Teatroterapia: consapevolezza in scena.

Quanti artisti conosciamo che fanno dell’arte la loro ancora di salvezza? E quanti fruitori dichiarano di ritrovarsi completamente in quello che un artista ha prodotto?

L’espressione artistica di pensieri, musica, parole, emozioni ha un intenso potere sulla collettività. La medicina di comunità si basa proprio sul contesto sociale, elemento cruciale per il processo di guarigione. Molti paesi non occidentali ne fanno uso, discostandosi dalla medicina privata a cui l’Occidente è abituato. Se vi state chiedendo se questo tipo di medicina funziona, la risposta è sì, a diversi livelli. La solidarietà e la collaborazione dei partecipanti possono, infatti, migliorare le condizioni di salute mentale e fisica, offrendo al paziente forza e sostegno.

Non sarebbe, però, corretto dire che nei paesi occidentali non esistano possibilità o forme di medicina di comunità. In Italia, ad esempio, nel 1991 Nicola Velotti, presidente dell’Associazione Philosophic Therapy Center, stila il Manifesto italiano dell’Arteterapia. Questa si basa sul concetto che attraverso la pratica creativa ognuno può esternare il proprio mondo emotivo, approcciandosi alle proprie difficoltà con nuovo punto di vista, divenendo, col tempo, sempre più consapevole di se stesso e di ciò che lo circonda, armonizzando, così, il rapporto tra corpo e mente nella relazione con gli altri e con se stessi.

Una delle espressioni dell’arteterapia è la teatroterapia che offre la possibilità di esprimersi -con l’aiuto di un terapeuta- attraverso molteplici canali comunicativi quali il corpo, la voce o mediante il gioco. Anche l’improvvisazione è un esercizio importante, che non costringe a ruoli prestabili o imposti, ed è propedeutica alla rappresentazione e all’analisi dei vissuti emersi. Proprio attraverso quest’ultima fase, detta post-espressiva, è possibile che il soggetto senta maggiormente l’importanza e il sostegno del gruppo, riuscendo a identificarsi con gli altri membri della compagnia, divenendo più consapevole delle proprie emozioni e aprendosi ad un confronto che può proseguire anche dopo l’esperienza stessa, grazie agli stimoli profondi ricevuti. La teatroterapia offre anche un importante apporto pedagogico, ad esempio con adolescenti, per affrontare tematiche legate al bullismo o alle difficoltà relazionali.  Secondo la Federazione Italiana Teatroterapia, associazione di professionisti, con una sede anche a Torino in corso Regina Margherita 127, “il teatroterapeuta utilizza laboratori di teatro a mediazione corporea e di spontaneità per educare alla percezione, migliorare il rapporto con se stessi e far emergere il proprio potenziale umano”.

E’ impossibile negare che aspetti del teatro siano stati riconosciuti terapeutici anche nel corso della storia, basti ricordare il concetto di catarsi introdotto da Aristotele nella Poetica per esprimere l’effetto che lo spettacolo aveva sullo spettatore. Il teatro è stato, ed è ancora oggi, motivo di aggregazione e condivisione.

La teatroterapia, dunque, permette di mettersi in gioco in prima persona e di confrontarsi, all’interno di un gruppo, in un ambiente che diventa sicuro e non più ostile, grazie al quale, ciascuno col proprio tempo e seguendo il proprio percorso, può ritrovare equilibrio e armonia per sentire ciò che ha dentro e che lo circonda.

Fabiana Cupi

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