Potrebbe esservi capitato, guardando un anime (i cartoni animati giapponesi), di provare stupore di fronte alla fantasia creativa che sta dietro a una schiera di mostriciattoli disparati (basti pensare, primi fra tutti, ai Pokémon). Quello che forse non sapete è che questi personaggi subiscono grandemente l’influenza dell’animismo giapponese e di tutto un folklore di spiriti/mostri che popolano la terra: gli yōkai (妖怪). Alcuni benigni altri maligni, vediamo insieme i più particolari.

Il Kappa (河童) è un umanoide dell’altezza di un bambino, verdognolo, con mani e piedi palmati, becco a papera e un guscio sulla schiena. Questa creatura abiterebbe i fiumi, i laghi e gli stagni. Dediti talvolta a dispetti tutto sommato innocui, i Kappa possono essere anche temibili: amano, ad esempio, nutrirsi di bambini e possono attaccare anche uomini adulti con incredibile forza. Ma il Kappa ha anche punti deboli! È ad esempio fissato con l’etichetta, con i cetrioli e la cavità sulla sua testa non si deve svuotare d’acqua. Il Kappa è senza dubbio lo yōkai più famoso, ripreso da numerosi racconti anche occidentali, fra cui la saga di Harry Potter. Nel (meta)libro Gli animali fantastici: dove trovarli, è scritto che «un mago dovrebbe persuadere con l’inganno il Kappa a inchinarsi: in questo caso l’acqua nel buco della testa scorrerà via, privandolo di tutta la sua forza.»
Ci sono poi alcuni animali, ritenuti in grado di sviluppare poteri magici e di mutare il proprio aspetto.
Fra questi c’è la volpe, Kitsune (狐). Si ritiene che con l’aumentare della sua età, la volpe acquisti capacità magiche, come appiccare fuochi, creare illusioni, effettuare possessioni, assumere sembianze umane. La potenza della volpe è data dal numero delle sue code, che possono raggiungere il massimo di nove, momento in cui il pelo delle kitsune diventa bianco-argento.

Similmente, anche il Tanuki (狸) – basato sul nittereute, un canide originario dell’estremo oriente – è un animale magico, in grado di trasformarsi in un essere umano (solitamente in un monaco buddhista) o in un oggetto. E come potrebbe mancare, tra gli animali magici, il gatto? Un gatto particolarmente anziano, o di grosse dimensioni, o profondamente legato al padrone, può diventare un bakeneko (化け猫) – in grado di mutare forma, creare fuochi fatui e camminare su due zampe – oppure un nekomata (猫又), un gatto a due code con poteri necromantici. Anche il rospo può essere uno yōkai e vivere nascosto in un’abitazione, succhiando l’energia vitale dei suoi abitanti o possedendoli.
A volte sono non gli animali ma oggetti di uso quotidiano ad essere protagonisti di apparizioni. Si ritiene infatti che un utensile che abbia compiuto 100 anni diventi uno spirito, tsukumogami (付喪神), il cui aspetto e natura (benigna o maligna) dipenderà dall’utilizzo più o meno accorto che se ne è fatto.
L’Oni (鬼) è un altro mostro caratteristico giapponese. Simile a un nostro orco, si tratta di un grosso e forte umanoide dalla pelle colorata – di solito blu o rossa – grandi corna, lunghi denti e una mazza ferrata. Se in origine non era uno yōkai negativo e si occupava di sorvegliare gli inferi, con il tempo gli Oni assunsero la connotazione di demoni nati da spiriti malvagi, portatori di distruzione e di calamità.

Simile all’Oni come aspetto fisico, ma più legata alla magia, è la Kijo (鬼女). Quando una donna prova un fortissimo sentimento negativo, si trasforma in una Kijo e acquista la capacità di lanciare malefici, creare pozioni e via dicendo: si tratta di una vera e propria strega giapponese. Quando la Kijo è una donna anziana, si usa il termine Onibaba (鬼婆).

Per concludere questo elenco con il sorriso misto a un po’ di inquietudine, c’è Betobeto-san (べとべとさん), uno strano spettro invisibile che ti segue quando cammini da solo di notte e che provoca un sentimento di disagio. Per smettere di essere pedinati è sufficiente farsi da parte e dire: «Prego passa pure, betobeto-san», magari illuminandogli la strada.

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Silvia Gemme