Contagion – il film premonizione di Steven Soderbergh

Non parlare con nessuno. Non toccare nessuno.”

Un virus, una pandemia globale, il distanziamento sociale e molte molte mascherine. No, non si tratta di un nuovo articolo riguardo al Covid-19. Vogliamo invece proporvi Contagion, un film del regista di origini svedesi Steven Soderbergh. Il film è stato presentato fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia nel 2011 e gli incassi successivi, anche se non troppo bassi, hanno riscontrato uno scarso interesse da parte del grande pubblico. Durante il lockdown, però, le cose sono cambiate. Il film è salito al secondo posto fra i film più visti del catalogo della Warner Bros, secondo solamente ai film di Harry Potter. La ragione? Lo spettatore può riconoscersi facilmente nei suoi protagonisti come mai prima d’ora, la situazione è quella che ha vissuto direttamente sulla sua pelle. Il film risulta ancora più interessante, perché riesce a presentare lo scatenarsi violentissimo della pandemia in maniera chiara, a 360 gradi, analizzando sia gli aspetti più quotidiani che quelli scientifici.

Infatti Soderbergh e Scott Z. Burns, lo sceneggiatore, per la sua realizzazione, hanno lavorato fianco a fianco con i Centers for Disease Control and Prevention (Centri per la prevenzione e il controllo delle malattie o CDC) della Georgia e famosi epidemiologi, in modo da rendere il film più realistico possibile. Protagonista del film è appunto il virus MEV-1, che appare inizialmente come una semplice influenza che porta la febbre e colpisce le vie respiratorie e il sistema nervoso, ma che si trasforma, nel giro di pochissimo, in un’arma letale.

Quello che può sembrare un inizio tranquillo ci spiazza con la donna protagonista, Gwyneth Paltrow, che viene portata in ospedale e, dopo poco, muore misteriosamente, diventando così il paziente zero di questo nuovo virus. Da quel momento comincia una corsa contro il tempo per riuscire a capire di cosa si tratti e, soprattutto, quanto il virus abbia cominciato a diffondersi. Vediamo la risposta dell’OMS, dei diversi governi, della popolazione che comincia a essere presa dal panico, gli ospedali costruiti nelle palestre e le fosse comuni che non risparmiano nessuno. Una delle varie storie che si sviluppa parallelamente alle altre, è quella di Alan Krumwiede, un blogger che si occupa di divulgare e dimostrare le proprie teorie a proposito di un presunto complotto. Fa riflettere, soprattutto ora, vedere come le parole di un uomo, e sopratutto le sue fake news, possano avere tanto peso, ribaltare la percezione delle persone e creare il vero e proprio panico.

Un film che non rientra pienamente in un unico genere ma scivola fra il noir, il thriller e il post-apocalittico. Un film caratterizzato dal modo freddo e asettico con cui il regista si approccia alla storia e con cui la presenta allo spettatore: colori e luci fredde, un certo distacco anche dai personaggi stessi, come se li stesse analizzando e studiando attraverso la macchina da presa. Questa distanza ovviamente torna anche nel film fra i protagonisti, obbligati al distanziamento sociale, diffidenti gli uni verso gli altri, lontani geograficamente ma uniti nella lotta al virus e nella ricerca del vaccino. Soderbergh racconta in maniera chiara e semplice come sia facile la trasmissione di un virus, come bastino i piccoli gesti che sembrano così innocui ed è interessante come proprio sul finale ci venga spiegato, passo passo, l’inizio di tutto, come in un giallo ci viene mostrato il momento dell’assassinio.

Oltre all’aspetto scientifico il film pone l’attenzione sugli aspetti economici, politici ma soprattutto sociali dell’epidemia. Si tratta di un’analisi di come la popolazione avrebbe potuto reagire a una situazione del genere e di come le autorità avrebbero risposto. Guardarlo oggi con occhi diversi, più consapevoli, colpisce abbastanza, soprattutto a causa delle similitudini che esistono fra il virus MEV-1 e il Covid-19, fra cui l’origine geografica, i sintomi e alcune conseguenze, ma nel film abbiamo un’epidemia le cui conseguenze sono portate all’estremo, proprio per riuscire a rappresentare il peggiore degli scenari.

Ad arricchire il corpo della trama è sicuramente il cast stellare, composto da volti assai noti che lo rendono ancora più reale. Fra i principali ricordiamo Matt Damon, padre di famiglia immune che cerca in tutti i modi di proteggere la figlia adolescente; Kate Winslet, la dottoressa che indaga sui primi casi di morti; Marion Cotillard, Jude Law, Laurence Fishburne e molti altri.

Steven Soderbergh e gli attori del cast durante il lockdown hanno cercato di mettere in guardia attraverso i social riguardo all’importanza del distanziamento sociale e della prevenzione.
In un intervista il regista ha affermato di aver previsto effetti e conseguenze della pandemia, ma ciò che non poteva prevedere è il “comportamento umano profondamente irrazionale”.
Al Los Angeles Times ha dichiarato:
“È stato affascinante scoprire effetti di questa narrazione a cui non avevamo pensato. Il comportamento sociologico, il modo in cui le persone si comportano in quanto individui, regioni, nazioni, è incredibile. Io e Scott Z. Burns abbiamo cercato di focalizzare la narrazione, avevamo rigide regole sui punti di vista, su ciò che potevamo e non potevamo vedere.”
“Sono affascinato dai comportamenti umani che non avremmo davvero potuto prevedere. Questo mi ricorda quanto siamo irrazionali. Quando veniamo messi di fronte a una minaccia, diventiamo illogici. È folle assistere a certe scene.”

Daniela Frezzati

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2 commenti Aggiungi il tuo

  1. wwayne ha detto:

    Tra i film dello stesso regista spacca anche Contagion: l’hai visto?

    "Mi piace"

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