è l’80% del capo ad essere scoperto da materiali sostenibili il divario risulta molto chiaro. Come vengono prodotti questi vestiti? Qual è l’impronta ecologica derivata dalla produzione? I lavoratori sono tutelati? Ma, soprattutto, sono sostenibili nel vero senso del termine o solo nei confronti degli altri capi da loro prodotti?

A tutte queste domande non possiamo dare una risposta chiara e precisa, perché le informazioni che lascia trapelare la società fondata da Erling Persson sono davvero poche.

L’unica cosa che possiamo sperare è che verrà fatto quanto promesso da Kim Hellström: diventare un’azienda climate positive entro il 2040. Riuscirà H&M a raggiungere questo obiettivo o sarà uno dei tanti annunciati per non perdere clienti affezionati al brand?

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