Nudo su Instagram, il social censura il curvy. È #Instabodyshaming?

Di body shaming non se ne smette mai di parlare, eppure nonostante le mille parole spese e le conquiste ottenute siamo ancora costantemente vittime degli stereotipi.
I social sono la piattaforma preferita in cui far sentire il proprio dissenso e in cui in molti ci stanno mettendo la faccia mostrando con fierezza il proprio corpo per abbattere il pregiudizio mostrandosi senza veli, ma alcune recenti segnalazioni hanno mostrato che siano proprio i social, in qualche caso, a censurare alcune immagini di nudi rispetto ad altri.
Che queste persone si siano spinte troppo oltre? Niente affatto, il loro unico “difetto” pare che sia stato il non avere un corpo statuario.

Una polemica era già esplosa quando ad agosto una foto della modella plus size Nyome Nicholas –Williams che la ritraeva in topless ma col seno coperto da un braccio era stata censurata da Instagram. Nyome si è subito mobilitata domandando pubblicamente il perché di quella censura quando sul social sono numerosissime le fotografie di donne magre e bianche anche più scoperte di lei, e il caso è stato preso tanto sul serio da essere trattato da giornali di spicco come il The Guardian e Dazed, ha cominciato a circolare una petizione (che ha raccolto un notevole numero di firme) e l’hashtag #iwanttoseenyome è subito diventato un trend.
Nyome stessa non si è lasciata scoraggiare dalla censura continuando a postare foto di nudi scrivendo quanto fosse fiera delle sue forme e si è lanciata in prima linea perché cambiasse la policy sul corpo online.

Una caso analogo si è verificato ad ottobre quando a finire vittima da Instagram body shaming è stata la comica australiana Celeste Barber nota soprattutto per il suo stile unico nel proporre un fotoconfronto con immagini di bellissime modelle e celebrità in pose provocanti.
Oggetto della sua parodia è stata una foto postata dall’ex angelo di Victoria’s Secret Candice Swenepoel in cui la modella compare seduta di profilo, completamente nuda se non fosse per una camicia che le scende lungo le spalle, che si copre un seno con una mano. La Barber ha riproposto la stessa immagine nel suo consueto format, ma a differenza delle immagini precedenti i follower si sono resi conto dell’impossibilità nel ricondividere l’immagine. «Va contro le linee della nostra comunità su nudo e attività sessuali», ergo l’immagine era stata censurata, ma non è stato lo stesso per quella originale di Candice.

A denunciare il fatto si è attivata anche la scrittrice e attivista inglese Lacey-Jade Christie che sul The Guardian ha esposto il caso chiedendosi quale sia il criterio di scelta dietro la censura di Instagram. «Milioni di utenti Instagram si sono resi conto di una cosa che noi delle comunità marginalizzate conosciamo da tempo: l’algoritmo di Instagram preferisce le persone magre, bianche, cisgender e di fatto censura il resto.»

Non sono tardate le scuse da parte delle teste dietro al social: Celeste ha avvisato i follower che il responsabile australiano di Instagram l’ha informata che si sarebbero impegnati per «affrontare qualsiasi iniquità della piattaforma», e per sicurezza ha postato un’immagine di confronto tra lei e Bella Hadid con l’intestazione «Oh ciao, sono tornata solo per controllare i vostri doppi standard».
In un post del 28 ottobre Nyome ha entusiasticamente reso pubblico che «Oggi è il giorno in cui Instragram e Facebook cambiano la loro politica per assicurare che tutti i tipi di corpo –cioè i corpi neri over size- saranno trattati equamente sulle piattaforme».

Una vittoria? I risultati effettivi si scopriranno solo col tempo. Una domanda sorge spontanea: qual è il criterio dietro ai logaritmi che stabiliscono che cosa sia censurabile e cosa no?

Ilaria Cavallo

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