Streaming war: è con questo suggestivo appellativo che i giornalisti hanno, ormai da qualche tempo, battezzato la contesa per i nuovi spazi di mercato rappresentati dalle piattaforme di distribuzione di contenuti digitali. A partire da Netflix, ormai consolidatosi quasi come un monopolista del settore, negli ultimi anni sempre più giganti dell’entertainment – e non solo – hanno fatto investimenti in tal senso.
Da Amazon, che con la sua piattaforma Prime Video è uno dei principali contender di Netflix in quanto a capitale investito e potenza economica, fino ad arrivare ai due ultimi arrivati – almeno qui in Italia – AppleTv+ e Disney+ che, con le differenze del caso, possono entrare di diritto in questa guerra spietata che lotta per accaparrarsi il tempo e l’affezione degli abbonati.
La premessa è che, mentre per Netflix gli abbonamenti rappresentano la principale fonte di fatturato, tutti gli altri grandi nomi citati possono contare sul fatto che le piattaforme digitali sono un plus alla loro principale attività economica. Questo significa che, ragionando solo in termini economici, è normale che Netflix abbia necessità di investire somme molto più significative sulla propria offerta di film e serie tv, alla ricerca di prodotti che possano convincere sempre più abbonati ad iscriversi, mentre il profitto per i suoi concorrenti andrebbe proporzionato su cifre molto più basse se si volesse fare un confronto.
Entrando nel merito dei contenuti – originali e non – Netflix e Amazon guidano la fila vantando il catalogo più completo e assortito tra film, serie tv e documentari per tutte le fasce di età. Apple TV+ è la piattaforma con il catalogo più limitato tra queste – infatti è quella con l’abbonamento singolo che costa meno – e punta a sfruttare i suoi contenuti come un trampolino per vendere più prodotti, offrendola in omaggio limitatamente a chi acquista prodotti marchiati Apple. Nonostante gli (ancora) pochi contenuti originali, le serie prodotte finora hanno decisamente convinto la critica, con show eccellenti (The Morning Show con Jennifer Aniston e Steve Carell) e altri prodotti generalmente recensiti positivamente (See con Jason Momoa, Servant di M. Night Shyamalan), ma ancora non hanno fatto breccia nel pubblico, anche se l’investimento più importante deve ancora arrivare (la serie tratta dal Ciclo della Fondazione di Asimov). Disney+ d’altro canto può contare su una fanbase costruita in quasi un secolo di lavoro nel settore, con un catalogo già molto ricco (tutti i classici Disney, prodotti Marvel e Lucasfilm, serie d’animazione, documentari di National Geographic ecc.) e con nuovi show originali come The Mandalorian, prima serie live-action ambientata nell’universo di Star Wars, e la maggior parte che è ancora in produzione (le serie Marvel Hawkeye, Falcon/Winter Soldier, WandaVision, Loki e What If…).
Ma le guerre, si sa, non sono combattute solo dalle superpotenze ma anche da una costellazione di meno noti outsiders che si inseriscono a conflitto già in corso: parliamo per esempio di canali streaming che si stanno facendo notare con la qualità dei loro show come l’americana Hulu (The Handmaid’s Tale, Ramy, Devs), ma anche le nostrane Raiplay e TIMvision che, oltre a cercare di accaparrarsi le cose migliori provenienti dall’estero, provano a produrre contenuti originali degni di nota, a volte riuscendoci (come dimostra il grande successo de L’amica Geniale anche oltreoceano). Tra poco cominceremo anche a parlare di HBO Max, piattaforma streaming dell’omonima emittente statunitense che sarà lanciata a breve (anche se non con l’auspicata reunion di Friends che è slittata causa Covid).
Insomma, un panorama affollatissimo che punta ad arricchirsi ancora di più nei prossimi anni: sarà questa la nuova frontiera della fruizione di contenuti di intrattenimento?
Davide Tuccella