«I was so excited I threw on my favourite yellow shirt and just had to SHARE» ha scritto Britney Spears accompagnando un post su Instagram in cui sfila con shorts e un top giallo. Nulla di strano, giusto? E invece è bastato questo semplice post per far riesplodere il trend dell’hashtag #FreeBritney, il movimento sostenuto da anni da alcuni fan della cantante per chiedere che la loro beniamina possa finalmente tornare libera di prendere le proprie decisioni senza che sia qualcun altro a farlo al posto suo.
Da qualche tempo si vocifera infatti che la carriera dell’ex fidanzatina d’America sia stata del tutto controllata e che da qualche tempo stia mandando dei segnali d’aiuto attraverso i social. Convinto di ciò, un fan le ha chiesto via Tik Tok di indossare una maglietta gialla in un post, cosa che effettivamente Britney ha fatto pochissimo tempo dopo, e questo è stato visto come un’effettiva richiesta di aiuto a tutto il fandrom che non si è di certo lasciato sfuggire il dettaglio facendo impazzare il tag #FreeBritney.
Ma facciamo un passo indietro e cerchiamo di arrivare all’origine di tutta questa storia. Era il 1998 e Britney Spears, allora diciottenne, era sulla bocca di tutti per il successo della hit …Baby one more time, e da quel momento la sua vita non è stata più la stessa. Così giovane e fragile, si è lasciata sedurre dal fascino controverso del bel mondo finendo in una rete di scelte sbagliate sfociando nel famoso crollo psicotico del 2007 in seguito al quale è stata sottoposta a TSO e ad una serie di trattamenti sanitari. È stato uno dei momenti più scioccanti e chiacchierati dello showbiz di allora (come dimenticare le foto di Britney rasata che colpisce dei paparazzi con un ombrello?).

Da quel momento la star è sottoposta a conservatorship, una sorta di tutela legale che prevede che finanze ed eventuali decisioni importanti che riguardano la vita di una persona impossibilitata da motivi fisici o mentali passino nelle mani di un adulto vicino al soggetto, nel caso di Britney di suo padre, Jaime Spears. Tale soluzione sembrava quella migliore per la tutela della cantante durante il periodo di rehab, ma è rimasta tale da allora, in quanto il padre ha continuato negli anni a chiedere e ottenere proroghe e ad estendere l’influenza del conservatorship ad altri Stati oltre alla California.
Secondo alcuni dati riportati dal Los Angeles Times (una delle testate che sta seguendo la vicenda più da vicino) Mr. Spears ha a che fare con un patrimonio di circa 60mila dollari ed è pagato circa 130mila dollari l’anno per il suo ruolo di tutore, e inoltre pare sia sempre lui a decidere delle proprietà immobili della figlia, delle sue frequentazioni, dell’utilizzo di cellulare e piattaforme social e quando possa vedere i figli, dei quali la cantante ha solo il 10% della custodia legale in seguito ad una lite tra i maggiore dei suoi figli, Sean, e lo stesso nonno.
Come se non bastasse, sembra che ora anche la madre, Lynne Spears, sia in lizza come prossima candidata per il controllo del patrimonio di Britney e che questo abbia incrinato ancora di più i rapporti familiari.

#FreeBritney è un movimento che sta lottando da anni perché Britney possa liberarsi da questo stato di tutela legale per riprendere il controllo della sua vita.
A fronte del nuovo processo programmato per il prossimo 22 agosto in cui sarà deciso se prorogare ancora la conservatorship o interromperla, il movimento è esploso e sono state molte le celebs ad avervi aderito dichiarando apertamente cosa pensino in merito a tutta questa faccenda.
I fan, da canto loro, continuano a cercare prove di evidenti richieste d’aiuto attraverso i social e sono in molti a presentarsi fuori dalle aule di tribunale durante ogni processo per far sentire la loro voce e a lanciare campagne di raccolte firme.
Non è certo se la diretta interessata stia davvero soffrendo della situazione. È innegabile che dal momento in cui è stata messa sotto tutela la sua carriera sia stata rilanciata con tanto di tre album di successo, il ruolo di giudice ad XFactor US e un residency a Las Vegas che l’ha tenuta impegnata dal 2017 al 2019.
La perdita della libertà sarà stato il prezzo da pagare?

Ilaria Cavallo