Sono passati pochi giorni dalla morte di George Floyd, l’uomo afroamericano ucciso da un poliziotto durante un arresto. Il video dell’arresto ha fatto il giro del web e la notizia si è diffusa rapidamente, dando adito ad ondate di proteste nei pressi di Minneapolis. I poliziotti coinvolti nell’omicidio vengono immediatamente licenziati, ma Derek Chauvin viene arrestato solo dopo tre giorni di disordini, con capi di accusa di omicidio di terzo grado e omicidio involontario. Le indagini hanno fatto emergere che Chauvin era già stato denunciato precedentemente per abuso della forza, come testimoniato dal caso Reyes nel 2006, durante il quale il poliziotto aveva sparato a un uomo in fuga nonostante questo non rappresentasse un pericolo per la sua incolumità, o il caso di Ira Latrell Toles, quando Chauvin ingaggiò una collutazione con questa ragazza di 21 anni, che terminò con due colpi all’addome sparati dal poliziotto. Nonostante i pregressi abusi di potere, Chauvin è rimasto in servizio.
I tumulti sono per George, e per chi come lui ha dovuto pagare con la vita il colore della propria pelle. Il caso di George Floyd ha infatti riportato a galla le violenze subite da molti afroamericani, molte delle quali abbandonate e dimenticate. Personaggi importanti della politica e dello spettacolo si sono schierati apertamente contro l’abuso di potere esercitato dalle forze dell’ordine, problematica che non può più essere ignorata e che necessita di soluzione. La viralità del video di Floyd ha principalmente coinvolto il movimento Black Lives Matter, la cui risonanza si è estesa sempre in più Stati, quali Arizona, Kentucky, Tennessee, Ohio, Colorado, Illinois e Texas, ma non solo.
Lo slogan I can’t breathe ( “Non riesco a respirare, l’ultima frase esalata da George mentre Chauvin premeva il ginocchio contro il suo collo) è diventata simbolo di quanto sta accadendo negli Stati Uniti negli ultimi giorni, il cui eco continua a diffondersi sul web e a coinvolgere milioni di persone.
Nonostante le minacce ripetute dal Presidente Donald Trump attraverso i social media, la rivolta dilaga e si espande in altri stati. Il Presidente, in accordo con i governatori degli Stati coinvolti, decide di ricorrere all’imposizione di coprifuoco in almeno 25 città del paese e di inviare i membri della Guardia Nazionale per sedare le rivolte. Le vittime delle proteste per ora ammontano a 4, e più di 2000 arresti nelle numerose città statunitensi in cui le sommosse continuano a crescere, così come la drammaticità delle immagini che ne documentano lo sviluppo. Sono stati appiccati molti incendi, tra cui quello a danno della caserma in cui Derek Chauvin stesso lavorava, oltre agli innumerevoli saccheggi, ai quali la polizia ha reagito con violenza e brutalità. Gli occhi del mondo intero sono puntati verso gli Stati Uniti, in attesa di vedere quali saranno gli sviluppi di una situazione che, seppur lontana, ci coinvolge tutti.
Emma Battaglia
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