Venezuela

Il Venezuela è uno Stato ricco di petrolio, situato nel cuore dell’America, con poco meno di 29 milioni di abitanti.
Si stima che ad oggi oltre 4 milioni di venezuelani siano emigrati: un sondaggio rivela che nel 2018 oltre il 60% della popolazione ha perso in un anno circa 11 kg a causa delle ristrettezze economiche.
Cos’è successo?

Per comprenderlo, dividiamo gli ultimi vent’anni di storia in tre periodi: il primo (1999- 2013) che vede le politiche di espansione della spesa pubblica per mano di Chavez come protagoniste; il secondo (2013 – 2018) caratterizzato dal governo Maduro e dall’esplosione del debito pubblico; il terzo (2018-2020) caratterizzato dall’iperinflazione.

PERIODO 1 (1999-2013)

Il 2 febbraio 1999 Hugo Rafael Chávez Frías viene eletto presidente del Venezuela e instaura un regime socialista caratterizzato, come da tradizione, da un’espansione della spesa pubblica: lo Stato si fa promotore del Sistema Nacional de Misiones, programmi atti allo sviluppo, per mano pubblica, di diversi settori, dall’energetico all’istruzione, dalla cultura alla salute. In un primo momento si riscuote un discreto successo, povertà si riduce dal 50% al 30% e la povertà assoluta dal 21% al 10%. Nello stesso periodo si assiste a un sorprendente aumento del prezzo del petrolio, risorsa principale dell’economia venezuelana: si passa da 31$ al barile nel 2003 a $140 nel 2008 (Figura 1).

Figura 1: Prezzo del petrolio grezzo (USD/Bbl), www.tradingeconomics.com

Tuttavia, come la storia ci insegna, i regimi non sono rose e fiori. Già nel 2002, Chavez licenzia 1900 dipendenti della PDVSA, la compagnia petrolifera nazionale, che vengono rimpiazzati da funzionari a lui più prossimi. Segue la nazionalizzazione per mezzo di espropri e confische di numerose imprese, la cui gestione pubblica causa inefficienze, oltre che la fuga di capitali, minacciati dall’intervento statale: si stima che il Paese abbia perso circa il 75% delle imprese con conseguente crollo dell’occupazione (Figura 2) nonostante il Sistema de democratización del empleo, che aveva quadruplicato senza motivo (se non quello politico) il numero di impiegati della PDVSA e con sé anche le inefficienze.

Figura 2: Tasso di occupazione, World Bank

Non solo, oltre alla pessima gestione economica delle risorse, numerosi scandali, inclusa la tratta di esseri umani in accordo con il cubano Fidel Castro, ed episodi di corruzione rovinano la reputazione del Paese.

PERIODO 2 (2013-2018)

Nel 2013 il defunto Chavez è rimpiazzato dall’attuale presidente Nicolás Maduro Moros. Con il calo del prezzo del petrolio (49$ al barile nel 2015) e le inefficienze, cala il PIL e aumenta sia il deficit commerciale, dal momento che si ricorre all’import per provvedere al fabbisogno interno, che il deficit pubblico. Per far fronte alle esigenze il governo ricorre alla stampa di moneta, ma perde il controllo.

PERIODO 3 (2018-2020)

La moneta, a mano a mano che la stampa aumenta a ritmo incessante (Figura 4), si svaluta (Figura 5) nei confronti delle altre valute, aumentando la domanda di queste ultime, non solo più per l’import, ma anche per gli acquisti interni.

Figura 3: Base monetaria (M1) in Venezuela, www.tradingeconomics.com, Banco Central de Venezuela

Figura 4: Tasso di cambio Bolivar Fuerte/USD www.tradingeconomics.com

Maggiore è la quantità di moneta in circolazione, maggiore è il potere d’acquisto dei cittadini. Tuttavia, ciò non si traduce in maggiore ricchezza, dal momento che l’offerta è limitata, ma in un aumento dei prezzi. Si precipita così in una spirale iperinflazionistica, raggiungendo il 65374% nel 2019 (nel corso dell’anno i prezzi sono aumentati più di 650 volte!).

Figura 5: Tasso di inflazione, statista (2020,2021 previsioni pre-Covid)

Per far fronte all’aumento dei prezzi, non compensato nell’immediato da un aumento dei salari (si parla di vischiosità dei salari), il governo impone calmieri, mossa che favorisce lo sviluppo del mercato nero a causa della scarsità dell’offerta, e sostituisce il bolivar fuerte con il bolivar soberano a un tasso di cambio 1:100000, manovra che ha abbassato l’inflazione, ma non ha risolto il problema della spesa pubblica e della stampa di moneta.

NOTA: I dati riportati sono stime: il governo non rilascia documenti e dichiarazioni ufficiali.

Simona Ferrero

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