Paterson – la poesia fatta a pellicola

Vita di semplice routine

Risveglio con ‘orologio silenzioso’ alle 6:15, colazione, lavoro, pausa pranzo, ritorno a casa, passeggiata col cane, bar e poi a letto per la giornata successiva. Queste sono le azioni che scandiscono come un pendolo le giornate di Paterson (Adam Driver), conducente di bus nella città di Paterson, New Jersey, nell’omonima pellicola di Jim Jarmusch. Allo stesso modo, la routine del protagonista detta il ritmo alla macchina da presa, che lo segue con lo sguardo, pressoché immobile. I movimenti di macchina cedono il posto a un susseguirsi di inquadrature, che finiscono spesso col fondersi tra loro, come in un sogno, attraverso le dissolvenze. Gli effettivi movimenti di macchina, quando ci sono, sono impercettibili. L’unica sensazione di movimento è data dal percorso del bus. Un viaggio che, come le sue giornate, è circolare, definito, prevedibile. Com’è, d’altronde, il percorso della pellicola, che parte un lunedì e si conclude il lunedì successivo.

Questa quotidianità rituale non ci annoia, perché, in realtà, ogni giorno ha qualcosa di nuovo in serbo e Paterson, che è anche un poeta, riesce a cogliere la poesia nelle cose semplici: lo vediamo attraverso i suoi poemi, che la sua voce fuori campo, profonda e pacata, ci recita nel momento stesso in cui lo compone. La sensibilità dell’occhio di Paterson ai dettagli dell’ordinario si riflette nelle inquadrature di particolari nel corso della pellicola: viene dato spazio a ciò che non è considerato tradizionalmente estetico, che non sarebbe normalmente degno di essere colto da uno sguardo, che gli conferisce valore.

Bianco e nero

Una dicotomia ricorrente è quella del bianco e nero. La vediamo nell’ossessione della moglie Laura, espressa attraverso la sua arte – la chitarra che acquista, i cupcakes che cucina; anche il film che la coppia va a vedere al cinema è in bianco e nero.

Come i due colori agli antipodi sono anche Paterson, semplice americano bianco e la moglie Laura, ragazza iraniana che ogni giorno scopre una nuova passione, un nuovo sogno da inseguire; ciononostante, proprio come lo ying e lo yang, vivono in perfetta sintonia. 

Possiamo anche identificarvi il contrasto tra poesia e cinema, rappresentato forse non a caso da un attore di colore che in più occasioni viene “sottomesso”. Verso la fine del film, in un momento di sconfitta della poesia, assistiamo però al loro incontro, stavolta alla pari.

Legame tra sogno e realtà 

Nella prima sequenza Laura racconta di aver sognato dei gemelli e nel corso di tutto il film Paterson continuerà a imbattervisi. Questa è solo una delle tante curiose coincidenze del film, che, insieme al ritmo lento e alla fotografia, ci dà l’impressione di essere immersi in una dimensione atemporale. Verso la fine della settimana, però, qualcosa cambia, segnando una rottura, per quanto sottile, verso un nuovo inizio con la settimana che arriva.

Yulia Neproshina

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